raffaele taddeo
La raccolta di saggi di volta in volta pubblicati o
illustrati in convegni o conferenze tenute da Sante Matteo è molto interessante sul piano della portata
culturale che viene espressa. Alcuni saggi riprendono, riaffermano e chiariscono
alcune posizioni teoriche già espresse dalla critica più tradizionle, ma altri
mi sembra che al gran circo della critica nazionale siano del tutto sconosciuti o ignorati.
La dicotomia Dante-Marco Polo mi sembra
oltremodo significativa, illuminante a com-prendere più profondamente la
cultura europea e dell’Occidente in generale
e il perché della reputazione osannante nei confronti di Dante, del
resto del tutto meritata da quest’ultimo sul piano letterario e poetico. E’ una
dicotomia che percorrendo in modo silente i vari secoli potrebbe esplodere oggi
quando siamo attraversati da rimescolamenti culturali dell’Ovest, Est, Sud,
Nord.
Le certezze culturali occidentali sono messe in discussione e può riemergere la
divergenza di portata culturale espressa dalla coppia Dante-Marco Polo.
Sul piano letterario fra i due personaggi della fine del medioevo non c’è
termine di paragone perché la grandezza della poesia di Dante è
incontrovertibile, ma sul piano del messaggio culturale una riconsiderazione va
fatta ed è quella che compie Sante Matteo, perché se Dante è l’espressione di
una verticalità di pensiero ove il terreno viene sussunto dal celeste, che sola
giustifica quella presenza, è anche
colui che mette ai margini ogni pensiero che non veda nell’asse terra cielo la
propria legittimazione, ma specialmente la cultura latra, cioè non legata al
cristianesimo e alla tradizione della filosofia greca..
Per Marco polo invece è proprio la riammissione di ciò che era stato messo ai
margini ad assumere valore e carattere di centralità.
La contemporaneità nel mondo occidentale è attraversata da una riproposizione
del conflitto fra eurocentrismo ( e suoi derivati quali possono essere quelli
espressi dal continente americano) e culture altre come quelle islamiche,
arabe, orientali, africane.
Sul piano economico la dialettica si esprime in uno scontro fra globalizzazione
e difesa dei mercati nazionali con un ritorno al mercantilismo e protezionismo.
Sul piano sociale la dicotomia riguarda la possibilità o meno della circolarità
delle persone, delle idee, della cultura. Sul piano politico lo scontro si ha
fra un rinnegamento e superamento del concetto di nazione e della sua
riaffermazione e una affermazione
dell’idea della mondialità e dall’altra
parte un ritorno al nazionalismo e governo del piccolo.
Un altro saggio fra quelli pubblicati, molto interessante è quello relativo a
Foscolo e alla sua produzione specialmente allo Jacopo e al Didimo.
Lasciando da parte la serrata critica ai filologi che vanno alla ricerca di
tutto ciò che può aver scritto un autore sussumendolo all’altezza di testo
letterario, quando così può anche non essere , Sante Matteo in questo saggio
focalizza l’attenzione sul ruolo del
lettore. In effetti le antologie scolastiche nel presentare la poetica di
Foscolo mettono in evidenza la sua duplicità di espressione, quella classica e
quella romantica, e la spiegano sia per fatti biografici che culturali. Nato a
Zante, da madre greca risente in sostanza dell’influenza della classicità
greca. Il suo romanticismo è attribuito all’influenza che i tedeschi dello sturm und drag ormai stavano avendo e
portando in tutta Europa.
L’approccio diverso che fa Sante Matteo è la spiegazione più logica
dell’ondivagare che fa Foscolo fra classicismo e romanticismo. L’autore de “I
Sepolcri”, risente della incertezza della identità del lettore alla fine del
1700 e inizio 1800 (problema che si protrarrà in fondo fino ai nostri giorni).
In Italia allora il 95% delle persone non conosceva la lingua italiana. La stessa borghesia
nascente faceva uso dei vari dialetti o delle lingue che dominavano
politicamente (francese, tedesco). Un
autore a chi avrebbe potuto rivolgere i suoi testi? Chi potevano essere i suoi
fruitori? La aristocrazia imbevuta di classicismo oltretutto fatto di poesia?
Chi potevano essere i nuovi lettori se non c’era una lingua comune? E’ in
questo senso che anche la trama dello Jacopo trova una sua giustificazione.
Foscolo quando scriveva in forma romantica si rivolgeva ad un lettore che
ancora non c’era. Lo stesso problema viene riproposta da Sante Matteo con i due
saggi su Manzoni e i suoi 25 lettori. Anche qui la critica ha sottolineato più
volte la difficoltà del romanziere milanese ad esprimersi in una lingua che non
era la sua. Ma perché aveva voluto farlo e a chi si rivolgeva l’autore degli
Inni sacri.
E tuttavia i saggi sul Manzoni ci
immergono in una attualità forse non ancora compresa appieno. Ora in Italia con
la letteratura che viene prodotta dai nuovi cittadini abbiamo un meticciamento
che sarà sempre più evidente anche se spesso inconsapevole o osteggiato. Non è
un caso che la letteratura una volta chiamata della migrazione , oggi
transculturale, venga spesso sottostimata perché a torto sarebbe una
espressione di racconti autobiografici e
proprio per questo non letterari.
Siamo in un momento storico vicino ad una svolta profonda. Il letterario non
più come manipolazione della parola, ma espressione di sentimenti, di valori,
di cultura. Nel primo caso chi scrive è attento ad una forma, ad un linguaggio
che possa essere apprezzato da coloro che hanno la stessa competenza
linguistica, in fondo dagli autoctoni; nel secondo caso chi scrive ha
l’attenzione ad un lettore plurinazionale, mondiale per cui la sua forma deve
tener conto della possibilità di essere tradotta e non tradita.
Anche i saggi su Pinocchio, Garibaldi ci aprono squarci di luce sulla società della seconda metà del 1800 ma ci fanno capire che i capolavori sono opere che parlano sempre dei problemi del loro tempo, ma poi di tutti i tempi, perché Pinocchio era l’italiano che stentava a diventarlo, ma incarna la dialettica fra anarchia e ordine, comune a tutti i popoli in qualunque circostanza storica e ambientale.
La raccolta di Sante Matteo oltre che essere un testo importante sul piano dell’approccio critico, può essere un ottimo strumento anche per i docenti che desiderano far comprendere meglio ai propri allievi aspetti legati al letterario, al pubblico dei lettori, ma anche al sociale e politico.
agosto 2019