Monthly Archives: Marzo 2014

Patrick White: La poesia dipinta sulla tela della condivisione

Una pagina come una tela, da dipingere con la poesia. Patrick White, poeta laureato di Ottawa, domina entrambe le arti, in un compenetrarsi di ispirazioni percepite con intensità. Le tinte decise delle sue pennellate, che caratterizzano motivi  scrupolosamente riproposti, si riversano con il medesimo vigore su un’espressione poetica estimabile. Ogni parola si aggrega in maniera del tutto spontanea alle altre al fine di comporre, nella costanza di ogni giorno, un quadro di sentimenti esposto con accuratezza. Le intenzioni comunicative dell’autore canadese inducono a una lettura diligente, per far sì che ci si perda nell’infinità delle sensazioni volontariamente esternate. Un atto che disegna i contorni del presente e li trapianta nella dimensione perpetua della riflessione condivisa. Un dipinto di meditazioni accelerate si offre così alla sensibilità di un pubblico pronto ad accoglierne l’essenza e a custodirne l’impareggiabile valore. Pensieri mutevoli accompagnano l’imprevedibilità dell’esperienza, riformulata in un processo creativo che valica...

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Nnedi Okorafor: Il volo nella scrittura di un’identità letteraria migrante

Volare con le parole a una certa distanza dalla complessità del mondo d’appartenenza e atterrare con dolorosa consapevolezza sull’imprescindibile espressione dello stesso. È questo il compito che l’autrice statunitense di origine nigeriana Nnedi Okorafor porta avanti, cercando di infrangere attraverso il movimento migrante della sua scrittura, le limitazioni palpabili e non di una realtà contrastata, per riassimilarle con gli strumenti del realismo magico. Un artificio preposto a indagare la conflittualità nella terra d’origine mediante l’allontanamento rispettoso dell’elaborazione fantastica, così da trattenere a ogni costo i valori fondamentali. A tal proposito, nel suo racconto “Biafra”, la scrittrice affida al personaggio leggendario di Arrọ-yo, la missione provvida di sistemazione in letteratura del tema sfaccettato legato alla guerra civile in questione. Questa figura affonda il suo costituirsi nei primi anni del Novecento, in un villaggio dello stato nigeriano di Cross River. Dopo un peregrinare inquieto per il mondo, scossa dalle notizie apprese...

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biografia Aurelia Rosa Iurilli

Aurelia Rosa Iurilli è nata a Ruvo di Puglia nel 1941. Con le ultime ondate di emigrazione, nel 1952 si trasferisce in Argentina. Affronta gli studi sino alla laurea in Profesora de Castellano y Literatura. Nel 1984 ritorna definitivamente in Italia e lavora come lettrice all'Istituto Giulio Cesare di Bari, oggi Marco Polo. Propone la sezione “Esecitazioni” per la Grammatica di Spagnolo del Prof. Alfonso Falco, dell'Università della stessa città, (Ed. Levante 1988), dove lei intanto svolge attività di lettrice. Entrata in pensione, si dedica attivamente all'attivita letteraria. Compone poesie, racconti, pièces teatrali e un libretto per un’opera lirica, "Giusepe d'Egitto", rappresentata nell’agosto 2012 sul sagrato della Basilica Santa Maria del Pozzo di Capurso, con musica del Maestro Palmo Di Venere. Quest'opera  versa ancora sul tema dell'emigrazione, caro ai suoi studi e al suo pensiero, al  quale ha dedicato non pochi lavori e pubblicazioni, tra i quali Della lingua...

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La cautiva Rayhuemi

Indie e cristiane in cattività

Appena fuori dalla Gran Aldea, come soprannominavano Buenos Aires ancora dopo la colonia, si apriva sconfinata e silenziosa la pampa. Fertile e promettente, era dominio indiscusso del indio la gran famiglia araucana suddivisa in tribù minori e molto agguerrite: ranqueles, moluches, pehuenches, vorogas, ecc. A modo di difesa, come fosse un filo spinato, sorgevano le estancias fortificate, vera linea di avanzata, linea di frontiera interna. La vita nei fortines era dura . L’indio non presenta battaglia, è indisciplinato, non concepisce l’arte dello schieramento né la tattica militare. Il malòn attacca silenziosamente e a sorpresa l’abitato dei bianchi: paese, fortino o convoglio di merci e posta, lanciando frecce incendiarie ai tetti generalmente di paglia, la temibile lancia, chuza, a portata di mano.  Ma è soprattutto il suo grido selvaggio le sue imprecazioni a seminare il terrore. Il suo obbiettivo è il furto: capi di bestiame e cavalli,...

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Dell’eleganza della negazione

Le storie erano lì sotto lo sguardo di tutti, ma nessuno vedeva quello che i Costruttori, i Formatori, i Procreatori, i Genitori avevano illuminato.

Con questo concetto inizia il Popol-Vuh. Atto sacro è il vedere perché esso è guardare con intelletto e sapere la forma e la luce impigliata nella rete dell’occhio. Vedere è leggere tessuto e testo. Lesse Pàllade nell’arazzo di Aracne il principio degli dèi e del mito, la storia che deve rimanere occulta ai mortali, e la tessitrice ne patì il castigo. Narrarono le tessitrici del Chiapas la storia, il principio della heimat la stirpe e la razza, la casa e il focolare, usi e costumi tramandati, i fondamenti dell’origine che devono rimanere velati, e subirono la pena serbata. Sedette sui suoi idoli –la sua heimat-  Rachele quando uscì dalla casa del padre, cosi come siede la città fondata con la sacralità dettata dall’ecista. Il sacro comando portò con...

