La minoranza inesistente

Marina Fois
La minoranza inesistente – I berberi e la costruzione dello Stato algerino
Carocci editore    2013    € 14

La prima impressione che si ha leggendo questo testo storico sui berberi e il loro  apporto alla costruzione dello Stato algerino è che ogni processo di nazionalizzazione inevitabilmente, quasi come una legge interna e costante,  porta alla emarginazione delle minoranze e alla soppressione di tutte le loro esigenze socio-politiche. E’ così avvenuto nella formazione degli Stati Uniti d’America, ove la minoranza nera non ebbe i suoi riconoscimenti fin dall’epoca della stesura della Costituzione. E’ avvenuto in Italia, ove la formazione della nazione   nel 1800 si è avuta con la emarginazione socio-politica delle popolazioni meridionali concretizzatisi con la guerra al brigantaggio. Ma forse scopriremmo la stessa cosa in ogni processo di nazionalizzazione che all’insegna dell’unità marginalizza e comprime ogni altra minoranza esistente all’interno di un territorio.
Il testo di Marisa Fois prende in esame il momento iniziale della presa di coscienza degli algerini della necessità di arrivare all’indipendenza dalla Francia. Come in tutti i processi liberatori in cui si scontrano parecchie tesi e strategie per arrivare all’obiettivo prefissosi  anche per quanto riguarda l’Algeria e il suo movimento di liberazione scopriamo che vi furono due linee strategiche: quella berbera, cabilista e quella arabo islamica. I primi avevano come programma l’”Algeria algerina”, motto  che presupponeva l’amalgama di tutte le componenti algerine esistenti all’interno del territorio algerino, da quelle berbere, a quelle ebraiche; i secondi ponevano l’accento sull’elemento arabo islamico, con ciò negando implicitamente ogni altra rappresentanza.
Il conflitto ideologico si sviluppa per pochi anni a ridosso della fine della seconda guerra mondiale e culmina nel 49-50 quando “L’Etoile Algérienne”, l’organo di diffusione in Francia del partito   MTLD (Mouvement pour le triomphe des libertés démocratiques) che aveva  portato avanti fino a quel momento le istanze indipendentiste algerine, viene sospeso e le stesse sezioni in Francia sciolte. La lotta arriva al suo punto di crisi quando i berberi, che oltre tutto sono in maggioranza all’interno del partito richiedono maggiore rappresentanza e più visibilità per l’apporto di uomini e idee che stanno portando all’interno del partito e specialmente in Francia nel diffondere l’idea di un’Algeria indipendente. Da questo momento si ha l’emarginazione del movimento berbero e il tentativo francese di utilizzare la Cabilia e i loro abitanti come possibili alleati della loro politica.
L’FLN (Fronte di Liberazione Nazionale) riassorbirà al suo interno tutti i conflitti a forse l’uccisione di Abane Ramdane nel 1957 serve a bloccare sul nascere possibili rivendicazioni democratiche pluraliste all’atto dell’indipendenza algerina.
Quando l’Algeria si libererà  dalla colonizzazione francese, il gruppo dominante al potere sarà solo quello arabo-islamico.
Negli  anni successivi  il movimento berbero-cabilista riuscirà a far sentire la sua voce, ad ottenere che il berbero venisse insegnato nella scuola (1995), ma la struttura politica del paese sarà segnata dal misconoscimento della minoranza berbera fin dall’inizio. I berberi saranno una minoranza dimenticata.