Recensioni

Dall’altra parte del mare

Erminia Dell’Oro
Dall’altra parte del mare
EDIZIONI PIEMME    2005

raffaele taddeo

La tragedia continua, che si consuma  tra l’indifferenza della gente e  l’abulia dei mass-media, l’assopimento delle coscienze verso  l’ecatombe che è diventato il mediterraneo a causa dei costanti, assidui tentativi di passare nei paesi Nord, da parte dei migranti dai paesi del Sud del mondo, da qualche tempo sta finalmente stimolando gli scrittori a muovere le loro penne e a farle scorrere sulle pagine bianche perché il silenzio non sia ignavia e non rimanga come precisa colpa storica.
Dopo solo andata, il poetico testo di Erri De Luca, è uscito da poco Dall’altra parte del mare di Erminia Dell’Oro sul medesimo tema e argomento. L’approccio è certamente differente, sia per le diverse caratteristiche di scrittura,   sia la destinazione dei testi. Erri De Luca  si indirizzava a un pubblico raffinato di intellettuali, voleva aprire la coscienza e la consapevolezza ad una cerchia di persone che rischia di parlare sempre sopra le righe di ogni avvenimento, e che difficilmente poi si sporca le mani.
Erminia Dell’Oro si rivolge invece ai ragazzi. E’ attraverso gli occhi dei ragazzi che vede il problema e l’analizza. Ma d’altra parte è questa la tipicità della narrazione della scrittrice eritrea.
Il testo, quindi,  narra il modo con cui una bambina, Elen, vive il viaggio in mare nel tentativo di raggiungere le coste italiane alla mercè di persone poco scrupolose che affidano il compito di “traghettare” i fuggitivi dalla loro terra a mani inesperte.
La storia si sviluppa con continui flash back, che servono a giustificare la decisione della traversata fatta dalla mamma di Elen. Il tono però è lieve, senza dimensione drammatica, anche se l’unico sentimento che serpeggia in maniera significativa e costante fra i personaggi che vivono l’avventura della traversata è la paura. Paura, appena descritta, dell’attraversamento del deserto; paura di non riuscire ad arrivare a destinazione (l’Italia); paura di soccombere per l’immobilità degli arti, per un possibile e sempre incombente  naufragio.
Per esigenze narrative l’autrice ha dovuto costruire ad  Elen una compagna, che diventa la sua confidente anche se non risponde e non sembra reagire alla confessioni che Elen riversa su di lei.
Leyla non parla, sembra non possa sentire, e forse proprio per questo riceve maggiormente le attenzioni di Elen.
E’ una storia delicata, in cui l’autrice ha voluto coscientemente attenuare gli elementi drammatici che sono sempre insiti nelle vicende  in cui l’incertezza dell’esito finale rende gli uomini poco solidali e spesso più simili a bestie che a uomini.
Anche le cause, riferibili essenzialmente alle tragedie della guerra, vengono toccate con note lievi, perché i protagonisti dei ricordi sono sempre altri bambini,  come la sorella Bri, che rimane nel ricordo per le sue corsettine e il calpestio contro formiche, più che per l’improvvisa morte dovuta a una puntura  di insetti;  così come si accenna appena alle morti in mare.
La drammaticità viene anche stemperata dai continui flash-back, che in questo caso non sono solo una trovata narrativa funzionale ad una costruzione esteticamente più accattivante, ma servono a mantenere un rispetto delle modalità con cui i ragazzi possono assumere conoscenze senza inutili brutalità da cui sono continuamente per l’inflazione di episodi violenti che serpeggiano in ogni forma di comunicazione.
La   madre di Elen è un personaggio duro, deciso, arcigno, ma anche pieno di umanità. E’ appena delineato e la sua complessità è data dalle dolorose e molteplici esperienze che ha dovuto sopportare, dalla perdita del marito, a quella della guerra.
Benché intenzionalmente rivolto ai ragazzi, questo    testo,   come del resto tutti i libri di Erminia  Dell’Oro, può essere piacevolmente – e in questo caso anche utilmente – letto anche dal grande pubblico degli  adulti.

04-01-2006

L'autore

Raffaele Taddeo

E’ nato a Molfetta (Bari) l’8 giugno 1941. Laureatosi in Materie Letterarie presso l’Università Cattolica di Milano, città in cui oggi risiede, ha insegnato italiano e storia negli Istituti tecnici fin dal 1978. Dal 1972 al 1978 ha svolto la mansione di “consulente didattico per la costruzione dei Centri scolatici Onnicomprensivi” presso il CISEM (Centro per l’Innovazione Educativa di Milano). Con la citata Istituzione è stato coautore di tre pubblicazioni: Primi lineamenti di progetto per una scuola media secondaria superiore quinquennale (1973), Tappe significative della legislazione sulla sperimentazione sella Scuola Media Superiore (1976), La sperimentazione nella scuola media superiore in Italia:1970/1975. Nell’anno 1984 è stato eletto vicepresidente del Distretto scolastico ’80, carica che manterrà sino al 1990. Verso la metà degli anni ’80, in occasione dell’avvio dei nuovi programmi della scuola elementare, ha coordinato la stesura e la pubblicazione del volumetto una scuola che cambia. Dal 1985 al 1990 è stato Consigliere nel Consiglio di Zona 7 del Comune di Milano. Nel 1991 ha fondato, in collaborazione con alcuni amici del territorio Dergano-Bovisa del comune di Milano, il Centro Culturale Multietnico La Tenda, di cui ad oggi è Presidente. Nel 1994 ha pubblicatp per il CRES insieme a Donatella Calati il quaderno Narrativa Nascente – Tre romanzi della più recente immigrazione. Nel 1999 in collaborazioone con Alberto Ibba ha curato il testo La lingua strappata, edizione Leoncavallo. Nel 2006 è uscito il suo volume Letteratura Nascente – Letteratura italiana della migrazione, autori e poetiche. Nel 2006 con Paolo Cavagna ha curato il libro per ragazzi "Il carro di Pickipò", ediesse edizioni. Nel 2010 ha pubblicato per l’edizione Besa "La ferita di Odisseo – il “ritorno” nella letteratura italiana della migrazione".
In e-book è pubblicato "Anatomia di uno scrutinio", Nel 2018 è stato pubblicato il suo romanzo "La strega di Lezzeno", nello stesso anno ha curato con Matteo Andreone l'antologia di racconti "Pubblichiamoli a casa loro". Nel 2019 è stato pubblicato l'altro romanzo "Il terrorista".