Adrian Bravi
Verde Eldorado
Nutrimenti, Roma 2022
Anche con questo romanzo Adrian Bravi continua con la messa a fuoco di un personaggio non eroe, almeno secondo i criteri assunti da una cultura tutta occidentale dell’uomo civilizzato, perché invece lo stesso personaggio è considerato eroe, anzi baciato dalla benevolenza degli dei, presso una tribù primitiva del continente sudamericano.
L’impossibilità di diventare eroe in una Venezia rinascimentale tutta tesa alla conquista di una supremazia navale e militare in Adriatico, ma persino nel vicino Oriente, è dovuta al fatto che Ugolino ha subìto una deturpazione facciale a causa di un incendio che gli aveva procurato ustioni di una certa gravità. È inguardabile, deve nascondere il suo viso; il ragazzo che non si era accorto del fuoco che si era sprigionato nella sua abitazione a causa del libro di Scoto Eriugena che stava leggendo.
In effetti quasi tutti gli eroi negativi di Adrian Bravi hanno qualcosa nel fisico che in molta parte determina la diffidenza, se non l’ostilità del contesto sociale in cui i suoi non eroi si muovono. In La pelusa è l’ossessione nei confronti della polvere che lo rende in sé diversissimo dagli altri. Ne Il riporto è l’incipiente calvizie che distrugge, fa essere e sentire il non eroe altro dalle persone. Anche nei racconti abbiamo modalità simili di rappresentare l’antieroe. Ricordo l’albino in cui il personaggio principale della storia è in grande difficoltà per il colore dei suoi capelli oltre alle caratteristiche tipiche degli albini. La diversità fisica, origine dell’antieroicità, si iscrive quindi in un fatto visibile, che, spesso, è così marcato da dare origine a inneggiamento, se non a straordinarietà delle sue qualità in altro contesto sociale. Il personaggio centrale de Il riporto, ad esempio, diventa una sorta di santone. E così pure in questo romanzo, proprio la diversità fisica rende Ugolino un semidio presso una tribù primitiva del Sudamerica dell’allora iniziale 1500. L’antieroicità in Adrian Bravi non deriva da un moto interiore sconosciuto agli altri e vissuto nel proprio intimo. Non è uno Zeno Cosini che sposa Augusta non per sua scelta, fatto non conosciuto da altri se non da Zeno che riflette sul suo modo di essere e comportarsi.
La possibilità di essere eroi nei personaggi dello scrittore di origine argentina si iscrive in consorzi umani particolari e poi in situazioni spaziali diverse. Sono i primitivi che possono vedere in Ugolino una persona straordinaria, così come ne Il riporto sono i creduloni, la povera gente che vedono in Arduino un santone. Anche gli spazi sono quasi sempre molto particolari. Così ne Il riporto è un bosco, un folto intrico vegetale a permettere e creare la credulità della gente. Ugolino viene creduto un quasi dio in un ambiente forestale, Adamo (antieroe del testo L’albero e la vacca) si rifugia su un albero. Esiste quasi una antitesi, contrapposizione fra la buona borghesia e gli ultimi, che a volte sono i creduloni, o addirittura i primitivi come nel romanzo che stiamo esaminando. Vi è poi la contrapposizione spaziale fra ambienti cittadini e spazi poco abitati. Gli spazi di città in cui vive la borghesia sono in sé spazi chiusi che non permettono apertura d’animo o mentale, gli spazi altri, densi di natura, invece danno luogo a disposizione d’animo pieno di disponibilità e generosità d’animo.
L’ostilità, che i danneggiati fisicamente incontrano nel contesto sociale, potrebbe ascriversi a qualcosa di molto più profondo. Potrebbe essere una violenta accusa alla società, che, nel diverso, rintraccia qualcosa di cui liberarsi. Alla società borghese la diversità fa paura. La società borghese tollera ogni cosa, anche il folle, lo psicotico, purché rimanga all’interno della sua psicosi. La società borghese tollera (elogio della tolleranza) il povero, il clochard, l’alto, il basso, il ricco, il povero purché sia riconoscibile anche nella sua appartenenza. Quando l’uno e l’altro di questi elementi cadono allora la borghesia diventa intollerante, espunge da sé ogni estraneità che fisicamente si manifesta. Ecco allora il razzismo nascente contro il nero, lo straniero in genere. L’estraneità, la diversità, diventa la causa prima di ogni azione purgativa. I nazisti adoperavano la stella gialla, un elemento di riconoscibilità, per decretare l’espulsione dal contesto sociale di una persona, di un gruppo.
raffaele taddeo febbraio 23