Interviste Supplementi

Intervista 2. Gioia Panzarella

”IL QUARTIERE DEI DESTINI INCROCIATI”. INTERVISTE SULLA SCRITTURA CREATIVA A JULIO MONTEIRO MARTINS, ANDREA VITALI, BARBARA GARLASCHELLI, ERMINIA DELL’ORO, AMARA LAKHOUS, MIHAI MIRCEA BUTCOVAN

DI GIOIA PANZARELLA IN «EL GHIBLI» N° 37, SETTEMBRE 2012.

Il laboratorio di scrittura creativa “Il quartiere dei destini incrociati” è stato organizzato dalla Biblioteca Dergano-Bovisa di Milano in collaborazione con Il Centro Culturale Multietnico La Tenda tra aprile e giugno 2012. Guidato da Remo Cacciatori e Mihai Mircea Butcovan, è stato un importante momento di riflessione sulla scrittura, ma innanzi tutto un’occasione per scrivere. La modalità laboratoriale ha permesso ai partecipanti, italiani e stranieri, di mettersi alla prova grazie a numerosi spunti, da seguire alla lettera o a cui ispirarsi liberamente. Le risposte sono state talmente ricche che alcuni dei testi prodotti sono stati pubblicati da Sagarana e appaiono nella sezione Vento nuovo del numero 48 della rivista (luglio 2012).

Le scrittrici e gli scrittori che sono intervenuti – seguendo il calendario degli incontri Julio Monteiro Martins, Andrea Vitali, Barbara Garlaschelli, Erminia Dell’Oro e Amara Lakhous – hanno incentrato i loro interventi sulla loro personale esperienza. Le riflessioni hanno spesso toccato la lettura, in quanto momento da cui chi scrive non può prescindere e fonte inesauribile di idee. Grazie al gruppo Bovisa Teatro gli incontri sono stati accompagnati dalle letture di alcuni brani. Le registrazioni degli interventi degli autori, i testi prodotti dai partecipanti e i materiali degli incontri saranno presto disponibili sul nuovo sito de La Tenda.

Questo contesto è stato un’occasione per rivolgere sia agli scrittori che ai due conduttori tre domande che fornissero loro modo di esprimere il proprio punto di vista su alcune questioni emerse durante il laboratorio:

1- Qual è stato il tema del suo intervento?

2- Quale apporto può dare un laboratorio di scrittura creativa a chi – migrante e non – si avvicina alla scrittura?

3- Quale può essere la funzione della scrittura letteraria oggi, in un mondo così invaso dai mass-media e dalla visività della comunicazione?

LE RISPOSTE.

JULIO MONTEIRO MARTINS

1 – Ho scelto l’argomento che secondo me è il nucleo di un laboratorio di scrittura, ovvero la costruzione del personaggio. Il titolo che ho dato all’incontro è “La centralità e le caratteristiche dei personaggi”. Ho cercato di trasmettere che l’immedesimarsi profondamente nei personaggi – non solo nei protagonisti ma anche in quelli secondari – è fondamentale e indispensabile per la riuscita di un brano di narrativa. È più importante questo rispetto all’avere un intreccio, altrimenti la storia non sarà adeguatamente comunicata. Altro punto dell’intervento è stato cercare di capire con quale sforzo di immaginazione e con quale approfondimento psicologico lo scrittore si avvicina al suo personaggio, in che modo riesce a immedesimarsi in quello che è a metà strada tra un essere esterno, diverso da lui, e lui stesso, con le sue caratteristiche.

2 – I laboratori di scrittura sono stati creati più di cent’anni fa nel mondo anglosassone. Grandi scrittori, a partire da Henry James, hanno creato gruppi di discussione sulla scrittura. Nonostante questo in Europa c’è ancora diffidenza, con l’unica eccezione forse dell’Inghilterra e dell’Irlanda. Ci sono corsi preparatori in tutte le arti, dalle accademie di belle arti ai conservatori. È come se lo scrittore dovesse fare questo percorso da solo, mentre soprattutto all’inizio ha bisogno di confrontarsi con l’insegnante e con gli altri scrittori, con una comunità in cui riconoscersi.
Mi fa piacere che così tanti partecipanti al laboratorio siano di origine straniera. La scrittura è una grande fonte di dignità e rispetto. In Italia “avevamo bisogno di braccia” e sono arrivati libri. Stiamo assistendo a un fenomeno straordinario.

