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L’amore scritto – Bartolomeo di Monaco

Dopo il romanzo “Madrelingua”, uscito sempre presso Besa nel 2005, lo scrittore brasiliano, ormai radicato a Lucca da anni, torna al racconto con questa raccolta nella quale fa la sua comparsa l’eros. Monteiro non abbandona tuttavia i suoi temi più cari che, quando emergono dal racconto (si veda “Pomeriggio a casa”), lo fanno sempre con la rabbia di chi si sente impotente a modificare le cose di questo mondo, “costretti come siamo a rinunciare alle nostre conquiste di libertà, risultato di tanti decenni di riflessioni e di lotte, per ritornare a paure e a istinti ancestrali, orrori tipici dell’Età delle tenebre”. Si legga anche: “La vecchia nave è naufragata da tempo, e ha portato tutte le voci con sé verso il fondo.” che conclude il breve racconto “Un giorno arriverà”. Il ballo del Pão de Açúcar, descritto nel racconto “Seppuku”, dove si sciolgono legacci e inibizioni e si scatenano al massimo livello le passioni degli uomini, è la risposta più efficace al futuro di morte che ci aspetta. È il “Paradiso Subito”. Quella di Monteiro è, infatti, una società marcia, e allo stesso tempo dolente, capace di avvertire comunque la china sulla quale sta scivolando senza alcuna speranza: “siamo passati a chiamare pace l’attesa vigile dello spavento.”; “vivere è dividere numeri primi tra loro.” Forse è nel recupero di una specie di bestialità dell’eros che si può cercare di dare un senso più nobile alla vita, attraverso l’affermazione dell’uomo e della donna “come spiriti eterni, al di sopra delle circostanze, al largo della Storia, al margine del pensiero.” L’eros fa, dunque, la sua comparsa decisa, risoluta, nella narrativa di questo autore, per il quale sembra che non ci sia altra strada che questa e Monteiro vi indugia con forza in alcuni dei suoi racconti, imprimendo al sesso un significato liberatorio e catartico. Succede così che, mentre taluni racconti ci immergono nella realtà della disoccupazione, del terrorismo, della malattia, dell’ingratitudine, della guerra, dell’immigrazione, del razzismo, altri tentano di segnare una nuova strada che ci guidi verso una realtà diversa, in cui il rapporto tra gli esseri umani si emendi di ogni zavorra per tornare ad essere l’originario rapporto tra un uomo e una donna.
La raccolta è divisa in tre parti, dai nomi che in qualche modo richiamano una religiosità adorante, quale può essere quella nei confronti dell’eros: Oro, Incenso, Mirra. L’autore si è, dunque, messo in cammino alla ricerca di un Dio che tutto redima e purifichi.
Uno dei racconti si distingue per la nitidezza della scrittura e soprattutto per un ritmo che riesce ad attagliarsi perfettamente al personaggio principale, una donna di affari, implicata anche nel contrabbando di droga, Janaína. Si fa viva con il vecchio amante, Hugo, dopo sedici anni che non si vedono. Janaína ricompare perché ha visto in una foto le terracotte create da Hugo e pensa che là dove vive, nel Mato Grosso, si possano vendere bene, ma nello stesso tempo è venuta anche – senza che l’uomo lo sospetti minimamente – per avere un figlio da lui. Il racconto è intitolato: “La tigre dai denti a sciabola”.
Un altro bel racconto, “La Battigia”, rimette al centro il sesso, come possessione destinata ad unire un uomo e una donna per sempre. Il sesso, cioè, è il legame forte, più ancora del sogno o del pensiero, che, travalicando i confini della realtà, può congiungere due entità diverse, una corporea e l’altra spirituale, facendole sentire di nuovo vive. Ossia, il sesso può compiere il miracolo di restituire un corpo immateriale ma sensibile a chi non è più con noi. Mentre, al contrario, “La morte del cuore” mostra le incomprensioni e i tradimenti della coppia, dove la donna è dipinta come colei che vi sta assumendo un ruolo dominante. È uno sguardo sul presente che viene proposto al lettore per una riflessione.
Sono quasi tutti racconti a tema che, nel loro dispiegarsi, marcano i mali della società moderna. La società è incapace di dare equilibrio ai valori di umanità, solidarietà, giustizia, rispetto, amore, che dovrebbero reggerla. Per colpa di essa, tutto è sbilenco, e non vi è niente che agevoli i rapporti tra gli esseri umani. Accompagna i racconti, inoltre, una dolente malinconia, come se nella mente dell’autore, nello stesso tempo in cui evidenzia il male, si stesse prefigurando la felicità possibile che la società ha precluso. Quella felicità così delicatamente rappresentata nel breve racconto: “Il richiamo”.
Monteiro è uno scrittore migrante. La sua esperienza in Italia è ormai longeva, ha potuto assorbire le bellezze e le brutture del nostro Paese e dei suoi abitanti, tutte le sfumature dei sentimenti e dei colori (è esemplare il racconto “Guerra fredda a Genova”), ma la sua scrittura produce qualcosa in più rispetto ad uno scrittore italiano: essa fonde insieme scenari e emozioni che appartengono a due civiltà diverse e lontane e quella migrazione produce, in realtà, una affascinante letteratura nuova con “uno spiraglio di lirismo campestre, di profonda memoria paesana, della nostalgia di una campagna stellata e orchestrata da rospi, grilli e civette che tutti i brasiliani conservano dentro.” Monteiro compone alcuni di questi racconti, taluni già sottolineati (ma si veda anche “Sunshine memories”), come scrittore non affatto in formazione in una Terra e in una lingua di cui debba ancora appropriarsi, bensì come scrittore che ha compiuto la sua parabola migrante per assumere quella di un artista ispirato da una creatività nuova. Non senza sofferenza e dolore, tuttavia, come traspare dal racconto finale “Uno spettacolo immenso”: “Dove ti porteranno, mondo mio, in quale nulla?”

 

L'autore

Bartolomeo Di Monaco