Il cane alato

caneAnche in questa raccolta Božidar  Stanišić   Stanisic ha bisogno di giustificare il perché scrive in una dato modo e perché scrive determinati argomenti, vuole cioè offrire le coordinate delle sue intenzioni poetiche. Nel cosiddetto racconto Cane alato  mostra proprio l’impossibilità per lui di scrivere diversamente da come lo fa anche se ci prova, impossibilità di scrivere per accondiscendere ad un pubblico che è abituato a leggere testi semplici, gialli o   storie sentimentali. Lo scrittore di origine bosniaca aveva già manifestate con chiarezza in  Bon Voyage questi aspetti sottolineando  la necessità di porre delle riflessioni nei fatti che racconta o descrive fatti che dovrebbero essere documenti. E’ la poetica della riflessione, potremmo dire, che è pregnante in ogni racconto presente in questa raccolta; non c’è stralcio di narrazione, non c’è sequenza narrativa, si sarebbe detto in altro momento, che non sia contornata da una riflessione per cui il tessuto narrativo spesso appare dato dalla successioni delle riflessioni che non da quelle che Roland Barth avrebbe chiamato funzioni cardinali. La raccolta è composta da sette racconti, il primo di essi  La lepre rossa scritto nel dicembre 1991 quando la guerra della Bosnia non era ancora scoppiata e tuttavia il timore che Sarajevo fosse coinvolta è presente  anche in maniera quasi angosciante perché il narratore all’inizio fa una affermazione che lascia amareggiati oltre che sorpresi per la profonda verità nascosta. Egli infatti dice che  “la libera volontà è una grossolana beffa filosofica”. Si può constatare la veridicità di un tale concetto proprio quando scoppia una guerra perché non si è per nulla liberi di fronte ad essa e tutta la nostra vita ne è condizionata.
E’ possibile suddividere i racconti presenti in questa raccolta in tre gruppi: il primo composto da un solo racconto che come detto in precedenza tratta delle intenzioni poetica dello scrittore, un secondo gruppo, la lepre rossa  poi Viaggio di mezzanotte di un impresario edile e Incontro nel bosco, invece affronta il problema dello straniamento che avviene quando un individuo è cooptato dalla ricchezza, dall’ansia del danaro. Il senso che se ne ricava dalla lettura di questi  racconti è che la persona che si lascia assorbire dalla sete di danaro poi progressivamente perde il senso di umanità, di sensibilità spesso incapace a rivedere le proprie posizioni anche se qualche elemento di umanità traspare sempre. In La lepre rossa l’ex studente ormai teso a fare più soldi possibili, a far affermare la parte forte di sé e lasciare da parte quella debole che porta alla rovina confida a V. amico del protagonista che lui è “un uomo di molte strade. Corro  dietro ai soldi, li prendo per la testa e per la coda, e non chiedo che cosa è morale e che cosa non lo è. Ma…fuori dalle strade su cui esiste anche quella cosa che è diversa dal denaro, dal potere  e dall’autorità.” Anche nel racconto Viaggio di mezzanotte di in impresario edile alla fine il protagonista che fino a quel momento era rimasto restio al richiamo di una coscienza personificata che gli elencava le sue contraddizioni, alla moglie che gli chiede dove fosse stato fin a quel momento dice:” Sono uscito un attimo, per respirare un po’ di aria pura…”[il corsivo è mio]. Solo nel racconto Incontro nel bosco il Protagonista sembra non prendere mai coscienza della sua condizione che ritiene sempre soddisfacenti anche se  una coscienza personificata, che incontra nel bosco come un altro ego,  tenta di provargli  che qualcosa non  può funzionare nella vita che conduce e quando ritorna in albergo e gli sembra di rivedere quel suo io/coscienza inizia a fuggire senza neppure pensare a coprirsi dopo aver fatto  una doccia.
Sembrerebbe che Božidar  Stanišić   voglia affermare la possibilità comunque di una presa di coscienza e di un ravvedimento, insomma introduce un filo di speranza.

Gli altri tre racconti, E questo è tutto, ti dico poi Onde, onde e Conversazioni aeree hanno un andamento narrativo più pacificante, sotto alcuni aspetti bonari e scherzosi. In tutti e tre viene richiamato il problema della guerra in Bosnia, ma ormai sembra che il tempo abbia lenito le ferite per cui se ne può parlare, si possono fare delle analisi su di essa ma senza che ci si dilani, cosi come avveniva in precedenza. E’ possibile anche scherzarci come avviene con questo detto: ”In amore si perde la testa,/ in guerra si perde la testa/ quindi la guerra è amore.

In tutta la raccolta comunque la tensione morale è sempre elevata.