3 – Viviamo dentro a una parvenza di democrazia, che in verità è una sorta di dittatura mediatica che utilizza un linguaggio simbolico. In questo mondo la letteratura è rimasta come il solo possibile antidoto, l’unica forma di pensiero che difende la complessità, le ambiguità e le contraddizioni contro tutte le altre forme di espressione collettive che propongono una semplicità che in realtà è falsa, una visione appiattita. La letteratura propone una visione alternativa della vita e dell’esistenza e, in questo modo, forma nuove opinioni. Perché non esiste nessuna trasformazione che non sia stata prima sognata e desiderata.

ANDREA VITALI

1 – Visto che non mi sento in grado di insegnare come si scrive, ho parlato delle mie vicende personali, ad esempio di come mi sono avvicinato alla scrittura, senza dare delle regole fisse. Se c’è una cosa in cui credo – che però non ha un valore assoluto – è che ci si debba mettere a scrivere quando si ha qualcosa da dire. Per me, quando si ha qualcosa da raccontare – sono un appassionato lettore soprattutto di narrativa – se si ha voglia, è arrivato il momento di scrivere. Sono convinto che la lettura di certi autori come Guareschi, Sciascia, Chiara, Bassani, Arpino – e cito solo italiani, visto che abbiamo una letteratura ricchissima – sia veramente un ottimo esercizio di scrittura.

2 – Un laboratorio di scrittura creativa fatto in Italia e offerto a stranieri può dare la possibilità di usare la nostra lingua per la scrittura. Vivendo in una società multietnica questo dà anche l’opportunità di eliminare l’ostacolo della lingua.

3 – È fondamentale che ci sia qualcuno che creda alla funzione della scrittura. Se si cominciasse a tralasciare la scrittura per altre forme di comunicazione che non lasciano traccia di sé saremmo vicini alla fine del mondo. La cosa veramente necessaria è che qualcuno creda nell’importanza di mettere una parola su una pagina e di comunicare qualcosa agli altri. Penso che questo sia il punto primo e unico che giustifica e dà valore alla scrittura anche in tempi in cui ci sono anche molti altri mezzi di comunicazione, che però non la sostituiscono e non la sostituiranno mai.

BARBARA GARLASCHELLI

1 – Il tema del mio intervento è stato la scrittura in tutte le sue declinazioni. La scrittura come espressione persino corporea, la scrittura come senso della vita, la scrittura come incontro con gli altri. Ho parlato di ciò che significa la scrittura per me come autrice: la mia vita.

2 – I corsi di scrittura creativa sono un’occasione per imparare la tecnica della scrittura. Se sono poi incontri collettivi e si lavora in gruppo è un lavoro di scambio, aiuta a imparare a interagire e ad adattarsi con l’altro. Tutto quello che capita, tutte le esperienze della vita entrano nella scrittura. L’essenziale è sapere che seguendo un corso di scrittura creativa non si diventa scrittori.

3 – Niente potrà mai sostituire la scrittura e la lettura. Possono cambiare le metodologie, la tecnologia può influenzare il modo di lavorare, ma la scrittura continua a rimanere un lavoro che si fa da soli ma per cui l’altro è imprescindibile. Adesso sicuramente c’è una sovrabbondanza di comunicazione, ma va bene anche quella. Tanto la bella scrittura si riconosce comunque. 

ERMINIA DELL’ORO

1 – Il tema è la scrittura e la lettura viste attraverso il vissuto di ognuno. Come terapia ma anche come scoprire qualcosa di sé sempre che qualcuno abbia voglia di scrivere. Sempre che uno legga tanto. Un ragazzo mi ha telefonato per sottopormi un manoscritto, gli ho chiesto cosa leggesse e lui mi ha risposto che non aveva tempo di leggere. A quel punto io ho risposto che è meglio non scrivere. Chi ama scrivere ama necessariamente leggere.

2 – Sono nata e cresciuta in Eritrea in un piccolo cosmo di culture diverse. Quando sono arrivata in Italia ne ho sentito la mancanza e col tempo ho capito quale ricchezza sia. Secondo me ognuno deve scrivere di quello che sa e delle proprie esperienze, affinché ci sia lo scambio tra le culture. Nella scrittura questo deve venire fuori.

3 – La funzione della scrittura è quella di far conoscere, anche se si tratta di libri di evasione. Deve dare piacere ma deve anche far conoscere qualcosa e lasciare qualche messaggio, deve essere una compagnia, non deve essere noiosa, deve essere attraente, utile a crescere dentro. Ho pubblicato più di 30 libri, ma grazie alla lettura non finisco mai di imparare.

