Un mondo in pace è un’utopia

Un mondo in pace è un’utopia

Pensare ad un mondo in pace è un’utopia, ma questo non significa che ci debbano per forza essere guerre in tutto il mondo. 2015, la guerra è cambiata. Non parliamo più di guerre di movimento o posizione, ma di un nuovo tipo di guerra; questa volta non si tratta di conquistare territori, ma di iniettare paura nelle persone. Il mondo si divide ancora in due: l’estremismo islamico e coloro che non credono nella violenza sciita. L’anno nuovo si è aperto con un terribile attacco terroristico a Parigi, nella sede del giornale Charlie Hebdo, settimanale a vignette satirico che prende in giro ogni politico e ogni figura religiosa, non importa se cristiana, europea, musulmana, asiatica o cosa. Allora perché gli estremisti islamici hanno avuto una reazione così grave per qualcosa fatto per far ridere? Gli estremisti, sciiti, cristiani, o chissà che cosa, usano spesso la religione come ragione per la quale compiere azioni violente contro un certo gruppo di persone. Non penso che Allah abbia mai detto che tutte le persone dovessero professare la religione musulmana e tantomeno dover usare le armi per convincere qualcuno a seguire una dottrina. Se Dio, se Allah, se tutte le figure religiose esistessero veramente, se potessero commentare ciò che sta accadendo nel mondo, direbbero solo “Non prendete i nostri libri troppo seriamente” . Perché è giusto aggrapparsi alla religione in casi estremi, ma non si uccide in suo nome.   È blasfemo. La religione dovrebbe essere qualcosa sulla quale costruire la pace, non la guerra.                                                                                                                                                                                Sotto il mio punto di vista, la colpa di questi attacchi non è solo degli estremisti, ma anche degli occidentali, che non hanno fatto altro che alimentare questo loro odio, o peggio: hanno fatto finta di non vedere. Perché il problema del mondo occidentale è che finché un problema non lo riguarda, l’occidente non tratta il problema con le cure adatte. Semplicemente perché il problema non causa danni all’occidente, esso non prende le giuste precauzioni. L’occidente dopo aver fatto dei disastri, cerca di farsi “perdonare” in modi piuttosto ambigui. Per esempio la questione della Palestina. È normale che dopo un millennio la terra sacra sia occupata da un altro popolo e dopo l’uccisione di più di quattro milioni di ebrei? Sì, è giusto dover in qualche modo tutelare queste persone, ma ridare a loro un pezzo di terra? Davvero? È palese che questo territorio sia stato ripopolato da qualcun altro. Non si può semplicemente dire a qualcuno così all’improvviso di sgomberare e di lasciare le loro case a degli sconosciuti. Ma intanto l’occidente ha fatto la sua buona azione e quindi ciò che succederà in seguito non sono problemi loro! Il mondo occidentale non si è mai preoccupato in modo approfondito riguardo gli attacchi terroristici finché questi non hanno iniziato a colpire l’occidente. L’attacco delle Torri Gemelle ha fatto partire una serie di attacchi contro il mondo occidentale che hanno portato ad uno stato di tensione e terrore nella popolazione. Nell’ultimo mese ci sono stati due attacchi, uno al Museo del Bardo in Tunisi e una strage in Kenya. Entrambe miravano a colpire la cultura, così come l’attacco terroristico alla sede di Charlie Hebdo. La cosa grave è questa. In un mondo senza cultura, a cosa dovremmo fare riferimento? In un mondo senza cultura, ora saremmo a combattere con le armi in modo diretto, in un mondo senza cultura non ci saremmo accorti di quanto tutto ciò è sbagliato. E se questi terroristi stanno cercando di toglierci la cultura, allora questo è davvero inaccettabile. Senza la cultura cosa saremmo?                                                             Animali,  ecco cosa. E se non fermiamo subito tutto ciò, è quello che diventeremo. Ora non possiamo aspettare un nuovo Nelson Mandela o un nuovo Gandhi che ci guidi a combattere in modo pacifico per la nostra vita, ma dobbiamo noi avere la forza e il coraggio di parlare e porre fine a questo futile scontro. Da soli siamo solo persone, ma se ci coalizziamo allora cento di noi, mille di noi possono fare la differenza. Un leader ha il potere di far muovere le masse, ma senza di esse non sarebbe che una persona con degli ideali. Dobbiamo mostrare  a queste persone che siamo in tanti e che non abbiamo paura. La protesta pubblica a Parigi è stato un esempio per tutti perché mostrando il loro sostegno per Charlie Hebdo, i francesi hanno anche mostrato di non aver paura, e ciò è quello che i terroristi stanno cercando di farci provare.                                                                                                                                             Noi non abbiamo paura. Questo deve essere chiaro. Ora è il momento di fermare questa pazzia, perché terroristi sciiti e Boko Haram non sono nulla in confronto alle milioni di persone che sono consapevoli del fatto che tutto ciò è una pazzia e che sono pronti a fermarla a tutti i costi.