Monthly Archives: Marzo 2019

Editoriale –

Le vie del vento. Cari lettori, la nostra rivista, il nostro vento Ghibli si presenterà, soffierà, in una diversa veste grafica a partire da questo numero. Abbiamo cercato di adeguare l’accesso alle varie funzioni e alle rubriche all'evolversi delle tecnologie informatiche, senza pertanto venire meno ai nostri principi per quanto riguarda  contenuti e funzionalità. E tutto questo ha richiesto un lavoro complesso che ci ha costretto a spostare la data dell’uscita prevista al 15 marzo al mese di aprile. Ci scusiamo per questo ritardo
I venti del Sahara, Ghibli o i tanti venti di questo sterminato deserto, quando soffiano, possono evolvere in sensi inattesi, cambiare rotta repentinamente, perdersi nei mari o nei cieli, quietarsi all’improvviso, mescolarsi tra venti, come se fossero amplessi carnali  e, liberi e ribelli, possono riprendere a soffiare singolarmente o meticciati, rasserenanti o devastanti oltre confini nuovi.  E’ tanto  vero che...
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Editoriale gennaio 2019

Cari lettori, L’Europa non è più un continente per migranti!

cari nuovi collaboratori, questa è probabilmente uno degli editoriali più difficili che ho scritto dal 2003 data, dalla nascita di el-ghilbi, che si era definita rivista di letteratura della migrazione, sebbene le sue pagine fossero da subito – e rimarranno sempre – aperte alla letteratura tout court. Durante i sedici anni precedenti, i membri del comitato editoriale della rivista sono stati africani, europei, americani e le poesie e racconti pubblicati sono arrivati in diverse lingue e dall’Italia e da altre parti del mondo.

Ringraziamo di cuore tutti gli ex membri del comitato editoriale che per lunghi anni hanno volontariamente reso grande la nostra rivista.

A partire da quest’anno el-ghibli accoglie nuovi collaboratori, scrittori, poeti, docenti, studiosi di differenti origini. El-ghibli si adatta ai ricorrenti cambiamenti culturali, sociali e tecnologici attuali. Sono avvenuti...

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Sotto l’Arengario

racconto di Clementina Coppini

Emma non amava parlare in pubblico, o forse sì. Dipingeva. L’avevano invitata come esperta d’arte in quella sala in centro dove organizzano eventi interessanti. Quella volta però si trattava di un incontro noioso con pochissima gente. Ovvio, altrimenti non avrebbero chiamato lei.
Pietro alla fine si era avvicinato. Si era presentato e le aveva detto che era innamorato dei suoi lavori. Non aveva detto proprio innamorato, ma si capiva che lo era. Era innamorato dei suoi quadri e ora anche di lei. Emma l’aveva capito subito. Lui era elegante, profumato e ben educato. Le piacevano gli uomini in giacca e cravatta che sapevano di Dior, ma lui non l’aveva colpita più di tanto.
Si ricordava di avere avuto un aspetto migliore, ma ora stava appassendo e l’età l’aveva liberata infine dagli sguardi degli uomini. Pietro era arrivato davvero troppo tardi.
Prima...

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Poesiole

di Clementina Coppini

Ultima notte
C'è sempre un'ultima cena
c'è sempre un ultimo giorno
e un'unica piccola vita
con tanto di dura salita

c'è sempre speranza
ci sono canzoni e musica e danza
amore e passioni

c'è il gatto che dorme
la nave che affonda
il bimbo che piange
o annega nell'onda

Grondanti d'orrore
ci sono ferite multicolore
dolore e rancore

L'attesa dell'ultima notte
mi angoscia ogni tanto
e forse non oltre
ma l'oltre non so dove sia

Ho chiesto alla morte
se posso aggiungere alcol alle mie note
Ha detto che ne ho facoltà


Purtroppo e soprattutto
Io non ho casa
io non ho tempo
io non ho te

La notte sogno di baciarti
e invece questo mare ci separa
Oggi è un bel giorno per sognare
Sogno te, la vita,...