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biografia Mariangela Lando

Nata a Bassano del Grappa, vive a Padova dal 2001. Ha conseguito una laurea triennale con una tesi sul "Tema d'infanzia nella narrativa di Luigi Meneghello" e una tesi specialistica con "La narrativa autobiografica di Alfredo Panzini". Attualmente svolge un dottorato di ricerca in Scienze linguistiche, filologiche e letterarie presso l' Università di Padova riguardo "Le storie e i manuali letterari per l'insegnamento 1870-1923: censimento e studio critico". Altri interessi sono rappresentati dallo studio della forma antologica tra Ottocento e Novecento - Il racconto della letteratura: periodizzazione- interpretazione- modelli di riferimento- Studi di genere e scrittura femminile Novecento - Didattica dell'insegnamento attuale. Collabora al Concorso letterario nazionale Lingua Madre.

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Limiti, confini, spazi di desiderio

Il confine come limite ma che deve essere oltraggiato perché ci si senta uomini fatti per seguire virtute e conoscenza. Oltrepassare i confini i limiti ai nostri giorni sta diventando molto pericoloso, procaccia pericoli di morte. È ciò che avviene in Marocco a Melilla dove gli spagnoli hanno eretto una barriera alta sei metri per impedirne il passaggio; è ciò che avviene negli USA col muro di Tijuana o “muro della vergogna” come dicono i messicani; è ciò che avviene nel Mediterraneo anch’esso visto come linea divisoria fra l’Africa e l’Europa. Ma il confine può anche intendersi come limite morale da non oltrepassare pena la propria sconfitta o morte. La cultura greca e quella giudaica vedono nella legge l’unica possibilità di salvezza. Ma tutta la cultura occidentale è pregna di questa positività della funzione della legge e quindi del limite.

La parola confine è intrisa di un’evidente polisemia di...

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biografia Valeria Nicu

Valeria Nicu è nata in Moldavia nel 1986. All’età di 14 anni è giunta in Italia a seguito della famiglia. Diplomata in lingue straniere, si è laureata in Lettere presso l’Università di Macerata con una tesi su Margaret Mazzantini. In procinto di laurearsi in Filologia classica e moderna con una tesi sugli scrittori rumeni italofoni, è docente di italiano per stranieri e traduttrice presso il centro linguistico Accademia Internazionale di Ascoli Piceno oltre che interprete e traduttrice per il tribunale locale. Nel 2012 ha partecipato al convegno internazionale Discorso, identità e cultura nella lingua e nella letteratura italiana (Craiova, Romania, 21-22 settembre) con una comunicazione dal titolo Sguardi sull’Italia: Irina Turcanu tra elementi pop e filosofia, intervento pubblicato negli Atti del Convegno a cura di E. Pirvu, Editura Universitaria, 2013. Nel luglio del 2013 ha collaborato alla rivista culturale letteraria online Sagarana con un saggio su disagio e...

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Il simbolo come terapia

Definizioni Il simbolo come terapia: scrittura e autobiografia nella letteratura della migrazione italofona (a)

 Riflettendo sull’uso della scrittura e della pratica autobiografica nella letteratura della migrazione risulta che gran parte della produzione transculturale ne sia ancora fortemente caratterizzata nonostante sia una pratica sotto accusa da parte degli autori migranti[1] e vi siano numerosi studi critici che sanciscono un progressivo affrancamento della letteratura migrante dal genere autobiografico e memorialistico a favore di una maturazione e conquista di status di letteratura tout court.

Tale fenomeno è il riflesso del condizionamento editoriale e dell’attesa del pubblico, da una parte, e della necessità interna ed esistenziale dell’autore migrante di ricomporsi identità, di rinarrarsi e reinventare se stesso, dall’altra: ci si accorge così che a fianco delle nuove prove letterarie persiste il bisogno di rielaborare la propria esperienza di esilio o i propri traumi pre-migratori.

Vi è dunque da condurre una...

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biografia Abdelmalek Smari

Abdelmalek Smari nasce a Costantina, in Algeria dove si laurea in Psicologiaclinica e lavora per 7 anni. Giunto a Milano agli inizi degli anni '90, scrive il suo primo romanzo Fiamme in paradiso - Il Saggiatore 2000 - grazie all'amicizia con Raffaele Taddeo e al suo sostegno. Avendo imparato l'italiano, diventa a sua volta insegnante d’italiano per stranieri. Scrive poesie che riceveranno un riconoscimento come opera inedita col premio Lorenzo Montano a Verona nel 2006. Si cimenta anche nel teatro con Il poeta si diverte e L'asino sulla terrazza, adattamento teatrale dell'omonimo racconto già pubblicato nell'antologia La lingua strappata; una riduzione teatrale di Fiamme in paradiso sarà rappresentata presso il Centro sociale Leoncavallo. Nel 2001 ottiene il premio Marisa Rusconi per Fiamme in paradiso. Nel 2008 pubblica con Libribianchi il romanzo L'occidentalista. In entrambi i romanzi il protagonista vero è la Milano amata e criticata e così congeniale all'autore, tanto che sarà annoverato tra gli scrittori milanesi dalla poetessa...

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