L’onore dei Kéita

Moussa Konaté
L’onore dei Kéita
Del Vecchio 2011
raffaele taddeo

Moussa Konaté nato nel Mali, organizza questo romanzo giallo secondo due registri narrativi che potrebbero essere divergenti, ma che invece risultano fusi e conglobati in una struttura equilibrata e fascinosa. Infatti, se la movenza giallistica dello scrittore africano si può connotare all’interno delle modalità tipiche del mondo occidentale, ove spiccano l’importanza degli indizi e l’uso del ragionamento oltre che della facoltà intuitiva, esaltata molto spesso nella letteratura investigativa, l’ambiente, la connotazione antropologica è invece molto più vicina al mondo africano tradizionale, con l’importanza che assume la tribù e il legame ad essa.
Questo doppio registro rende il testo dello scrittore del Mali interessante perché in una modalità tipica della letteratura giallistica si entra però nel mondo africano e all’interno delle sue tradizioni e ritualità.
Ma ogni testo giallo può essere visto a partire dall’investigatore, dall’analisi della sua personalità, dal rapporto che ha con i subalterni, gli amici, oltre che per le facoltà che mette in gioco nel condurre l’investigazione.
Habib, il responsabile commissario della sezione investigativa della polizia, non viene descritto fisicamente, non abbiamo quindi una raffigurazione del personaggio, salvo per brevi e limitati indizi come “saliremo il pendio – spiegò Habib a Sosso – presto toccherà a te prendermi in giro”. Parole che indicano o una età avanzata o una difficoltà nel procedere in salita a causa forse di un peso sovrabbondante. Tuttavia non è l’investigatore che infrange regole, salvo di scarso rilievo, né è saccente o arrogante o violento. Mostra però nei momenti cruciali fermezza e rapidità di decisione. Siamo di fronte, quindi ad un poliziotto investigatore apprezzabile oltre che potremmo dire simile a tanti personaggi investigativi della letteratura europea, che usano cervello e tatto piuttosto che violenza e forza bruta.
Habib è un personaggio bonario che sa capire le debolezze e manchevolezze dei subalterni, ma anche valorizzare le loro qualità. Questa bonarietà ce lo rende simpatico.
Le caratteristiche di Habib a volte sembrano stridere col mondo antropologico e tradizionale nel quale si svolge l’opera investigativa e tuttavia il commissario sa anche rispettare queste norme anche se il suo atteggiamento è quello di un funzionario pubblico che deve far rispettare le regole che la società si è data.
La vicenda investigativa si muove all’interno di un villaggio in cui domina la famiglia Kéita, che vive ancora di tradizioni e di tutti i valori che essa rappresenta e proprio per questo nel momento in cui alcuni aspetti della modernità, ma anche la rottura di alcuni tabù entrano in conflitto con questi valori, l’intera struttura familiare si sgretola.
Gli aspetti contrastanti, non immediatamente visibili fanno del romanzo di Moussa Konaté un testo che si legge con curiosità oltre che con trasporto perché si è proiettati nella trama che si fa sempre più complicata, man mano che si procede.

08-11-2011