Racconti di strada nel «Bon voyage» di Božidar Stanišić
Come nascono i miei racconti? Da piccoli ritagli che formano un grande quadro, come nel lavoro di un sarto». È Božidar Stanišić a parlare delle sue opere, più che di sè, «perchè vi chiedo di mettervi a confronto con il testo, che vive la sua vita autonoma, lasciando da parte l’autore». Lo scrittore e poeta, che ha lasciato la Bosnia nel 1992 e vive ora a Zugliano, ha presentato l’altra sera alla libreria Equilibri il suo volume «Bon voyage»: un titolo ispirato dalle locandine plurilingui che si trovano in tutte le stazioni ferroviarie del Paese. Il libro, presentato da Silvio Cumpeta e di cui Mariolina De Feo ha letto alcuni passi, propone due racconti sui temi dello sradicamento, dell’identità e della guerra che ha sconvolto la Iugoslavia negli anni Novanta: «Sono storie brevi – ha spiegato Stanišić – perchè preferisco descrivere l’ombra del treno che si riflette sulla stazione piuttosto che l’intero treno». E dai dialoghi con i compagni di viaggio del protagonista di «Bon voyage», il racconto «polifonico» che dà anche il titolo al libro, si passa al viaggiatore per forza del «Giardino australiano di Mr O’Brien»: un uomo che se ne va dal suo Paese cercando di sfuggire ai ricordi dei parenti e dei colori del mare Adriatico che, invece, lo seguono fino in Australia, nel giardino della sua sfarzosa villa. «Nei miei racconti – ha sottolineato Stanišić – si parla di identità: una problematica che secondo me è falsa perchè è da molto che non esiste più l’identità pura».
Annalisa Turel
5 maggio 2004