Recensioni

Lezzo – I giorni dell’ospizio

Monica Dini
Lezzo – I giorni dell’ospizio
Tra le righe libri       maggio 2015

raffaele taddeo

Una microstoria, pochi personaggi, un luogo. Sono questi gli ingredienti che Monica Dini utilizza per costruire l’ultima fatica narrativa.

Incominciamo dalla microstoria, appena accennata, si sviluppa con pennellate sobrie e con colori delicati. E’ la storia d’amore di Grazia con Alberto. Non viene raccontato come questi abbia potuto innamorarsi di Grazia, che lasciava a desiderare in quanto a bellezza. Sono ambedue ex-alcolisti che forse dalla lotta per combattere l’attrattiva dell’alcol, dall’attenzione che Alberto all’inizio del percorso riabilitativo di Grazia le riserva, trovano entrambi la scintilla che li fa decidere a sperimentare una vita insieme.

Il luogo è quello dell’ospizio. Luogo ove vengono lasciati e a volta abbandonati anziani che pur essendo ancora autonomi non possono beneficiare dell’attenzione materiale dei familiari. C’è chi vi è stato lasciato dalla  moglie, più giovane, prosperosa e desiderosa di altra vita e libertà che non quella di un legame con un marito ormai decadente; chi invece è stato abbandonato dai figli, chi da un ignoto sconosciuto, come si abbandona un sacco di rifiuti, che puzzano.

I personaggi sono pochi: Grazia, animatrice del gruppo di anziani. Ultimo, ex contadino che non si rassegna al fatto che il suo cognome possa finire con lui. Non ha avuto un figlio maschio che lo perpetuasse. Pensa, con pudore ma intensità, che possa essere Grazia la depositaria della continuità del suo cognome, fino a che sua figlia non gli rivela che aspetta proprio un figlio maschio. La possibilità di dare il doppio cognome al nipote, quello del padre e della madre acqueta il desiderio che gli era rimasto. Poi c’è Inaco, una sorta di filosofo, collocato nell’ospizio dalla più giovane moglie che si disinteressa delle condizioni del marito. Altri ospiti della struttura non hanno nomi. Entra in scena successivamente Anita, che, come volontaria, offre la sua compagnia, amicizia a questi abbandonati. Anita è personaggio e voce narrante e guarda al mondo degli anziani con occhi di compassione e partecipazione ai pensieri, alle angosce che ciascuna persona anziana vive, consapevole di essere arrivato al termine della sua esistenza.

Il testo di Monica Dini si caratterizza per la sua leggerezza, che d’altronde è la caratteristica di tutta la sua produzione. I colori sono sempre tenui, i sentimenti accennati, mai violenti, proprio per questo e per il sapiente uso della lingua la narrazione della scrittrice toscana è intrisa di molta poesia.

Il tema di fondo di questa storia è la vecchiaia. Non si dice l’età degli ospiti di questa struttura edilizia, ma non sembrano tali da aver perso l’autosufficienza specie coloro che non sono allettati. E’ una anzianità quella che si descrive che vive essenzialmente del passato. Ultimo vive di nostalgia per il suo lavoro da contadino, si rammarica per la mancanza di un continuatore del suo nome. Inaco scrive scrive vivendo di romantici ricordi per la bellezza della moglie. Sembra che con l’anzianità si accompagni solo e solamente il passato. Non c’è progettazione in questi personaggi. Ultimo ne ha qualche parvenza o indizio, ma è una progettazione affidata ad altri e non a se stesso.

La lettura di questo testo mi ha portato in qualche modo a confrontarmi con la mia anzianità e/o con quella di persone che circondano essendo su per giù della mia stessa classe d’età. Ho fatto un esame approfondito ed ho potuto constatare che non c’è un’unica anzianità. Ci sono molte anzianità come ci sono molte adolescenze o molte maturità. L’uomo ha in sé le tre dimensioni temporali: il passato, il presente, il futuro. In qualunque età si è anziani se domina la dimensione del tempo passato; in qualunque età si è nevrotici se domina la dimensione del presente, in qualunque età si è giovani se il futuro e la progettazione domina corroborata dal passato e strettamente collegato alla realtà come costante attenzione al presente. Ma forse nel testo di Monica Dini è lo spazio, la “location”, si direbbe sul piano filmico, condiziona ogni altra realtà, ogni altra possibilità.

agosto 2015

L'autore

Raffaele Taddeo

E’ nato a Molfetta (Bari) l’8 giugno 1941. Laureatosi in Materie Letterarie presso l’Università Cattolica di Milano, città in cui oggi risiede, ha insegnato italiano e storia negli Istituti tecnici fin dal 1978. Dal 1972 al 1978 ha svolto la mansione di “consulente didattico per la costruzione dei Centri scolatici Onnicomprensivi” presso il CISEM (Centro per l’Innovazione Educativa di Milano). Con la citata Istituzione è stato coautore di tre pubblicazioni: Primi lineamenti di progetto per una scuola media secondaria superiore quinquennale (1973), Tappe significative della legislazione sulla sperimentazione sella Scuola Media Superiore (1976), La sperimentazione nella scuola media superiore in Italia:1970/1975. Nell’anno 1984 è stato eletto vicepresidente del Distretto scolastico ’80, carica che manterrà sino al 1990. Verso la metà degli anni ’80, in occasione dell’avvio dei nuovi programmi della scuola elementare, ha coordinato la stesura e la pubblicazione del volumetto una scuola che cambia. Dal 1985 al 1990 è stato Consigliere nel Consiglio di Zona 7 del Comune di Milano. Nel 1991 ha fondato, in collaborazione con alcuni amici del territorio Dergano-Bovisa del comune di Milano, il Centro Culturale Multietnico La Tenda, di cui ad oggi è Presidente. Nel 1994 ha pubblicatp per il CRES insieme a Donatella Calati il quaderno Narrativa Nascente – Tre romanzi della più recente immigrazione. Nel 1999 in collaborazioone con Alberto Ibba ha curato il testo La lingua strappata, edizione Leoncavallo. Nel 2006 è uscito il suo volume Letteratura Nascente – Letteratura italiana della migrazione, autori e poetiche. Nel 2006 con Paolo Cavagna ha curato il libro per ragazzi "Il carro di Pickipò", ediesse edizioni. Nel 2010 ha pubblicato per l’edizione Besa "La ferita di Odisseo – il “ritorno” nella letteratura italiana della migrazione".
In e-book è pubblicato "Anatomia di uno scrutinio", Nel 2018 è stato pubblicato il suo romanzo "La strega di Lezzeno", nello stesso anno ha curato con Matteo Andreone l'antologia di racconti "Pubblichiamoli a casa loro". Nel 2019 è stato pubblicato l'altro romanzo "Il terrorista".