La memoria storica di una terra rievocata nel miracolo della poesia

Il sibilo del mare, nel continuo agitarsi  delle onde, porta con sé la testimonianza del passato di colonizzazione della Nuova Zelanda. Frammenti di remota distruzione si addensano nei simboli caratteristici della poesia di Apirana Tylor.
L’autore neozelandese concentra nell’espressione della poesia alcuni episodi emblematici legati alla sua terra, presentata come grembo di vita e di morte. Il rombo di Ruamoko, che secondo la mitologia Maori è dio figlio di Papatuanuku (la madre Terra) e Rangi (il  padre cielo), ovvero rappresentazione della forza dei vulcani, dei terremoti e della ciclità delle stagioni, emerge dalla storia e riecheggia nell’arte. È possibile scavare in tal modo il solco della memoria come fecero un tempo i coloni europei con i loro aratri nelle foreste, incendiandone e deturpandone poi gli elementi salienti quali i verdi alberi giganti Totara o di conifere come Rimu e Kahikatea, tipici del paesaggio neozelandese e ridotti soltanto a ossa carbonizzate. Gli atti compiuti sui luoghi e contro le popolazioni locali rischiano di scomparire tra le piaghe di una storia senza nome, mai dichiarata ufficialmente, perpetrata se non oralmente attorno ai fuochi da coloro che la subirono.
Alcuni tra i momenti salienti del passato di colonizzazione neozelandese sono racchiusi nell’omaggio che Apirana Taylor intende restituire alle sue origini in poesia: indispensabile, in tal senso, la rievocazione di quanto accaduto a Parihaka. Tale insediamento, situato nella parte occidentale della regione di Taranaki, divenne il luogo per eccellenza della lotta di protesta contro la confisca delle terre maori. Sul finire dell’Ottocento, i profeti Tohu e Te Whiti, pionieri di una strategia di non-cooperazione non violenta finalizzata alla difesa dei territori maori, furono arrestati e imprigionati. Parihaka, centro nevralgico dell’opposizione, si era infatti trasformata in breve tempo in un rifugio per tutti coloro che erano stati spodestati dalle proprietà lungo la costa. Per questa ragione, il 5 novembre del 1881, 1600 volontari dell’armata governativa invasero l’insediamento, provocandone la distruzione, ordinando l’arresto dei capi del villaggio e causando allo stesso tempo la dispersione o la morte dei suoi quasi 2000 abitanti. Uomini, donne e bambini furono sradicati come alberi, portati in catene o costretti, in qualità di schiavi, ad arare il loro stesso suolo. Fu impegno del governo, inoltre, fare in modo che tali eventi non fossero riportati nei documenti ufficiali del paese; mai trattati in alcun luogo, gli eventi di Parihaka poterono soltanto sopravvivere attraverso la trasmissione orale.
Apirana Taylor affida la memoria del passato della Nuova Zelanda alla sua stessa creazione artistica e scioglie gli sviluppi della storia del suo popolo nel primo rossore di luce pronto ad inondare il cielo, tra i fasci rossi e i raggi danzanti per la Via Lattea. Ammirando il miracolo divino che si compie nei paradisi stellati e procede nella bellezza dell’aurora australe, poche volte osservabile nel corso della vita, l’autore dispiega così in poesia l’autenticità del suo mondo in evoluzione. Una realtà non dissimile da altre, che porta i segni del ed emerge dal perpetuo umano contrasto, ma intrisa di una costante volontà di appianarsi nella quiete condivisa di un unico cielo.