Il tuo nome è una promessa

Anilda Ibrhimi
Il tuo nome è una promessa
Einaudi               €  17,50

Questo nuovo romanzo di Ibrahimi si muove sulla scia dei precedenti. Lo spazio preso in considerazione è sempre l’Albania, come pure il tempo che va dagli anni ‘30 fino all’avvento della democrazia degli anni ’90. Sono ancora una volta ripresentati modi di vita e di agire della società albanese e i suoi peculiari aspetti culturali. Lo stesso titolo si inserisce nell’ottica di queste forme culturali tradizionali. Infatti “promessa” è la traduzione di “besa” che è la promessa a cui ci si deve attenere pena la condanna alla propria infelicità e a una sorta di vendetta divina.

Le novità sostanziali del romanzo riguardano i personaggi presi in considerazione e punti di vista più insistiti che nei precedenti romanzi. In questa narrazione viene preso in esame il gruppo etnico degli ebrei, della loro vita in una comunità particolare come può essere quella albanese, la persecuzione a cui è sottoposta a partire dalla occupazione dell’Albania da parte del fascismo verso la fine degli anni ’30, la repressione che specialmente i tedeschi instaureranno durante la seconda guerra mondiale con il progetto di inviare gli ebrei nei campi di concentramento e ucciderli tutti.

Ciò che più dettagliatamente viene preso in esame in questo romanzo è il rapporto fra il gruppo degli ebrei e la comunità albanese. Intanto si scopre che membri di questa comunità anche a costo di rimetterci la vita erano disposti a nascondere gli ebrei e a proteggerli. C’è addirittura il rammarico da parte di un personaggio della comunità albanese ospitante il gruppo ebraico di non aver saputo proteggere e difendere tutti i componenti di questa comunità. Anche sul piano della politica il gruppo dirigente albanese assunse atteggiamenti e posizioni atti a non esporre gli ebrei ed evitare fino all’impossibile il loro riconoscimento: “Non c’è stata nessuna comunicazione né un ordine, il popolo che li ha nascosti e protetti lo ha fatto per lo stesso motivo del ministro. L’ospite è sacro e va protetto. Il governo collaborazionista aveva le liste, non le ha consegnate. Hanno consegnato tutto, persino l’oro, ma non le liste di quelli che avevano ospitato”. Il romanzo accompagna la storia di una famiglia ebrea residente in Germania che nel momento in cui avverte il pericolo della loro situazione in quel paese, ormai dominato dal nazismo e dalla persecuzione contro gli ebrei, decide di allontanarsi da quella nazione con l’obiettivo di raggiungere gli Stati Uniti d’America. Vicende contrastanti conducono questa famiglia in Albania, da cui nutre la speranza di poter allontanarsi definitivamente per raggiungere il paese oltreoceano. Circostanze avverse non permettono la realizzazione di questo sogno e dapprima si trova a dover rifugiarsi in Svizzera e poi in Albania.

Ma struttura fondamentale del romanzo è la doppia vicenda che viene raccontata, in modo alternato, quella della famiglia di ebrei, della sua odissea nel passare dalla Svizzera all’Italia per approdare poi in Albania. La storia specialmente di una del componente il gruppo ebraico, Abigail bambina dapprima e successivamente ripresa da adulta e sposata con un uomo insensibile e chiuso ad ogni esperienza di bellezza e di arte. Da lui ha due figli, Joanna e Aaron.

Storia intensa, affascinante, in cui la protagonista tende sempre al raggiungimento di una libertà che potrà coniugarsi solo con quella politica. Sembra quasi affermarsi sul piano narrativo una sorta di parallelismo per cui solo la libertà politica può garantire la tensione non solo alla libertà personale ma alla propria liberazione. In questo contesto è inserita la vicenda del poeta Paul, le cui poesie sono viste negativamente dal governo comunista di Hoxa. Innamoratosi della sua collega ebrea, Abigail, viene scoperto e denunciato proprio dal suo marito. La sua storia non avrà esito positivo.

Dall’altra parte c’è la storia di Rebecca figlia di Ester, sorella di Abigail. Le due sorelle si erano perse di vista dopo una rappresaglia nazista presso gli ospitanti il gruppo ebraico e la scoperta, mediante le parole con cui la bambina Abigail risponde all’ufficiale tedesco, che quest’ultima non è albanese ma tedesca e perciò inviata insieme al padre della famiglia ospitante a Dacau.  Rebecca è inviata in Albania da una ong per aiutare il paese a svilupparsi ed è così che viene in qualche modo assorbita dalle usanze di quel popolo. Il marito Thomas la raggiunge anche per portare a termine una ricerca storica tendente a rintracciare proprio Abigail, di cui Ester non aveva più avuto notizia dopo essere riuscita a raggiungere l’America. Viene prodotto un film sulla storia degli ebrei arrivati in Albania e la dedica finale è proprio nei confronti di Abigail di cui si erano perse le notizie. Sarà Joanna, sua figlia a rivelare le ultime notizie di sua madre.

Il romanzo, come tutti quelli di Ibrahimi, è ben articolato e condotto con grande sapienza e professionalità letteraria; tende specialmente a mettere in risalto alcuni aspetti della cultura albanese. Potremmo dire che i valori di un tempo del popolo albanese vengono miticizzati, ci si riporta a loro con una sorta di nostalgia.

La lettura coinvolge emotivamente perché gli elementi che portarono all’olocausto ci fanno ancora riflettere specie quando una certa tendenza nostalgica del nazismo ci pone davanti spauracchi che pensavamo essere stati definitivamente debellati. Questo romanzo ha quindi anche il pregio di rinverdire pezzi di storia che non devono e non possono essere dimenticati.