Supplementi

madrelingua – Manuel Graziani

Per la rivista “Rumore”

Antiromanzo, autoreferenziale e autocompiacente ai massimi livelli: questo è madrelingua, terzo libro dello scrittore brasiliano Julio Monteiro Martins. Un libro “italiano” perché concepito direttamente nella lingua di Dante, ma che pochi pennivendoli autoctoni avrebbero avuto il coraggio di scrivere. Un metaromanzo che narra del narrare, della costruzione dei personaggi, del perché scegliere un’ambientazione piuttosto che un’altra e che, in fondo, racconta da dietro e da dentro l’impossibilità oggi di scrivere un romanzo ma anche del non scriverlo. Detta così potrebbe sembrare una contraddizione in termini, e forse lo è anche… resta il fatto che madrelingua scorre liscio come mezzo litro di Gatorade dopo una partita di calcetto. A parte questo merito non da poco per un “libro sperimentale”, è particolarmente godibile l’escamotage narrativo delle due voci narranti (nel testo è tutto un fluire di irridenti commenti dell’autore tra parentesi quadre) così come il disinvolto utilizzo del rimando che Martins fa ai suoi precedenti libri e a quelli di illustri colleghi. La cosa interessante è che questa bulimia di digressioni non fa mai uscire il romanzo dai binari anzi, essa stessa rappresenta il cuore del romanzo, la parte viva che pulsa al di là dei quattro personaggi principali: il sessantenne consumatore di bellezza Mané, la sua amante K43, il bancario-cinefilo Salvo e la sua donna colombiana Mercedes. In mezzo a questo zibaldone stilistico si staglia l’inquietante minaccia del Cavaliere della Repubblica Silvio Berlusconi, si ravvisa l’impegno sociale nel ricordare il povero (martire?) Carlo Giuliani ed esplodono anche alcuni mortaretti di pura letteratura che fanno la differenza: “Lei aveva bisogno di due uomini come certe navi hanno bisogno di due ancore [davvero?]. Non amava nessuno dei due, aveva solo paura delle correnti.”
madrelingua è un piccolo libro che dovrebbero leggere quelli che già scrivono o che aspirano a farlo, soprattutto quelli che credono erroneamente che la scrittura sia un’attività meccanica da portare avanti seguendo regole ferree.

L'autore

Manuel Graziani