P.I.I. Adagio pistoiese

ADAGIO PISTOIESE

Si chiamava Julio Cesar,
aveva tredici anni
quando nel ’68
sullo schermo della tivù bianconera
della casa dei suoi nonni
guardava indignato
la rivolta dei negri
negli Stati Uniti
che pretendevano rispetto
ai loro diritti civili,
all’uguaglianza
prevista nella loro legge.
Quella sera Julio Cesar
ha scritto la sua prima poesia,
“La protesta”,
dopo aver ascoltato in inglese
quella di un poeta militante.
Il poeta che l’aveva declamata
si chiamava LeRoi Jones.
“Le Roi”, un nome di re,
con una voce d’oro
risvegliava la voce poetica
dell’adolescente di Niterói.

Quarant’anni più tardi
LeRoi Jones aveva cambiato nome,
ora si chiama Amiri Baraka,
è musulmano
e Poeta Laureato.
Julio Cesar ha perso il Cesar,
il suo Julio per poco
non è diventato Giulio,
e la poesia da allora
è diventata per lui
il senso di tutto e di ogni cosa.

Ma quel loro mondo neonato
ora è un mondo vecchio.
E non è successo niente.

Julio e Amiri
ora sono seduti a un tavolo
in una piazzetta di Pistoia.
Bevono un cappuccino.
Fra poco leggeranno
le loro nuove poesie
in un festival letterario.

Si guardano in silenzio
e pensano a quella storia buffa,
quella della tivù Philco bianconera
che hanno condiviso
uno dentro e l’altro fuori,
più il cordone ombelicale
della poesia.

Attorno a loro,
oggi come allora,
la Storia,
la madre impazzita
il seno fatale.

Ora ridono,
Julio e Amiri,
senza dire parola.
Si guardano e ridono,
e il barista non capisce niente.

Hanno attraversato un secolo
sott’acqua,
Julio Cesar e LeRoi Jones,
e ora ridono,
respirano e ridono,
da una distanza sicura,
da sotto un grande albero,
dall’altra sponda del fiume.

Pistoia, 04 Giugno 2005