MENTRE CAMMINAVO
La prima volta che scorsi quella strada – lo confesso – ero proprio meravigliato: sembrava una strada da cartoni animati. Liscia, lunga, pavimentata di recente, le sue strisce a tratti separavano le corsie come bastoncini gialli sul nero del catrame, che sembravano esser caduti dal sole stesso.
La strada si stendeva dritta lungo una pianura, e sarebbe andata così fino all’orizzonte se non si fosse decisa di salire prima su una collinetta coperta d’erba e delle pratoline, per sparire sulla cima: bambino che si nasconde sotto il tavolo solo per fare uno scherzo agli adulti.
Non si vedeva nessun altro colle dietro quello, e a quel punto mi sembrava chiaro che, oltrepassato quel soave ostacolo, la strada continuasse nella sua rettitudine fino al posto che esiste – sono sicuro – alla fine di tutte le strade, sai, qualcosa come l’altra punta dell’arcobaleno.
Così, pieno di entusiasmo, ho preso il mio cappellino e ho fatto i primi passi verso la collina, che a dire la verità mi era sembrata più vicina e più bassa di quanto lo fosse. Ma per quello che mi riguardava, la strada potrebbe essere anche tutta essa in salita: servirebbe a farmi diventare le gambe sempre più forti.
La strada, passato l’alto della collina, non era dritta però. Finita la discesa, cominciava una lunga curva a destra, che lasciava alle mie spalle il sole del ponente. Ho cercato allora di guardare indietro per vedere il percorso già fatto, e non ho visto altro che l’altra faccia, la faccia d’ombra, della stessa collina che avevo appena oltrepassato.
Dopo la curva, la strada era diventata più stretta. Il pavimento presentava delle fessure ora, si sgretolava in alcuni punti, si rompeva a tasselli come un volto incartapecorito contratto dalla ripugnanza, e finalmente il catrame scompariva completamente e io mi trovai su una strada di terra gialla e secca.
Poco dopo l’alba il sole era già inclemente. Tre ore più tardi – e nessuno mi aveva avvertito! – ho trovato quel bivio. Quale percorso scegliere allora? Sembravano così simili le strade, e qualunque di esse potrebbe portarmi dove pensavo di voler andare… Ho guardato le orme sulla sabbia, i segni del passaggio di altri esseri e, ricordandomi di una poesia che avevo letto quando ero adolescente, ho preso la strada meno trafficata.
Che errore, madonna mia! Che sbaglio fatale! Perché è giusto lì, nelle strade più vuote, che sei più solo. Non ci sarà nessuno per venire in tuo soccorso in caso di necessità. E le necessità, non dobbiamo illuderci, ci sono sempre.
“L’hai voluto tu quest’abbandono!”, mi accusavo in continuazione, mentre mi trascinavo a stento. Se hai sete, nessuno ti porta l’acqua. Se hai fame, non puoi chiedere al tuo vicino un pezzetto di pane perché non ci sono vicini e basta. E se, per caso, trovi una pietra nel mezzo del cammino, come farai a spostarla da solo? Come? La pietra. Guardala bene. Come farai? Da solo… Eh, come farai allora? Dimmi tu. La pietra. E anche se passeranno i mesi e gli anni e tutta la tua vita – scemo che non sei altro – come farai a spostarla?
Ma quando trovi una pietra nel mezzo del cammino – questa, però, è una bella cosa anche se non è una soluzione – sai subito che hai trovato una pietra. Le cose allora cambiano per te. Potrai dire a te stesso e a tutti gli altri che hai trovato una pietra nel bel mezzo del tuo cammino. E tutti assentiranno con la testa, ad occhi bassi, tristemente complici, perché sanno benissimo cosa volevi dire. Hanno già sentito tante altre storie… raccontate da altri e da loro stessi in passato.
Ma, e se non trovi alcuna pietra? Cosa diresti a loro?
Ebbene, in quella mia strana strada deserta – o meglio, in quella ala deserta del mio bivio – non c’era nessuna pietra. E io ho proseguito passo a passo. Mi sembrava la cosa da fare, la cosa più logica a quel punto. E che altra? Ho proseguito fino ad essere a poco a poco, molto lentamente, coperto da una sabbia fine, che proveniva da tutte le parti e penetrava dappertutto. Una sabbia che si depositava già dal primo tratto, da prima della collina, ed io non mi ero accorto…
Sono stato coperto dalla sabbia, lo so bene, come sono coperte, prima o poi, tutte le cose. “Ritornate alla polvere” ha scritto qualcuno.
Perché anche la pietra che ti blocca può essere stata messa lì per salvarti – tu che ti credevi così sfortunato proprio per quello. Per salvarti. Oppure per aiutarti a giustificare in giro la tua invincibile dannazione.