Adriana Langtry
Fragmenta colorata
Pierre Jean Varet 2015; e-book
raffaele taddeo
Questa silloge poetica di Adriana Langtry va letta e decifrata sotto un duplice angolo di visuale, quello riferito alle poesie, 15 in tutto, e quello che fa rivolgere l’attenzione agli 11 collage presenti. Già la scelta di un e-book in questa duplice rappresentazione ed espressione è per lo meno singolare perché quasi certamente la appercezione del collage avviene maggiormente su carta stampata che non sul PC o reader, o smartphone che si voglia. Il rischio è di perdere qualche senso di queste due offerte artistiche.
Tuttavia è apprezzabile il fatto di aver sperimentato senza timore di pubblicare in e-book.
Dopo una lettura attenta ( senza alcuna attenzione però alla suddivisione interna dei testi) e uno sguardo ancor più oculato sui collage viene da chiedersi se vi può essere qualche omologia di senso fra le due espressioni artistiche, se cioè il tema fondamentale che si vuole esprimere coi collage poi si possa anche riscontrare con quello delle poesie. Intanto è unico il tema o sono più temi che si rincorrono e sovrappongono? Per quanto riguarda i collage abbiamo una sorta di dialettica intensa e a volte drammatica fra scrittura, parole e oggetti, cose, persone. Dialettica che non sempre produce una sintesi e una composizione armonica perché ora è la scrittura, fatta di parole, che prende il sopravvento e imprigiona perfino la realtà umana, ora invece è la parola che soccombe di fronte ai colori oppure si frantuma senza ricomporsi. Dialettica, frantumazione quindi incapacità di addivenire ad una sintesi pacificatrice. Forse l’ultimo collage intitolato “Venere del cordone”, con la rappresentazione del cordone che assume la funzione di un legante, cerca una ricomposizione fra umanità, scrittura, desiderio, sogno.
La tematica della poesie è varia. Si possono individuare tre linee di ricerca fondamentali. Una prima che canta dello sdoppiamento della vita dell’uomo sempre in bilico fra sogno o desiderio di altro e la realtà, duplicità che mette in dubbio la propria identità a se stessi e agli altri che rischiano di non saper conoscere chi sta di fronte come l’io non sa conoscere se stesso in una vita straniata e pluridimensionata. Una seconda tematica che è strettamente connessa con la prima è quella dell’identità messa in forse dal fatto migratorio. L’effetto più palpabile si ha nella perdita della sicurezza comunicativa perché entra in crisi il linguaggio, la lingua madre non viene più riconosciuta e la molteplicità delle lingue toglie il senso alle parole che possiedono solo una valore di significante e non più di significato. La lingua, le lingue sono desemantizzate.
Un terza linea di ricerca poetica è relativa alla sperimentazione del plurilinguismo con l’uso nella stessa poesia di italiano, spagnolo. E’ da tener presente che la lingua madre di Adriana Langtry è lo spagnolo, ma nonostante ciò questa silloge prevede che tutte le poesie presentate in italiano abbiano il corrispettivo in francese, scelta dell’editore. E’ questa forse la ragione per cui le due poesie sperimentali di plurilinguismo (italiano-spagnolo) nella versione francese acquistino poi una dimensione mono linguistica.
Un’attenzione particolare è da rivolgere alla poesia “Adolescenza” la cui tematica ha un vago sapore leopardiano della inconsapevolezza dell’adolescenza rispetto alla vita futura e alle amarezze che essa presenta perché quando si è adolescenti si è “ignari/ dell’abisso che/ ci stava aspettando/ qualche metro più in là.” Ed allora è meglio rimanere fissati a quell’età.
La silloge dimostra una padronanza di linguaggio poetico ed un uso oculato delle metafore pur in una poesia lineare nella sua struttura formale.