R.i. Gita al mare

La spiaggia di Goiabal è il posto più pericoloso al mondo. È l’unica spiaggia di acqua salata della nostra regione, l’Amapá, nell’estremo nord del Brasile, al di sopra della linea dell’equatore.
Non è una spiaggia particolarmente lunga, saranno sì e no sei chilometri di sabbia bianchissima, ma è la spiaggia più larga che io conosca: con la bassa marea bisogna camminare più di due chilometri per arrivare alla battigia e vedere le piccole onde rossicce, intorbidite dalle acque terrose che il fiume delle Amazzoni trascina fino alla sua foce, un migliaio di chilometri prima.
Dico che è la più pericolosa al mondo perché la sua larga distesa di sabbia è cosparsa di buchi, vallate e laghetti più o meno profondi. Durante la bassa marea per avvicinarsi al mare basta che uno cammini contornando i laghetti in uno zigzag che può essere persino divertente. Poi ti trovi lì a fare il bagno mentre la marea comincia a salire. In pochi minuti copre tutta la superficie di sabbia, per tornare al sicuro devi fare in fretta, ma siccome l’acqua è fangosa è impossibile vedere il fondo ed evitare le buche. In questo modo, avrai percorso solo poche decine di metri quando la marea avrà già ricoperto più di un chilometro di spiaggia, sei improvvisamente in alto mare con onde davanti e dietro di te, e le correnti che si formano fanno il resto, trascinandoti per sempre dentro l’oceano. Senza esserti mosso da dov’eri, ti ritrovi in pochi minuti lontanissimo dalla costa, solo e in balia di quell’acqua marrone in movimento.
In un’invasione silenziosa, subdola, in un baleno trovi un intero esercito nemico davanti a te, oltre a quello che hai di dietro. Sei circondato a tradimento e assolutamente vulnerabile.
Perciò trovo Goiabal ancora più micidiale delle sabbie mobili o dell’orlo dei crateri dei vulcani.
I turisti imprevidenti, ma anche la gente del posto, spesso non resistono all’idea di fare una nuotata nel mare salato, il mare vero, l’unico in un raggio di migliaia di chilometri. Nonostante siano consapevoli del rischio immenso, del gigante Adamastor, la tentazione è più forte, e così i morti non si contano più.
Parti dalla capitale Macapá su un 4X4, e dopo cinque ore ballonzolando su e giù per una stradina sterrata e deserta, in mezzo a migliaia di aironi candidi che affollano i terreni paludosi circostanti, arrivi alla spiaggia-trappola, alla pianura lunare che si trasformerà nella zuppa della tua morte. E sin dall’inizio lo sai. Ma siamo fatti così.
– Pronto? Senti, amore, pensavo, da quant’è che non facciamo una bella nuotatina? Mi è venuta voglia. Anche a te? Bene! Allora, domattina possiamo lasciare il bimbo a casa di mamma e possiamo fare un salto a Goiabal? Va bene. Faccio il pieno quando esco e alle otto, massimo nove, partiamo? Dài, che te lo meriti questo regalino, e anch’io!

Una gita al mare è stato pubblicato in “Un mare così ampio”. I racconti in romanzo di Julio Monteiro Martins, Lucca, Libertà edizioni, 2011.