Le voci sparse
Voci tronche, fuggitive,
gemiti tenebrosi e fatati.
Allucinate voci della pena e della solitudine,
prigioniere senza pace né espressione.
Vogliono parole e geometrie nitide.
Sono le labbra incise dei legni brunastri,
pallide, potenti!
Sono le voci dei bambini non nati
voci tronche,
morate in calici fermi.
Voci mute dalle sfumate macchie
Angeli fermi nella notte stellata?
dei giorni fertili della terra?
Serafini ciechi di paradiso
lasciarono lacrime scure di cristallo.
Impronte vermiglie, scie argentee
lasciarono le voci tronche di passione.
Bianco sospira il vento nel sentiero di neve
L’ angolo della colpa
Per essere in un angolo della terra,
nella sera bruciante di un giorno di maggio
fra ciliegi fuggenti.
Pene iridescenti, feste livide,
colpa per essere nell’officina della mitologia,
negli specchi del sogno e degli alati che squamano.
Colpa per essere nella terra che brucia,
fra i cerchi della luna,
dove brilla una gemma bianca che fugge
nei navigli dell’acqua ferrea.
Lei
Come prigioniero,
coi muri intorno di case, di ferro
- niente si vede , niente si può -
Debbo liberarti piccolo uccello,
bambina fragile soave sinuosa, aria che anela...
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