Editoriali

Editoriale – Marzo 2015

Convivere in tempi di Isis

Cari lettori,

il cibo è il tema di questo numero della nostra rivista. Il cibo è il tema centrale di Milano Expo 2015 che ospiterà circa 150 paesi. Tra maggio e dicembre 2015 è previsto a Milano la presenza di circa venti milioni di persone arrivate da tutte le parti del mondo. I racconti e poesie che abbiamo ricevuto trattano ampiamente del cibo. Noi, del comitato editoriale,  siamo grati a tutti i nostri collaboratori che rinnovano la loro fiducia nei nostri confronti. La rivista el-ghibli esiste anche grazie a voi collaboratori e lettori.  Non è mai facile impostare il nostro editoriale. Ci sono sempre tanti rilevanti temi di attualità che ci richiamano e non sono solo legati alla letteratura, alle poesie o al cibo. Proveremo qui a ricordare alcuni di questi argomenti e ci scusiamo se  non sono per forza legati tra loro.

Iniziamo della tragedia continua dei migranti del mare di Sicilia, per non dimenticare. Le responsabilità di questa tragedia vanno ricercate fino nella ricca terra della Libia, ridotta in pericolosa polveriera dalle bombe della coalizione di paesi occidentali e arabi che nel 2010 decisero  con arroganza  di liberarsi di un loro vecchio complice, Muammar Gheddafi. I governanti dei paesi del Corno d’Africa: Somalia, Etiopia, Eritrea, anche Sudan, sono i primi responsabili della tragedia di quei migranti che dopo essere sfuggiti a guerre, carestie, oppressioni, dopo avere attraversato il Sahara, rischiato la pelle in Libia, tanti finiscono cadaveri nelle profondità del Mediterraneo.

I nuovi fascisti

L’Isis: quanto spazio dovremo dedicare al nuovo obbrobrio che semina orrore e follia dal Medio Oriente fino al cuore di Parigi? E quanto al suo affiliato Boko Haram, i nuovi fascisti nel panorama africano? Sono dei musulmani.  Non basta affermare il contrario per avere la coscienza tranquilla. Sono dei musulmani assetati di potere e di denaro che per raggiungere i loro obbiettivi terrorizzano e insanguinano il mondo. La loro strategia è spargere ovunque nel mondo il seme dell’odio reciproco tra popoli, religioni, etnie, sessi.

Nella storia dell’umanità sono comparsi fenomeni raccapriccianti simili all’Isis o a Boko Haram che hanno commesso crimini  incommensurabili. Non credo di sbagliare, anche se non è sufficiente, se affermo che questi fenomeni di criminalità collettiva sono sempre stati sconfitti nel breve o purtroppo nel lungo periodo e dopo  i loro affiliati  saranno relegati nella galleria dei mostri della storia. Isis e Boko Haram avranno senz’altro la stessa fine del nazismo e del fascismo.

Il gran jury e i poliziotti assassini

Somigliano ai copioni di Hollywood ma sono drammi reali e raccapriccianti. I carnefici non sono sul set di Rambo o di Terminator. Sono veri poliziotti armati, di pelle bianca che ammazzano dei giovani disarmati e con la pelle nera, in diverse città del paese di Barack Obama.

Queste ripetute tragedie scuotono  le coscienze delle persone con la pelle nera o bianca dentro e fuori gli USA mentre i gran jury chiamati a interpretare le leggi degli Stati Uniti d’America sentenziano l’innocenza di questi poliziotti assassini.

Ripercorriamo, per non dimenticare, alcuni momenti di questi crimini in cui la giustizia statunitense viene sconfitta.

9 agosto nelle vie di Ferguson (Saint-Louis), un poliziotto bianco Darren Wilson armato spara più di nove colpi di pistola contro il giovane nero Michael Brown di 18 anni, disarmato. “Ho fatto soltanto il mio dovere”, ha dichiarato  il poliziotto.

17 luglio 2014, vicino a New York la città più cosmopolita del mondo, un gruppo di quattro/cinque poliziotti bianchi ferma un padre di famiglia. I poliziotti lo buttano a terra, lo immobilizzano mentre uno di loro, Daniel Pantaleo, lo soffoca. Nei filmati realizzati dai passanti, si sente la voce della vittima che dice “mi state uccidendo, sto morendo . Infatti lo uccidono senza pietà. Muore mentre i pedoni continuano a documentare i particolari della sua agonia. La vittima con la pelle nera si chiamava Eric Gardner. Se non avete il cuore troppo debole, potete vedere le immagini della sua morte e le facce dei suoi esecutori, basta cliccare su qualsiasi motore di ricerca queste parole:  eric gardner death.

21 Novembre 2014 a Brooklyn (New York), Akai Gurley 28 anni, pelle nera, padre di famiglia, esce la sera dall’appartamento della sua fidanzata mentre due poliziotti erano sulle scale. Uno dei poliziotti di origine asiatica, Perter Liang, spara l’intero scaricatore addosso a Akai. Il ragazzo muore mentre la fidanzata tenta di soccorrerlo.

