Interviste Supplementi

Intervista. Gianluca Testa

“IL REGALO ALLA CITTÀ CHE MI HA ADOTTATO”
INCONTRO CON JULIO CESAR MONTEIRO MARTINS, SCRITTORE BRASILIANO, IDEATORE DI “SCRIVERE OLTRE LE MURA”

DI GIANLUCA TESTA

Perché ha scelto di abitare a Lucca?

“Lucca è un posto particolare nel mondo, è la città che mi ha regalato una famiglia. Queste mura non sono soltanto una struttura architettonica, ma una conformazione dell’inconscio di chi ci vive. Quando cammino per il centro storico è come se fossi nel cortile di casa. Lucca sembra una città giocattolo disegnata da un bambino felice in una domenica pomeriggio di pioggia.

Che manifestazione sarà “Scrivere oltre le mura”?

“Ho creato questo evento per Lucca e si svolgerà la prima settimana di settembre. Saranno giorni intensi, ricchi di conferenze, seminari e corsi di scrittura. È un modo per mettere in contatto i lucchesi con una élite di creatori provenienti da tutta Italia. Ho voluto ringraziare Lucca per quello che mi ha dato trasferendola in un centro di creazione culturale”.

Lei è stato uno degli iniziatori della scrittura creativa.

“In Portogallo e in Brasile sono stato il primo a farlo, ma è un’attività nata negli Stati Uniti. In Italia il primo a sperimentarla è stato Baricco con la scuola Holden di Torino, dopo sono arrivati i corsi di Dacia Maraini a Firenze e la scuola Omero di Roma”.

Come sono gli studenti di scrittura creativa?

“La scrittura creativa deve adattarsi alle caratteristiche culturali di un popolo. Negli Stati Uniti gli studenti hanno una buona preparazione culturale e letteraria, ma non conoscono il dramma della vita. In Brasile ho rilevato la tendenza inversa. Gli italiani sono invece il popolo con la più forte tradizione di creazione artistica. I miei allievi sono per l’80% ragazze. Ritengo che la prevalenza femminile sia dovuta al fatto che le donne sono meno vulnerabili alla cultura del consumo di massa”.

In che modo può essere pericolosa questa globalizzazione di massa?

“Una conseguenza è l’alienazione: uno vive una vita intera senza accorgersi che non è la sua. La globalizzazione è come un totalitarismo di mercato, inarrestabile”.

Quali soluzioni propone?

“Unico antidoto contro questa omologazione è la creazione letteraria. Io consiglio di leggere. Ciò significa conquistare il diritto d’ingresso in territori dell’immaginazione posti fuori da questo processo”.

Qual è per lei la differenza tra la narrativa e il giornalismo?

“L’impegno di base del giornalismo è la verità, mentre per il narratore è fondamentale la finzione. Oggi però i confini sono meno definiti; il giornalista dovrebbe raccontare i fatti di cronaca con la bellezza letteraria. La notizia dovrebbe servire da spunto per una riflessione morale sulle problematiche sociali del nostro tempo.

L'autore

El Ghibli

El Ghibli è un vento che soffia dal deserto, caldo e secco. E' il vento dei nomadi, del viaggio e della migranza, il vento che accompagna e asciuga la parola errante. La parola impalpabile e vorticante, che è ovunque e da nessuna parte, parola di tutti e di nessuno, parola contaminata e condivisa.