la teqja

Artur Spanjolli
la teqja
Besa    2007

raffaele taddeo

E’ il terzo romanzo di Artur Spanjolli pubblicato dalla casa editrice Besa.  Come nel primo romanzo si organizza un saga familiare a partire da un punto focalizzante che questa volta è un luogo ( una sorta di monastero di dervisci) e dalla figura di un saggio derviscio.

Il monastero (la teqja) era stato distrutto dal governo comunista albanese.

L’avvio narrativo è dato dal rinvenimento di un diario appartenuto a Hysen Cialliku. e sfuggito quasi miracolosamente a un incendio, distruzioni e alle successive intemperie atmosferiche.

Si tratta di circa 30 pagine che i discendenti della famiglia Cialliku  decifrano e leggono ogni sera per coglierne elementi di consolazione spirituale.

E’ a partire da questa lettura che si snodano i racconti, gli avvenimenti miracolistici attribuibili a Hysen Cialliku  che toccano,  in un arco di tempo lungo un secolo, quasi tutti i membri della famiglia.

Viene così alla luce  il conflitto fra i Cialliku e il signorotto locale Seit Beu, che sarà poi il responsabile dell’incendio della ricca biblioteca posseduta da Hysen.

Il romanzo di Spanjolli si colloca su un piano fortemente etico-religioso, in cui viene esplicitata la lotta fra male e bene, lotta  che non sempre  vincente e riesce a sopraffare le forze del male.

Nella realtà   il male convive con il bene e l’esito della lotta fra questi due poli è ben diverso da quello  che ci si potrebbe  aspettare. Dal   groviglio di pessimismo emerge qualcosa  che dà speranza a una possibile ripresa e consolida la fiducia nella forza del bene.

Se l’aspetto etico è desumibile da questa lotta non dichiarata, ma trasparente nei fatti, negli avvenimenti, il romanzo per alcuni versi tende a trasformarsi in una sorta di agiografia, in cui la biografia del santo è data dalle pagine del diario ritrovato e gli atti miracolistici sono testimoniati dai ricordi dei vari esponenti della famiglia.

Alla base  della struttura religiosa del testo, però,  vi è una forte tensione verso la tolleranza e l’apertura nei confronti di altre fedi religiose oltre a quella  musulmana che è propria dei Cialliku.

Il senso di tolleranza è testimoniato dalla qualità dei libri che compongono la biblioteca, dalle letture che Hysen fa, dai ragionamenti espressi nelle pagine del diario ritrovato.

Il saggio Hysen è fortemente ancorato alla terra e alla forza dei sentimenti.  Si adira, cede alle passioni della carne. E’ un santo che vive della concretezza degli uomini. Ma  è anche un santo che assomiglia a quelli cristiani. La gente si rivolge a lui nelle preghiere per ricevere aiuto nelle difficoltà.

E’ il tipico santo cristiano che intercede: la religiosità è simile da tutte le parti e in tutte le religioni.

05-02-2007