LA CULTURA A LUCCA DEVE RINASCERE ORA
UN’INTERVISTA DI FLAVIA PICCINI
Julio Monteiro Martins, autore migrante di grande spessore, nonché abile maestro di scrittura, torna sugli scaffali con il suo ultimo libro “L’amore scritto” (Besa), un’ottima occasione per chiacchierare della scena culturale lucchese e non. Monteiro non si risparmia e critica il sistema editoriale italiano dove scarso è lo spazio dato ai racconti e ai giovani narratori, spiega che a Lucca bisogna fare qualcosa urgentemente per risollevare le sorti culturali della città e conferma la sua più grande passione, la letteratura.
Come vede la situazione culturale a Lucca?
Lucca ora sta cercando faticosamente di riemergere dopo un decennio di oscurantismo e di abbandono culturale. È stata una lunga stagione tenebrosa. Speriamo che ci riesca! Non è mica facile far rinascere la vita culturale, intellettuale e artistica di una città dopo dieci anni di terra bruciata. Le risorse umane ci sono, in abbondanza e sono di grande qualità. La domanda è: sapranno l’amministrazione e le istituzioni locali mobilitarsi per aprire spazio a queste risorse, alle forze vive della cultura e dell’arte a Lucca? È tutto da vedere. Io spero proprio di sì. I lucchesi del presente e quelli del futuro non meritano l’abbandono culturale. E la semina dev’essere fatta proprio ora, prima che sia troppo tardi.
Crede che a Lucca ci sia spazio per giovani narratori?
La domanda giusta sarebbe: “crede che nel mondo ci sia spazio per nuovi narratori?”. La risposta è: forse no. Ma nasceranno lo stesso. E questo è una bella cosa.
Cosa può fare un lucchese che vuole scrivere? Dove può rivolgersi?
Se crede che un periodo di formazione artistica, un laboratorio di scrittura, potrebbe essergli d’aiuto nella fase di sviluppo in cui si trova, deve rivolgersi alla Scuola Sagarana, ovviamente.
E lei come mai ha scelto di venire a Lucca? Che cosa rappresenta la città per lei?
È una lunga storia d’amore, di esilio e di destino, che parte da Rio de Janeiro, passa per Lisbona, Roma e finalmente giunge a Lucca. Ma è tutto successo già una quindicina di anni fa ed è ormai una storia di altri tempi.
Lucca è la città della mia maturità piena, dov’è nato e cresciuto mio figlio Lorenzo. È la terra dove sono stati scritti tutti i libri della mia “fase italiana”, e non c’è un unico tra questi libri dove la città non compaia come scenario.
Ha deciso di aprire a Lucca una scuola, La Sagarana…
Sì, è naturale. La Sagarana, che è nata come uno sviluppo dell’evento “Scrivere Oltre Le Mura”, negli anni ’90, è un’istituzione lucchese, una risorsa culturale della città, nonostante alcune delle sue attività, come il Master di Scrittura, siano state trasferite in altre città toscane, ma la maggior parte delle sue attività, come la rivista e i seminari, sono realizzati sempre a Lucca.
Come porta avanti questo progetto? Quali sono i suoi prossimi impegni?
Con successo, credo. La Sagarana è conosciuta oggi in tutta Italia, e la rivista on-line che porta il suo nome riceve migliaia di visite ogni giorno, da tutto il mondo. Il principale progetto è quello di finire il mio nuovo romanzo, che spero di pubblicare prima della fine del 2008.
“L’amore scritto” è il suo ultimo libro. Perché questo titolo?
Il libro è proprio questo, è l’amore… scritto! Non quello vissuto, o immaginato, o sognato, o dipinto, o temuto, o dimenticato. Ma quello scritto. In 44 frammenti narrativi e racconti brevi. Il titolo stesso, meglio di qualsiasi altra cosa, definisce questo libro. Attraverso il tema dell’amore, di amori estremi e difficili, si può parlare in verità di tutti gli altri aspetti dell’esistenza. La verità e il dramma umano sono concentrati nel travaglio e nell’estasi amorosa.
Che cosa rappresenta per lei?
Rappresenta un’opera della maturità, che già comprende, penso, una sorta di bilancio provvisorio della mia esistenza, delle mie scelte. Un libro dedicato interamente all’amore, un argomento che è sempre stato prioritario nella mia creazione, ma non aveva mai fino a ora meritato un libro tutto per sé.
Perché una raccolta di racconti ancora?
E perché “ancora”? Lo sai anche tu che i racconti brevi rappresentano internazionalmente la vera avanguardia della letteratura, della cosiddetta narrativa postmoderna. Le riviste che pubblicano racconti brevi, come Granta, McSweeney’s, Zoetrope All-Story, Ficções o la Sagarana in Italia, sono oggi le più importanti pubblicazioni letterarie che ci siano, soprattutto nel mondo anglossassone e in America Latina. Il racconto breve, per la visione frammentaria e veloce della realtà che offre, è il genere letterario più in sintonia con la sensibilità dell’uomo del nostro tempo. Lo sa la critica, lo sanno i lettori, lo sanno bene gli scrittori. Manca solo che l’editoria italiana si aggiorni finalmente a questo proposito. Sembrano fuori dal mondo, guardano al racconto ancora in un’ottica anacronistica e riduttiva, con una visione ottocentesca.