AMARA LAKHOUS

1 – Ho parlato della mia esperienza di scrittore, senza alcuna presunzione di insegnare. Ognuno ha una propria esperienza di scrittura e dal confronto con altri nasce una grandissima ricchezza, che certo può aiutare a trovare la propria strada. Ma la scrittura deve essere originale altrimenti è imitazione: come un artigiano, allo stesso modo anche uno scrittore ha il suo tocco.

2 – In questo caso credo che si sia creato un ambiente molto accogliente. Personalmente mi sono trovato molto a mio agio, sia con i partecipanti che nel confronto con Mihai.

3 – Da giornalista mi viene spontaneo fare il confronto con il mondo del giornalismo, dove ormai si segue una logica della pubblicità che causa conflitti di interesse. Si ha come l’impressione di avere già letto o sentito le notizie di cui si parla nei quotidiani, mentre nei giornali di un secolo fa le notizie erano attuali anche dopo una settimana. Credo che debba nascere un nuovo modo di fare giornalismo, che indaghi e approfondisca. Personalmente ho capito che non era quello il mio modo di fare scrittura, visto che ci metto molto tempo a scrivere e riscrivere.

REMO CACCIATORI

1 – Il compito mio e di Mihai era di costruire l’impalcatura del corso, dare i giusti stimoli, fornire i principali strumenti, per poter poi organizzare il materiale prodotto. Sul fronte degli argomenti da trattare, la strada obbligata era quella di informare i frequentanti delle principali tecniche narrative (la rappresentazione dello spazio, del tempo, la costruzione della trama, dei personaggi, l’uso dei pronomi, degli aggettivi, dei tempi verbali, della punteggiatura, l’adozione di diversi punti di vista, la regia delle voci nei dialoghi, nell’impiego del discorso indiretto, ecc.).

Sul fronte del metodo, ho cercato di partire dai risultati e non dalle teorie, facendo spesso confronti tra gli effetti ottenuti a valle di certe scelte, trascurando classificazioni e strambe nomenclature. Ho quindi letto testi di scrittori, italiani e stranieri, magari dei paesi a cui appartenevano alcuni corsisti, ma soprattutto ho dedicato molto tempo alla lettura collegiale di numerosi esercizi svolti dai corsisti, discutendo insieme proposte di modifiche, verificando gli esiti di certe variazioni. Questa modalità di lavoro è stata quella che ha interessato di più e che ha creato, a detta di tutti, il giusto clima, basato su una attenzione reciproca.

2 – A cosa può servire un corso di scrittura creativa? In proposito l’opinione del premio Nobel per la letteratura Nadine Gordimer è di quelle che non ammettono repliche: “- Quale consiglio dà a un giovane scrittore? – Leggere, leggere, leggere. Non per copiare o cercare di emulare un altro scrittore, ma per rendersi conto di quanto sia grande il potere della parola. Questo è il mio consiglio, e non andare alle scuole di scrittura creativa” (Nadine Gordimer, Intervistata da Hans Ulrich Obrist, inserto “La lettura” del “Corriere della Sera” del 1 luglio 2012). Probabilmente, prima di accettare di condurre questo corso e di averne ricavato una grande soddisfazione, avrei risposto come Nadine Gordimer, che evidentemente ha in mente l’ingenuità di chi pensa che la creatività si possa imparare e certificare con un diploma come quello di ragioneria. Ma i patti all’origine del nostro corso erano diversi: gratuito, inserito in un progetto di valorizzazione delle biblioteche milanesi, si proponeva di servirsi della scrittura per permettere a diverse culture di esprimersi ed ascoltarsi. In qualche modo tra di noi la competenza letteraria veniva in second’ordine. Ciò non ha comportato la censura moralistica del piacere narcisistico presente nell’atto dello scrivere letterario (del resto, anche in un buon corso di cucito si deve fare leva sull’autostima), ma ha permesso di evitare imbarazzanti esibizionismi e pose velleitarie. Infatti, l’assenza di spirito competitivo tra i corsisti non ha impedito loro di scavare in se stessi e di accorgersi che è possibile ricavarne vantaggi. Come ci insegna la psicanalisi, la narrazione può essere un canale per portare alla luce ciò che teniamo dentro, per dare un aspetto a desideri, a incubi che senza forma ci potrebbero ossessionare. Ma, nello stesso tempo e allo stesso modo, l’ascolto di quei testi confrontati e discussi coi testi altrui ci convinceva giorno per giorno che le storie individuali potevano essere lette come parti di uno stesso copione. Giorno per giorno il corso poteva trasformarsi in un palcoscenico, dove i personaggi delle storie narrate rendevano possibile accorgerci delle storie vere da tutti vissute. Italiani e stranieri comprendevamo che i comportamenti finti rendevano evidenti i comportamenti reali di tutti i giorni, con le loro meschinità e difficoltà quotidiane. Mettere in scena, dare una forma narrativa ai conflitti, alle incomprensioni, ai pregiudizi poteva essere un primo passo per cercare di superarli.

