Lettera al mio fantasma. Piccola epopea dell’Assenza

Saba Anglana
Lettera al mio fantasma. Piccola epopea dell’assenza
Animamundi Edizioni, Otranto 2018, pp. 83

 

Michele Pandolfi

In questo piccolo libro Saba Anglana, artista italosomala, si cimenta per la prima volta nella scrittura in prosa, dopo aver sperimentato vari linguaggi nel corso della sua esperienza artistica [1]. Il testo è introdotto da una prefazione intitolata “muta liturgia dell’essenziale” di Paolo Mottana e si conclude con una breve “biobibliografia” riguardante l’autrice.

Il protagonista dell’opera è un fantasma, che sorprende la scrittrice sempre nel primo pomeriggio, cioè nel momento della giornata in cui i riflessi lentamente si attenuano e l’attenzione progressivamente cala. Con questo fantasma l’autrice intesse un dialogo fitto, a tratti melanconico, che la porta sempre a interrogarsi su se stessa, sul suo passato, ma anche sul presente che vive e la circonda. Tuttavia il fantasma è anche assenza, poiché è la proiezione della mancanza di una persona cara e amata che ha fatto parte della vita della scrittrice e con la quale ha l’esigenza di mantenere un forte contatto. Nel binomio tra presenza e assenza si articola quell’intenso legame familiare con la figura paterna che per l’autrice risulta essere a tratti quasi vitale, in quanto la sua biografia si immerge e si realizza attraversando amori, ispirazioni artistiche e confini transnazionali.

Saba Anglana indirizza le proprie parole all’interlocutore di questo dialogo silenzioso attraverso una prosa breve, incisiva, piena di un lessico forbito e ricca di frasi nominali. Spesso la prosa lascia spazio ad alcuni versi in poesia. Il testo, nel suo insieme, risulta quindi essere molto intenso, in quanto pieno di una scrittura intimistica e personale, che si riempie di energia e pathos proprio nel connubio tra prosa e poesia. Nel complesso la lettura segue i pensieri intimi dell’artista: il filo del racconto entra nella sua anima e si rivela nella sua arte in continua evoluzione, che cambia stili, si nutre di molteplici ispirazioni e viaggia tra mondi differenti. Tuttavia questo aspetto pubblico affiora soltanto in parte, in quanto è l’ambito più intimo e recondito della sua anima che la scrittrice vuole far emergere in queste pagine, cioè la sfera familiare, i pensieri che nascono da quel contesto e che modellano il suo essere persona, prima che artista in continuo movimento.

Proprio a tal proposito l’autrice, verso la fine del suo racconto, confessa: «Io ci provo a stare al mondo, qui, in questo mondo, sorellina mia. A scambiare sguardi cordiali, a leggere i giornali. Ma pungola l’assenza a cui scrivo, c’è qualcosa che chiama i miei occhi imperfetti oltre i recinti, verso un luogo che nemmeno la geografia può ammaestrare, che non ha mappe, né nomi di fiumi e di laghi. Questo luogo, di cui non conosco la morfologia, si scopre in anteprime improvvise, abita piccoli momenti, intuizioni che abbattono il parassita della noia. Non è un distrarsi, non è cercare una fuga. E un “qui” più denso, o, se preferisci, un altrove immanente, più complesso, che riscatta la vita dalla noia e dalla banalità crudele e distante, ci parla di un’esistenza fatta di continui viaggi e di superamento di frontiere. Per questo Dio sceglie i migranti per raccontarsi, per questo abita nello straniero, in colui che compie con coraggio un attraversamento. La verità è che siamo tutti qui, tra fuga e ritorno, pronti a scorgere ciò che ci può portare via, oppure piantare come un sasso su questa terra».[2]

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[1] Saba Anglana, cantante e attrice, è nata a Mogadiscio nel 1970 da padre italiano e madre etiope. Nella sua carriera ha pubblicato quattro album musicali: Jidka (The Line) nel 2006, Biyo-Water is life nel 2010, Life Changanyisha nel 2012 e l’ultimo Ye Katama Hod nel 2015. Nelle sue canzoni si mescolano tra loro diverse lingue, tra cui l’inglese, l’italiano e il somalo, così come succede ai ritmi e ai suoni che provengono sia dalle tradizioni orali del Corno d’Africa sia da altri contesti musicali conosciuti dall’artista.

[2] Saba Anglana, Lettera al mio fantasma. Piccola epopea dell’Assenza, Animamundi edizioni, Otranto, 2018, pp. 70-71.