aqua nuda

Laura Fusco
Aqua nuda
Kolibris    2011

Raffaele taddeo

La silloge di Laura Fusco  edita nel 2011 per i tipi Kolibris, presenta molti aspetti interessanti sia sul piano della pura funzione poetica che su quella della tecnica compositiva. Intanto il titolo della raccolta di poesie “aqua nuda”   rimanda evocativamente a qualcosa di classico perché il termine “aqua” non è una parola propriamente italiana ma appartenente all’idioma latino ed anche “nuda” è in sé ambivalente perché può essere una parola sia del lessico latino che di quello italiano. Il titolo è un ammiccamento al lettore invitandolo a non vedere nella sua poesia qualcosa di immediato e contemporaneo, quasi limitato nel tempo, ma qualcosa che ha già la dimensione del “classico”, dell’extratempo, dell’eterno .  Ma ancora il titolo propone un’altra riflessione sulla dimensione poetica della raccolta. L’acqua in sé è un elemento che purifica e in special modo quand’essa è priva di ogni rivestimento. Ma può essere un’acqua rivestita? Lo può essere se è acqua salmastra, acida, fangosa, ecc.  La sua nudità sottende, quindi, in particolar modo la sua purezza.  E tuttavia una ulteriore riflessione. La purezza dell’acqua rimane all’acqua oppure essa influenza anche ciò su ci si riversa trasformando ciò che tocca in qualcosa di nudo e quindi di puro? La lettura della poesie della silloge di Laura Fusco porta alla convinzione che la qualità dell’acqua portata dalla sua nudità modifica anche ciò che tocca e quindi l’intera poesia di Laura Fusco assume valenza di purezza, di sincerità, di verità assoluta.

La silloge di Laura Fusco si apre e si chiude con la stessa poesia E’ l’aria della notte, che proprio per questo assume la funzione di cornice all’interno della quale si collocano le altre composizioni.  Un’attenzione particolare perciò va data a questa poesia perché da essa può trarsi la cifra poetica dell’intera silloge. I versi centrali sembrano i più significativi  e ricchi di intenzione poetica:” …/quell’inquietudine leggera che ti spinge, / sospesa a te,/ incerta su che pensiero fermarti,/ …”. L’inquietudine leggera, la sospensione, l’incertezza sono gli elementi e gli aspetti determinante dell’azione poetica di Laura Fusco. Questi stati dell’animo conducono ad una forma di attesa, di mistero perché nulla è compiuto e tutto può ancora compiersi, perché ogni più piccola azione è carica di rivelazione ma anche di un mistero nascosto, incomprensibile, ma percepibile alla nostra sensibilità.

Ma nella stessa poesia vi è anche un altro aspetto rivelatore dato dal seguente verso: “sul tappeto che rimanda il tuo calore”.  Il termine calore rinvia  ad una intimità data da quell’esperienza che è essenziale ad ogni vivente e in special modo all’uomo: l’amore. Non poche poesie della silloge presentano il tema  dell’amore, ma, proprio come nel verso sopra citato, l’amore è colto nell’esito che lascia,  come un rimando di calore, come uno specchiarsi  per cogliere la sopita felicità che tale esperienza effonde e riverbera nel corpo, nel pensiero, nell’io. Il rapporto con l’altro tuttavia, pur in quei caldi sensi,  lascia sempre un elemento di allusione,  di mistero, di sospensione: ” Nella sua aria lucente/ qualche parola ci cercava./ Hai detto: non dire niente./ Io ti ho baciato./ E tu.” Ed ancora in un’altra poesia: “Ti spogli,/ non ti spogli,/ la leggerezza del corpo da una parte,/ tu dall’altra,/ il desiderio che non sa/ da che parte stare.”

Ancora la poesia di cornice ci conduce a cogliere con significante determinatezza alcuni aspetti tecnici propri del fare poesia da parte di Laura Fusco.  Spesso si tratta di una poesia-prosa, ove ritmo e rima, la prosodia, vanno al di là della versificazione,  che ruota invece attorno alla frase  quasi fosse prosa e non poesia.  Infatti  i versi che preludono alla parte finale designano in maniera inequivocabile questo indirizzo di tecnica poetica: “Qualche taxi attraversa questa zona di confine in cui sole e luna coabitano./ C’è gente che accompagna il cielo senza fare null’altro che prendersi la sua luce/ addosso./..”. Al di là degli elementi simbolici dati  dalla coabitazione di sole e luna al confine,oppure dal “prendersi la luce addosso”,  gli elementi prosodici delineano una struttura frastica significante una scena  (la tecnica tipica di Montale), un’azione. In questi versi sono racchiusi i due aspetti più importanti dell’atto poetico della Fusco. Si può con una certa consistenza affermare che la poesia  in questa silloge si organizza attraverso  una descrizione di situazioni sceniche che inducono alla sospensione  o mistero, e poi attraverso un correlativo oggettivo, di eliotiana o pascoliana memoria,  non dato però dal singolo oggetto ma da una frase che sottende uno stato d’animo, un sentimento così come in Pascoli era l’oggetto il sostitutivo del sentimento.  Si notino esempi di questo genere: ” Sei andato al parco di nascosto./ Pioveva fitto e l’aria buia sapeva di resina e fiori bagnati./ Hai guardato come ti han ridotta la felpa/ su cui lei si è sfregata,/ prima di togliersi la sua.”  Siamo di fronte non tanto  ad racconto, ma di fronte ad una pura descrizione scenica.  Ma si osservi quest’altra poesia: “Il taxi va veloce./ Attraversa le curve, il fiume, taglia/ le diagonali tra le fabbriche./ C’è un grande silenzio,/ un grande freddo contro cui/ il cappotto non serve, lascia entrare/ le correnti./  Un elenco stracciato/ di cose che non ricordi/ ti è caduto.”  Mentre nella prima parte c’è la descrizione di una scena, nella seconda ed ultima parte abbiamo una frase ad indicare lo stato d’animo.

Infine la poesia di Laura Fusco sembra che sia stata costruita per essere recitata, espressa con  la sonorità delle parola detta più che  letta in silenzio o sottovoce.  La contaminazione con il teatro, con l’evento spettacolare che coinvolge il pubblico evocativamente  perché lo trascina in situazioni, in spazi, in luoghi facilmente riconoscibili, ma veicolanti una densa tensione poetica, è il risultato più alto della poesia di Laura Fusco.

 Milano 30-12-2011