Regole e pace

*

abbassare la guardia
e lo sguardo
sulla terra
mettere stoini
sulle frontiere
sui confini
al posto del filo spinato
posare lo sguardo e
leggere la polvere
attaccata alle suole
le tracce
e semmai chiedere
una storia a chi passa
*

fili rossi dal passato
nessi e nodi fino a ieri
sotto le pietre ancora immagini
tue, perse o lasciate andare
sapendo che era facile
raccoglierle di nuovo –
ma da stanotte non si può
il nuovo filo strappa
sta lì spinato
deve escludere
o imprigionare
costretto comunque
a dividere
senza nemmeno la possibilità
di tornare metallo grezzo
di tornare sotto terra
*

anche il vento
si deve
dividere
strusciare sotto
tagliarsi in
pezzi per
passare
dal recinto
che cresce
dappertutto
anche il vento
ha il volto
sfregiato
la pelle
sempre più
sfilacciata

e la voce
è rimasta
attaccata
alle spine
*

non ho più la mia carta d’identità
so ancora chi sono ma
potrebbero anche non credermi
non posso più andare a un estero
diverso da quello in cui sono
posso soltanto rimanere
in questo recinto sicuro
non posso attraversare il confine
non posso perché non sono
né un orso né uno scoiattolo
o una volpe che invece potrebbe
ma rischia comunque e sempre
la pelle e la pelliccia
le frontiere di una volta si sono
spostate più in là con nuovi
giri di filo spinato
ma dentro ora regole e pace
non si producono più
le mine antiuomo – solo i pezzi
nostrali e fatti in casa
pronti per essere assemblati fuori

(posto sicuro)
c’è chi deve andare avanti
da sempre senza documenti
e chi dalla nascita ha le carte
in regola e ancora prima
di morire rinnova il passaporto
perché possa continuare
a esistere attraverso una
marca da bollo convalidato
almeno in qualche polverosa
cartella di ufficio
*

togliamo pure i versi penso
quando risento la frase
non si può
scrivere poesie dopo
lasciamo perdere
anche le parole per cui
in passato si moriva
basta che si continui
come prima e durante
a produrre filo spinato
perché quello serve sempre

*

solo i propri morti contano
cinque parole lapidarie
che aderiscono alla retina
mentre distratta una mano
gira le pagine
una semplice costatazione
scritta da chi a lungo
ha osservato i vivi

consapevolezza e condanna
per un altro che non può
leggere il giornale ma
non ha bisogno per sapere
che anche da morto
non sarà di nessuno

da Acqua salata per chi ha sete (silloge inedita)