Perugia – Gubbio – Livorno

Perugia 4.7.89
– I –
Arrivai
Cercando di sfuggirti
Anche se avevo scritto
Il nome Tuo
Sulla parete vuota della memoria
E cantato le tue lodi.
Ma in fondo al cuore
C’era
Quell’ incertezza
Indegna
Dei veri amanti
E cosa m’hai fatto, Signore?
Ti sei presentato
Così reale
Crudele
Crudo e denso
Che non ho dormito.
C’eri dappertutto
In me e fuori di me
In tutte le dimensioni
Del fiele
E dell’amarezza.
I sogni
Sotto la luna
s……….la notte di tristezza
e han svegliato
la nostalgia di te,
la ferita d’amore
e i miei dolori
sono scomparsi davanti ai tuoi!
E’ sempre così:
ci vuol l’onda più grande
azzurra e violenta e alta
per poter volare.
Eccomi Signore
Piuttosto putrefatto
Ma certo di cercarti
Come posso ora:
come la Sposa
al di là delle Mura
“senza cogliere mai fiore”
Tutto patire
Tutto agire
Guardando il tuo costato
Da dove sgorga l’acqua
E così Gubbio
Prato di tetti
Medievale Ouro Preto
Piazza d’aria pensile
Laica città piena di chiese
Mi sorride e si spiega
Il Duomo è la gioia
La pietra orante
c….
la parola risuona:
“…Perché sei gradito
Al Signore sei stato tentato, Tobi”.

Il sole brucia
L’Umbria morena
Un coro di serafini
Veronica Chiara Francesco
Mi cantano
la prossima primavera.

– II –
Gubbio
A prima vista m’innamora
Tutta bianca – gialla – oscura – chiara
Tutta un prato di tetti
E piazze nell’aria
E torri
Che sembrano di oggi
E non di ieri
E un vento laico e puro
Dato da Dio
Alla città
Piena di chiese vuote
E ombrose.
Accanto a me
Un cuore batte per Dio
Come se fosse in altri tempi
Ma non hai tempo, Signore
E il tuo spazio
Prende Gubbio dalle nascita
Ad ora
E c’entra nel mio cuore.
Una colomba pausa(?)
Gira e ci segue.
Il cuore addormentato attende
Forse è pronto?
Gubbio fiorisce di fiori gialli
E tutte le campane
Come di festa di Sant’Ubaldo
Salutano le nozze.

Livorno
Sotto il sole – ma la promessa primavera
Non si è ancora vestita? –
Sotterra i palazzi
E mi fa vedere
L’anima della città
Burlesca
Come un pupazzo
Che fa il morto
Per far scoppiare
La risata
Nell’esatto momento
In cui un prete
O un compagno
Benedicono a loro modo la salma.

Livorno
sono i giovani
moto e macchine
alla ricerca del mitico bar
dell’amicizia.
Livorno
Sono i guai
Della morte
Delle case
Di uomini e di donne
Senza la pazzesca forza
Di Modì.

Ma Livorno
sono anch’io brasiliano
che mi ospito
in una viuzza calma
quasi campagna
e di là c’è il mare.
Sono io povero vecchio
Che sta per partorire
Ma mancano ancora
Nove secoli per l’avvento
D’un nuovo uomo nuovo.

Allora, Livorno,
mi vuoi bene?
Lascio a te le risate
E ti prendo le lacrime
Che nascondi così bene.

E’ sera
Dentro di me ritrovo me
E la mia circostanza
le croci e la Croce
le donne e la Donna.

La mia carne bolle
E non mi rammarico
Prendo un libro
E lo leggo
Traduco le emozioni
Visioni che in me passeggiano
E rido
Perché l’essere
Si “trinitizza”
E sono nel PADRE
ella Madre
nel Verbo
e nel Soffio
e si rifà tutto e tutti.
Nel piccolo infinito
Affanno di amare l’altro
Da me riflesso abbandonato
Allontanato da me
Oggetto da vedere
E da penetrare
Antropofagia
Eucaristia
Nel tramonto e nel vento del mare.
Sono certo
che l’universo avanza
dalla mia piccola gestazione
sono gravido del mondo
e lo penetro nella gioia
uomo
che fa morire il fiore
che eri te.