ricordi – Loretta Emiri

Ricordando Júlio Monteiro Martins

Tentavo divulgare la mia produzione intellettuale. L’amico di Jesi mi suggerì di entrare in contatto con un certo Júlio Monteiro Martins, brasiliano che viveva a Lucca, direttore di rivista letteraria. Lo contattai via e-mail e allegai un racconto. Mi sorprese gradevolmente rispondendo a stretto giro di posta e annunciando che avrebbe pubblicato il mio lavoro nel numero in uscita di Sagarana. Dopo alcuni scambi epistolari, propose di sentirci al telefono. Associai la sua voce alla Musica Popolare Brasiliana: un suono melodioso, accattivante, intrigante, mentre le parole  trasudavano poesia. Dal 2009 al 2014 avrebbe pubblicato tutti, ma proprio tutti, i testi che gli avrei sottoposto, regalandomi forti emozioni quando vedevo il mio nome scritto sopra o sotto a quelli, per esempio, di Noam Chomsky, Nadine Gordimer, Bruce Chatwin, Cecília Meireles.

Con testardaggine, e a lungo, mi sono opposta all’idea di entrare a far parte di social network. Via e-mail, però, arrivavano le circolari di Júlio segnalando notizie, eventi, articoli, recensioni, valutazioni politiche sistematicamente pubblicate nella sua pagina Facebook. Nel febbraio del 2013 gli comunicai che, per seguirlo in tutta la sua esuberanza, mi ero iscritta anch’io. Le prime persone cui chiesi l’amicizia furono quelle conosciute al “Seminario 2009 della Sagarana”. Mentre mi prendevo cura della mia anzianissima  mamma, nell’impossibilità di viaggiare e, a volte, persino di uscire di casa, il mondo intero mi faceva visita, soprattutto il mondo indigeno brasiliano in cui ho avuto il privilegio di vivere per diciotto anni. I recuperati contatti, la possibilità di continuare a fare la mia parte in relazione alla questione indigena, le gratificanti osservazioni di vecchi e nuovi amici mi hanno permesso, insieme alla scrittura naturalmente, di  non farmi strangolare da un quotidiano statico, e abbastanza faticoso nonostante che il prendermi cura di mia mamma sia stata una lucida scelta di vita. Più volte dissi a Júlio che continuavo a chiedermi perché non fossi entrata prima in Facebook.

Nel novembre scorso, l’amica comune Pina mi annunciava la malattia di Júlio e la sua gravità. Profondamente addolorata, solo vari giorni dopo ho trovato il coraggio di telefonargli, ed è stato lui a far coraggio a me con quelle sue parole cantate, poetiche, apparentemente tranquille. Diciotto giorni dopo la morte di Júlio è morta mia madre. In diciotto giorni ho perso l’amata ispiratrice di tanti personaggi dei miei racconti e ho perso Júlio che amava i miei “figli di carta” e di loro, generosamente, si prendeva cura. Civettuola, mia madre diceva di avere cinquantanove anni all’incontrario; Júlio, di anni all’incontrario ne aveva solo novantacinque. “Obrigada por tudo, meu amigo querido. Carrego você no meu coração”.