Il dolore dell’altro, la tua occasione
Che faresti senza il mio lento claudicare?
La tua voce forte è la mia voce azzittita,
e nella mia carne aneliti di radici.
M’hai preso tutto.
giallo raggio spezzato
e senza brividi di pietà!
Ravvivo i tuoi impeti, il tuo labirinto ozioso.
Imparasti dalle mie ferite, dalle mie fatiche
dal mio cielo infranto.
Costruisti fellonie impeccabili.
Angelo zoppicante,
chi ha bevuto le tue lagrime di brina nelle notti slavate?
Tempo,
porta esuli voci e il tenace fulmine.
Carne d’oblio,
carne di notte e solitudine,
a quando una luce ardita?