Amor Dekhis
Dopotutto ognuno è solo
Barberaeditore 2013 € 16,90
raffaele taddeo
Il titolo vuol essere un controcanto rispetto al noto verso di John Donne “nessun uomo è un’isola”. Il poeta inglese tende a sottolineare l’irriducibile condizione della socievolezza dell’uomo, Dekhis tende invece a mettere in evidenza l’assoluta condizione di solitudine dell’uomo che alla fine si trova da solo a prendere le decisioni, a gestire la sua esistenza, a vivere e sostenere le sue angosce e contrarietà.
Il romanzo è di genere poliziesco, perché ci sono delitti di cui scoprire gli o l’assassino, ci sono poliziotti che indagano e tuttavia il filo conduttore è un altro e non gli intrighi investigativi, che seppur ci sono, non assumono mai la prevalenza rispetto ad altri temi.
Questo testo si pone in continuità con il precedente romanzo I lupi della notte scritto da Amor Dekhis. Il personaggio è sempre Salè, un poliziotto ormai italiano anche se di nascita algerina. Anche in quel caso la storia era di genere poliziesco. Salè fa parte di una squadra, diremmo multietnica – una italiana, un egiziano, un algerino, diretti da Amedeo-, che si interessa specialmente degli omicidi in cui sono coinvolti stranieri.
Dopotutto nessuno è solo è centrato sulla storia dell’abbandono del protagonista Salè (Salah) da parte di sua moglie Ilaria e di tutte le crisi conseguenti a questa rottura, alla condizione di solitudine che non riesce a gestire al meglio. Nella ricerca di altre donne alternative egli si imbatte in Nur, algerina scrittrice, che pare possa incominciare ad occupare una posizione privilegiata e forse prendere il posto di Ilaria, che lo ha abbandonato e lasciato dopo una relazione durata vent’anni. Nur si rivelerà poi al centro dell’intrico poliziesco.
Il romanzo tocca però altri punti di una certa importanza anche se non vengono trattati diffusamente.
Si mette in risalto infatti la diversa psicologia maschile da quella femminile. Le donne sole non pare abbiano senso di abbandono così come accade agli uomini che vivono situazioni simili.
Un altro aspetto preso in considerazione è quello relativo alla multietnicità acquisita dalla società. La vicenda è spostata al 2015, in un futuro prossimo, ormai presente, ancora una volta nel sogno che ci sia stata l’accettazione di una società in cui la “globalizzazione” etnica e culturale sia già ormai avvenuta.
Ma forse il tema più nascosto e più interiormente avvertito e sentito è quello relativo alla fedeltà uomo donna e alla sua osservanza se si vuole mantenere la condizione di amore. Sono significative infatti queste brevi battute per esprimere tutta una convinzione. Salè è da una psicologa che sta tentando di farlo uscire fuori dalla sua depressione. Questa dice: ”Dovrebbe pensare alla sua vita, a ricostruire la sua vita. Però si vede che la ama ancora. Si vede!” “No, no. Non la amo più”. – risponde Salè. “Questo non lo può sapere, glielo dico io signor Salè”, dice ancora la psicologa. Al che risponde: “Non mi piace più. Su questo punto sono sicuro. Sono stato con altre donne, quindi penso di non poterla amare mai più. E’ logico. Lo so che è dura, ma ho deciso di dimenticarla. No, no, non la amo”. L’amore per Salè è strettamente legato alla fedeltà e il fatto che Ilaria forse si è innamorato di un altro e abbia fatto l’amore con un altro rende impossibile ogni ritorno, come pure il fatto che lui Salè ormai abbia fatto all’amore con altre donne rende ogni riconciliazione, ogni riinnamoramento inammissibile, quasi che sesso e amore coincidano.
Retaggio di una cultura ancora legata al territorio di nascita? Certo è che in Salè non si creano le possibilità di un innamoramento quando la donna ha avuto rapporti sessuali con un altro uomo, quando l’uomo ha avuto rapporti sessuali con un’altra donna. E’ evidente qui una certa distanza fra la cultura di Salè e quella occidentale che, dopo gli apporti culturali e filosofici dei libertini francesi, di un Marx, dopo le rivoluzioni culturali del ’68, ormai non solo accetta la possibilità di più innamoramenti di una persona e quindi possibilità di rapporti amorosi anche con persone diverse, ma addirittura incomincia a percepire la sessualità come qualcosa di totalmente libero così che possa essere anche una modalità di conoscenza, di piacere e non necessariamente un legame unidirezionato solo fra due persone che si legano socialmente legalizzando così il loro innamoramento.
L’ultimo elemento degno di considerazione è lo sguardo all’interno di quella che fu la sanguinosa lotta civile in Algeria durante gli anni ’90, dopo la sconfitta del FIS. Nel precedente romanzo l’attenzione era rivolta all’azione del fondamentalismo e alla sua azione inumana, questa volta il punto di vista è rivolto ai maneggioni politici che si servivano anche e proprio di sinceri fondamentalisti per arricchirsi a danno della stesso popolo facendo il doppio gioco. La storia di Rafiq sembra attenuare la forte critica al fondamentalismo islamico presente nel primo romanzo.
16 gennaio 2015