Alba

i.m. Seamus Heaney, 30 agosto 2013

Gialla siepe di ginestra balenò e perì
a fine estate su pendio di colle umido al risveglio
di dono di rugiada. Il sole risuonò in ogni gingillo.
Campi serrarono roseti d’antica luce stellare.

È l’ora, nel volgersi d’avvilite nubi e cielo, che
il silenzio conosca il silenzio d’un feroce sonno,
conosca la voce vivente del mondo di nuovo viva
da dolore risorta per amare vivere in profonde

orme terrene di pingui greggi pascenti
su pendii travagliati. Parole incise su vento
penetrano rami di querce-madri formulanti
un sortilegio da quanto detto e ripudiato,

mai sia scordato il modo in cui un ombra rivela
la sagoma d’un corpo ovunque vada l’anima.

(traduzione di Angela D’Ambra)