Su in verbis

In Verbis, Lingua Letterature Culture”, anno III, n. 1, 2013, rivista del Dipartimento di Scienze umanistiche dell’Università degli Studi di Palermo, Carocci ed. in Roma, numero dedicato al tema “Pensare altrove: migrazioni e scritture”, pensato e curato da Laura Restuccia & Giovanni Saverio Santangelo. Questo numero della rivista è esaurito, ma è godibile in internet.

Sostengo che la critica letteraria italiana faccia un grande passo avanti con questa ricerca così ricca di fervore e intelligenza. Ma essa registra ancora una volta l’assenza e la scarsa attenzione verso la LIMM degli studiosi italianisti, mostrando l’indifferenza, come spesso accade in Italia, per i temi letterari transculturali del mondo, che riguardano tutti noi. Ancora oggi i critici italiani non hanno imparato ad ascoltare i critici italici delle letterature straniere e della comparatistica. A questi intellettuali che abitano sulle frontiere e in viaggio spetta fare sempre di più per svegliare l’attenzione degli italianisti e dei cittadini italiani lettori. Accadrà, come accadde a me nel 1991, che impareremo a comprendere che viviamo in un’epoca di italianizzazione in Italia dell’immaginario del mondo, e che essa ci viene offerta nella casa comune della nostra lingua e della convivenza che diventa coevoluzione (come affermano i demografi che alla fine del XXI secolo la maggioranza nei popoli saranno i meticci in Italia e in Europa). Questa transculturazione non sarebbe mai esistita se non fossero venuti i migranti e i loro artisti. Ma impariamo anche a riconoscere una italianizzazione del mondo, perché opere importanti degli scrittori migranti in Italia vengono tradotte dall’italiano in molte lingue e perché nelle università europee, americane, australiane e africane, dall’Africa mediterranea al Sud Africa, vengono studiate e indagate con sempre maggiore conoscenza e cooperazione. Sono contento, comunque, che si sia manifesta in questi ultimi anni una attenzione di giovani studiosi in Italia, anche italianisti, che però stanno imponendo alla conoscenza critica un timbro “postcoloniale” in voga nelle nazioni anglofone. Continuo a sostenere che insieme con gli scrittori migranti si acquista una sapienza transculturale imprevista che porta a comprendere il presente e il futuro del nuovo secolo,  “…di questo nuovo secolo che è il vostro”, come scrisse il poeta Derek Walcott caraibico anglofono nell’anno 2000, commentando l’opera fotografica di Sebastião Salgado della Grande Migrazione a cavallo tra i nostri due secoli.