Il giorno dopo a Cleveland (Ohio) 22 novembre, Tamir Rice, nero 12 anni, gioca con una pistola finta in un parco. Su segnalazione di un passante, interviene una volante della polizia. Mentre le telecamere filmano la scena, scendono dalla macchina due poliziotti bianchi di 46 e di 26 anni. Timothy Loehmann, il poliziotto più giovane abbatte il bambino nero Tamir Rice e dichiara pubblicamente: “Ho fatto soltanto il mio dovere”.

Phoenix (Texas) 4 dicembre, Rumain Brisbon 34 anni, pelle nera, viene fermato da poliziotti bianchi perché sospettato di spaccio di droga. Accuse rivelatesi false. Riceve lo stesso  due pallottole nel petto. Rumain Brisbon era disarmato. Muore.

Nessuno di questi guardiani della legge ha subito un processo. Sono tutti stati dichiarati incolpevoli da un gran jury degli Stati Uniti d’America.

Forse abbiamo già dimenticato il caso di Trayvon Martin 17 anni, disarmato e pelle nera. Trayvon fu ucciso l’anno scorso a Sanford (Florida) dal vigilante di quartiere George Zimmerman 29 anni, armato e con la pelle bianca. Zimmerman fu processato ma assolto da una giuria composta soltanto da persone con la pelle bianca. George avrà il diritto di reclamare al tribunale la pistola confiscata con la quale ha ammazzato Trayvon.

Luglio 2013, Jacksonville ancora in Florida Jordan Davis 17 anni e pelle nera è stato freddato da Michael Dunn, pelle bianca. Perché Davis e suoi amici, tutti disarmati, tenevano troppo alta la musica della loro macchina mentre erano in una stazione di benzina. Il cittadino Dunn  capitato casualmente nei luoghi chiede ai ragazzi di abbassare la musica. Loro rifiutano. Dunn torna alla sua macchina, tira fuori la sua pistola e spara a Jordan Davis. Ora anche Dunn, reclama la licenza di uccidere i ragazzi con la pelle nera che disturbano la sua quiete con la loro musica.  I legali dell’assassino si basano su quello che i media americani  chiamano “Legge Zimmerman”, per chiedere l’assoluzione piena del loro assistito, perché ha soltanto fatto il suo dovere di cittadino modello.

Nel recente passato i poliziotti bianchi che uccidono i neri disarmati e innocenti venivano almeno processati anche se raramente condannati dai tribunali. Oggi vengono assolti a priori dai gran jury americani, forse per risparmiare ai tribunali l’ipocrisia di processi farsa.

E’ positivo che neri, insieme a tanti bianchi d’America siano ritornati nelle strade delle città per manifestare una rabbia legittima, abbiano postato indignazioni e condanne sui nuovi media. In Europa, ci sono state delle manifestazioni di solidarietà organizzate nelle piazze di Londra, di Parigi e di altre città cosmopolite europee. Mancano paradossalmente all’appello della protesta gli animi sensibili di due grandi città cosmopolite, le nostre: Milano e Roma.

Milano Expo 2015

Un evento universale che potrebbe aprire delle opportunità qui e all’estero se realmente onorasse le sue premesse. Aprirà il 1 maggio nella città di Milano. Mancano solo quarantacinque giorni e residenti e negozianti manifestano la loro insofferenza  per i tanti cantieri ancora aperti in tutti i quartieri che naturalmente creano dei disagi. Ci sono ancora due linee di metropolitana da ultimare, capannoni destinati ai paesi ospiti  che sono ancora in costruzione.

Il tema centrale è il cibo. L’obbiettivo è in un futuro imminente agevolare le politiche e le pratiche virtuose per sradicare carestie, povertà e fame nel mondo. Nobile ma utopico. Gli esseri umani sono capaci di tanta universale magnanimità?

Questa volta proviamo ad avere fiducia negli esseri umani, si fa per dire  in noi stessi. Dimentichiamo gli scandali scoppiati durante l’esecuzione dei lavori dell’Expo 2015. Esempio, le infiltrazioni delle mafie, come la ndrangheta, che sono riuscite a infiltrarsi e ad appaltarsi fette importanti della torta delle costruzioni e dei servizi. Le mafie italiane erano quasi riuscite a prendere in gestione in tutta legalità il  futuro portale che dovrebbe coordinare le azioni dei servizi preposti alla sicurezza di tutta quella grande kermesse globale (polizia, vigili, carabinieri). Ci sono stati arresti, incarcerazioni di direttori e impiegati incaricati a seguire il buon andamento dei lavori.

