E’ un testo teatrale? E’ diviso non in atti ma in otto parti, ciascuna delle quali è suddivisa in un numero varianti di scene. Qualche strappo alla struttura normale del testo teatrale è già dato dal fatto che gli atti non sono previsti e questo ci porta al sospetto che la sua rappresentazione teatrale possa rappresentare un problema e quindi, più che testo teatrale, siamo di fronte a un romanzo organizzato in scene e dialoghi.
Una seconda considerazione è che solitamente un testo teatrale presenta all’inizio i personaggi e i loro rispettivi ruoli. In questo testo i personaggi vengono scoperti man mano. Anche questo aspetto porta alla conclusione che la struttura fondamentale è tipica del romanzo più che del testo teatrale ove i personaggi con cui si ha a che fare si conoscono fin dall’inizio. La novità rispetto ad un romanzo è quella del continuo dialogo fra i protagonisti. Ne deriva che non c’è un narratore né intradiegetico, né extradiegetico. I punti di vista sono molteplici tanti quanti coloro che appaiono nelle scene. La plurifocalità d’altra parte è una modalità privilegiata da scrittori di origine straniera.
Personaggio principale è Claudia, una giovane donna di “colore” diremmo, ma notevolmente bella, che più che difendersi dal soliti comportamenti razzistici organizza una sorta di vendetta assumendo capacità finanziarie e imprenditoriali ai fini di un riscatto dalle angherie sopportate o subite dagli uomini.
E’ un sovvertimento della femminilità? Difficile a dirsi. Il personaggio non sempre suscita simpatie o condivisioni. È pur vero che il mondo intorno a lei è fatto di falsi e infingardi in cui prevale solo e solamente il tornaconto economico. Anche degli amici più stretti non c’è da fidarsi. Solo Giorgio, lo spasimante e poi marito di Claudia, sembra mostrare qualche aspetto di umanità e di verità perché difende fino in fondo il suo amore e suo figlio. Ma questa umanità, questa dimensione di essere uomo viene considerata come “extra terreno”. Il cinismo dei personaggi è incarnato in Massimo, il padre di Giorgio, che per il suo profondo razzismo tenta alla fine di uccidere il nipote.
Il testo è straniante. Le ragioni delle decisioni e comportamenti di Claudia sono comprensibili sul piano razionale, ma non riscuote simpatie né condivisione emotiva. In un dialogo con Giorgio Claudia si esprime così: “il giusto non è definibile in base al bene e al male, ma dall’obiettivo di colui che compie l’azione”.
Siamo di fronte alla riproposta di un detto attribuito al pensiero di Machiavelli e cioè: Il fine giustifica i mezzi.
Nessuno dei personaggi in effetti trova empatia. Il testo lascia pensare, ma forse è proprio quello che desiderava l’autore.
Breve nota rispetto alla pubblicazione. Il romanzo è stato autopubblicato. Sarà stato rifiutato anche dalle piccole case editrici? Oppure può essere stata una decisione presa proprio per la poca affidabilità che le piccole case editrici dimostrano?
Dicembre 2021