Questa piccola silloge si Glay Ghammauri ha come tema di fondo la condizione di carcerato dell’autore. Ciascuno di noi subendo una pressione sul piano fisico e/o psicologico tenta di trovare forme di liberazione. E’ la via d’uscita per l’innamorato che non sa come canalizzare le sue pulsioni emotive, ma lo anche per chiunque è in uno stato di estrema sofferenza. Lo mette in evidenza anche Renato Curcio nel suo testo Nel bosco del bistorco.
Vengo dal sud oltre l’orizzonte è diviso in due parti. Nella prima si esprime la riflessione dello stato di carcerato che con il tempo diventa sempre più difficile da sopportare: “Questi muri che circondano/ con il tempo si stringono/ più resistenti diventano”. Nella reclusione si rimpiange la libertà di cui si constata l’esistenza: “Ho provato a dimenticarla:/ ne colgo l’essenza./ Più forte il desiderio/ mi prova che esiste”. Nel ripercorrere la condizione di disagio non manca la sottolineatura del clima razzistico che serpeggia. Significativa è la poesia intitolata Ho un nome: punto. La riporto per intero: “Buongiorno straniero. / Come va beduino? / Ciao, immigrato, / Buonanotte, marocchino, / Mi fanno sentire esotico. / Sono così diverso? / L’ignoranza è un cancro/ che si espande all’infinito”.
Una seconda parte è invece un desiderio e ricordo con nostalgia dell’amore, a volte solo sognato. Solo in questi versi è possibile rintracciare semplici metafore, che in altre parti è difficile ritrovare. Così in L’amore: “Come luna piena/ che regna nel cielo, / e l’abbraccia nel vasto orizzonte/ come la neve bianca/ che si scioglie al sole/ per vivere un altro sogno”.
A parte è da considerare la poesia Albero che in sé è un inno alla natura che sa dialogare e radicarsi nella terra e sentirsi da lei abbracciata. In fondo l’albero funziona come una sorta di transfert. L’albero rappresenta il suo anelito alla libertà, al sentirsi in armonia con il mondo.
raffaele taddeo gennaio 2023