Ci fu l’Expo Shanghai 2010, la più costosa della storia che non ha ancora dato i frutti attesi. Il tema era Better city Better Life.  Fu un’ostentazione della grandeur economica cinese. Senza andare  a cercare lontano, Shanghai e Pechino sono rimaste le città più inquinate del pianeta. La Prima Exposition Universelle si tenne a Paris alla fine del ‘800.  E’ passato troppo tempo per ricordare l’aspra polemica fatta scoppiare in quell’occasione da una quarantina di importanti intellettuali, artisti, scrittori francesi, tra loro c’erano Emile Zola, Guy De Maupassant, Gustave Flaubert, Alexandre Dumas fils, Leconte de Lisle, Sully Prudhome, Chiarles Garnier e altri.  La polemica non era dovuta al fatto che dei membri del popolo definito approssimativamente pigmei (dal greco pygmâios, alto un cubito mentre loro si identificano come Twa, Baka, Aka, Mbuti… che spesso nelle diverse lingue che parlano significa essere umano) erano rinchiusi in gabbie e esibiti come bestie mentre il pubblico dell’Expo Paris faceva dei versi di scimmie e gettava loro noccioline e banane. Alcuni  “pigmei”, meglio dire esseri umani,  avviliti si lasciarono morire dentro le gabbie. Non ci sono tracce dell’indignazione dei quaranta intellettuali di fronte a questi africani universalmente spogliati dalle proprie dignità e umanità. Per questi intellettuali, lo scandalo di quel fine secolo era rappresentato dalla costruzione della Tour Eiffel. La definirono un lampadario tragico, un candelabro vuoto. Guy De Maupassant definì la Tour Eiffel un orrendo ammasso di ferraglia. La storia ha dato loro torto.

I wolof dell’Africa Occidentale sentenziano: Nitt, nitt ay garabam! Nitt significa sia uomo sia donna. Garab vuol dire sia albero sia rimedio. Il tutto significa: l’essere umano è il rimedio dell’essere umano. Oppure in senso laico: la nostra salvezza risiede nella fiducia che ciascuno ha nell’altro. Allora, proviamo a dimenticare un po’ quel passato e guardare avanti con fiducia agli aspetti positivi del Milano Expo 2015. Se esiste la concreta volontà, sfamare il mondo preservando la natura non dovrebbe essere una sfida irraggiungibile. Durante l’Expo 2015 si dovrebbero affrontare  le conseguenze della distruzione dell’Amazzonia, del Land grabbing praticato dalle multinazionali dei paesi ricchi sulla pelle dei contadini dei paesi poveri, di equità negli scambi commerciali internazionali, dello spreco quotidiano di enorme quantità di cibi nei paesi occidentali e che potrebbe sfamare gli abitanti dell’intero pianeta. Sarebbero dei piccoli ma importanti passi per l’umanità .

Cari lettori, stiamo sognando ad occhi aperti  ma senza andare troppo indietro nel tempo, potremo elencare le innumerevoli sfide vinte dalla volontà di uomini  che hanno migliorato la nostra vita dal giorno dalla costruzione della Tour Eiffel fino a oggi. Malattie sradicate, conquista della luna e dello spazio, mezzi di comunicazioni sbalorditivi, culture e popoli meticciati …

In ogni caso, ben venga Milano Expo 2015.   Che porti con sé durante sei mesi quelle previste venti milioni di persone di tutte le etnie, culture, religioni, paesi. Che lascino profonde impronte capaci di cambiare definitivamente la provinciale città di Milano e di trasformarla finalmente in una metropoli cosmopolita. Questo sarebbe un grande passoavanti per tutta l’Italia.

Si ringraziano i seguenti autori che hanno dato il loro contributo per la riuscita di questo numero. Per la sezione  racconti e poesie: Pina Piccolo, Minga Gentiana, Centro donne Università di Padova, Muin Masri, Božidar Stanišić; per la sezione Stanza degli ospiti: Tiziana Altea, Raffaele Taddeo, Cristina Meschiari, Cristian Bonomi, Francesca Lo Bue, Aurelia Rosa Iurilli, Niccolò De Sanctis, Anna Fresu, Monica Dini, Valentina Coppini, Erminia Dell’Oro; per la sezione “gioventù che sale”: Laudicea Tolentino; Per la sezione Parole dal mondo: Baret Magarian, Don Mee  Choi, Selina Tusitala Marsch, Penn  Kemp, Fernando Sorrentino; per la sezione interventi: Armando Gnisci, Giusi Sciortino, Melita Richter.

In questo numero si propone un ampio supplemento a Julio Monteiro Martins, scomparso il 24-12-2014. Si ringraziano i curatori Rosanna Morace e Raffaele Taddeo

Buona lettura.

Pap  Khouma

L'autore

El Ghibli

El Ghibli è un vento che soffia dal deserto, caldo e secco. E' il vento dei nomadi, del viaggio e della migranza, il vento che accompagna e asciuga la parola errante. La parola impalpabile e vorticante, che è ovunque e da nessuna parte, parola di tutti e di nessuno, parola contaminata e condivisa.

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