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Premio Sengor 2018

Vengono pubblicate in questa parte le poesie premiate al concorso Sengor 2018
Sezione A Sillogi in italiano
Poesia tratta dalla silloge Dolore minimo di Giovanna Cristina Vivinetto - prima classificata

Sono stata così vicina al silenzio
del corpo da vederlo quasi
scomporre tra le mani.
Un pezzo alla volta taace,
si dimentica d’esser vivi
come si tacciono le date,
i nomi con cui ci chiamammo.

Vorrei avere la memoria
delle cose dimenticate in soffitta
insieme alla gioia fanciulla di chi
le riscopre un giorno, per caso,
quando ha già smesso di rovistare.

Per il mio corpo cerco lo strepito
inatteso fra i giuncheti. Un vociare
d’ali non previsto mentre si scende
verso il lago – sul sentiero.

Non desidero la benedizione
dei calendari, di tutti gli eventi
che esistono fino a una certa ora
degli orologi che sanno
esattamente dove indicare.

Mi trovi già altrove. Sulle...

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Un poveruomo

racconto inedito di Monica Dini
E poi avevo ereditato sette piante di limone e anche dei soldi. Giusti per una buona vacanza. Insufficienti per comprare una macchina grossa. Pochi per il resto del mondo. I limoni erano un boschetto. Per me quei soldi erano tanti. Lavoravo, lavoravo e la fine del mese si fermava da qualche parte prima di arrivare a casa mia. Così quando il notaio mi ha chiamato e mi ha detto: «Lei signor Archi è stato nominato nel testamento dal signor Paskosky» mi è venuto: «Come?» e me lo sono fatto ripetere da capo.

Tre volte me lo sono fatto ripetere.

Paskosky era il mio vicino di casa. Un polacco. L’uomo che guardavo potare i limoni. Lui aveva questa passione e io stavo attento. Gemme, fiori, frutti, parassiti, funghi, concimi. Rinvasi. Ho imparato tanto sui limoni è per questo...

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I can’t walk in those shoes!

Cammino con un paio di sandali tedeschi nelle stanze fresche della galleria nazionale di Praga dove ho appena visto un'installazione gigantesca dell'artista cinese dissidente Ai Weiwei: un'enorme barca gonfiabile lunga 70 metri con 258 rifugiati senza volto, anche loro gonfiabili.

Sono tempi non sospetti, l'estate del 2017, al governo del paese dove sono ritornata a vivere, l'Italia, non c'è ancora un ministro dell'Interno che vuole chiudere i porti, ma già il dramma di quel mare nostrum solido, lastricato di morti, è presente nelle coscienze di chi ama l'umanità. Weiwei mi aiuta a dare un senso a tutto questo, che senso non ha. Rifiuta il termine refugees crises, che è tanto usato dai media anglosassoni e la definisce una crisi dell'umanità perché, nella gestione dei rifugiati ,"abbiamo perso i valori umani". E' la nostra crisi, non la loro.

Il luogo è da brivido: qui si raccoglievano gli ebrei da deportare nei campi di concentramento di Terezin...

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Let’s get together and feel #primalepersone

No, eh, lo capisco, il ristorante nel piacentino, gli amici... no io ci sono andata in manifestazione. Davvero bello, sì sì, ti dico, ci voleva. Avevo bisogno di vedere tutta quella gente. Il clima che c'è nei social mi stava soffocando e anche nei posti pubblici, tipo nella sala d'aspetto del veterinario e persino alla sfilata del Capodanno cinese c'era gente che parlava bene di Salvini.

E alzano tutti la voce per far sentire a quelli che han vicino. Già, no, secondo me lo fanno per fare in modo che anche altri si indignino come loro, cercano un coro. Cercano il gruppo che li rassicuri. Fanno paura. Com'è che stai stellina? Cosa urli a fare questa roba vergognosa? No, non gli ho detto proprio così. Beh, comunque anch'io ho bisogno del gruppo e oggi il gregge era proprio grosso.