3 – Distinguerei tra una funzione della narrativa e una della scrittura letteraria. Quella della narratività è una dimensione trasversale, utilizzata dall’astrofisico, che parla della “storia” dell’universo, al medico che compila la nostra anamnesi e così via. In questo senso due frequentanti del nostro corso, una cantante lirica e un fotografo, sono stati invitati a parlarci del modo di raccontare attraverso la musica e le immagini. La realtà della comunicazione, dalla pubblicità ai telegiornali, è prevalentemente narrativa. E sempre più di “finzione”, soprattutto da quando la tecnologia digitale ha reso più labile e inverificabile il confine tra il dato reale e quello manipolato. In questo senso si potrebbe dire che nel mondo c’è sempre più narrazione e letteratura.

Se invece (ma sarebbe più giusto dire di conseguenza) facciamo riferimento alla scrittura e alla tradizione letteraria, così come ci è stata tramandata dai libri, le cose si fanno, se possibile, ancora più complicate. Infatti non possiamo certo illuderci che il trasferimento che sta progressivamente riversando su supporti digitali milioni di testi letterari lasci inalterato lo statuto della letteratura e della scrittura. Per ora, per prepararci a cambiamenti che potrebbero essere più rapidi di quanto si possa immaginare, mi pare sia buona cosa organizzare corsi come il nostro e ispirarci nella nostra pratica letteraria, qualunque cosa essa diventi, a una riflessione di McEwan, apparsa qualche anno fa sul “Guardian”: “Saper immaginare che cosa si prova ad essere qualcun altro, all’infuori di se stessi, questo è il nocciolo della nostra umanità. E’ l’essenza della compassione, è l’inizio dell’etica”.

MIHAI MIRCEA BUTCOVAN

1 – Ho avuto modo di parlare dei testi che ho pubblicato e di quanto di autobiografico e quanto di romanzato ci fosse delle mie narrazioni e nelle mie poesie. È stato un modo per dare anche ai corsisti una testimonianza di quello che è stato il mio rapporto con la scrittura nel corso del tempo. Dopo i primi scimmiottamenti di vari autori, dopo vari tentativi adolescenziali, sono arrivato a una scrittura necessaria, vista anche la mia esperienza di migrante. Ho vissuto anche una migrazione linguistica dalla mia lingua madre alla lingua italiana, quindi un nuovo balbettamento in nuova lingua e una nuova voglia di giocare con le parole di una nuova lingua.

2 – Sono un sostenitore della necessità della scrittura nella vita di una persona, da estimatore di Duccio Demetrio credo nella valenza terapeutica e curativa dell’autobiografia e della scrittura in generale. Anche quella creativa può avere degli aspetti terapeutici straordinari per l’autore ma anche per il lettore e come educatore ho sperimentato quanto l’esercizio creativo della scrittura possa far star bene. Penso che un laboratorio di scrittura possa essere utile anche a munirsi di strumenti per decifrare le letture che si fanno nella vita. Continuo a ritenermi e vorrei rimanere a lungo un lettore e ritengo la lettura fondamentale e necessaria per costruire storie e per dare slancio alla creatività. Sicuramente imparare a leggere meglio ci aiuta anche a scrivere meglio.

3 – Penso che attraverso la lettura si possa davvero viaggiare tanto. Con la fantasia, con le immagini che sapientemente molti autori hanno costruito e ci hanno regalato nelle pagine dei loro libri. Riuscire a viaggiare attraverso la letteratura aiuta molto a tenere aperti i confini del proprio pensare. Con il telecomando in mano possiamo cambiare canale e trovare dei programmi che possano veicolare dei contenuti. Altrimenti abbiamo ancora la possibilità e la libertà di spegnere il televisore o l’i-phone, l’i-pad , i social network e quant’altro e di aprire un buon libro.

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L'autore

Gioia Panzarella

Gioia Panzarella insegna all'Università di Warwick (Regno Unito), dove ha completato un dottorato in Italian con una tesi dal titolo "Disseminating Migration Literature: A Dialogue with Contemporary Italy".

Pagina personale: https://warwick.ac.uk/fac/arts/schoolforcross-facultystudies/gsd/aboutus/peoplenew/gioiapanzarella