Generazione che sale

L’arcobaleno negli occhi

Scritto da Sveva Vezzani
  • Primo classificato al concorso nell’ambito del festival Ubuntu (comune di Guastalla)
  • Festival Ubuntu: Mai come in questo momento c’è bisogno di agire per la pace. Promuovere la pace, significa educare all’ascolto e all’incontro con l’altro, significa favorire la relazione il dialogo e la conoscenza. Il Progetto “Ubuntu:I am because we are” ha sviluppato azioni su quattro comuni:Luzzara Guastalla Gualtieri e Boretto, ha coinvolto Scuole, Associazioni e Territorio a dimostrazione che il dialogo e la condivisione sono la strada da seguire per aprirci all’altro e sperare ancora in un futuro di pace.  Con l’azione“Incontri di cultura e di culture”abbiamo voluto destrutturare l’immaginario che spesso è legato alla figura dello straniero e riflettere sul pregiudizio, sulla discriminazione e sul razzismo. Abbiamo proposto alle scuole la lettura di 4 diversi libri, scritti da persone  che hanno parlato in diversi modi di “diversità” e di “umanità” : Tuio di Judicael Ouango; Imbarazzismi di Kossi Komla Ebri;   Cercavo la fine del mare di Martina Castigliani; Una vita imprudente di Claudio Imprudente.

Motivazione del premio: L’autore tratta un argomento su cui bisogna decisamente riflettere, dove i bambini possono essere i nostri maestri. È un invito dell’autore ad educare i bambini al diverso e alla diversità, come bene da tutelare e non come bene da tollerare, che non vengano i bambini bombardati con i pregiudizi, propri degli adulti. Siano da esempio il loro istintivo e naturale modo di fare e di agire, il loro modo di comunicare, il loro modo di esprimersi attraverso il gioco, come linguaggio universale. Sono significative le parole di Giulia rivolte ad Amani: “Il sole ti ha scelto come suo preferito per darti tutta la sua energia”. L’autore vuole far comprendere ad un lettore attento e partecipativo, che l’educazione alla diversità debba iniziare sin dalla tenera età e coinvolgere tutti gli attori protagonisti alla formazione-crescita del bambino, dalla famiglia alla scuola, che tutti parlino lo stesso linguaggio. Con i bambini bisogna comunicare solamente con semplicità e sincerità, senza giri di parole, dal momento che sono in grado di capire più degli adulti i pari. Assumere un linguaggio e un atteggiamento senza il filtro della pietà e della compassione, ma con la naturalezza del gesto, propria di un bambino, o meglio del quel gesto di Giulia che si avvicina in maniera discreta e silenziosa, che si siede sotto l’albero per manifestare la sua presenza, che aspetta con pazienza per mesi la parola di Amani “dagli occhi verdi, come il colore dell’arcobaleno”. Gesti che esprimono di più delle parole e che sembrano dire “Tu non sei come me, tu sei diverso ma non sentirti perso. Anche io sono diverso, siamo in due. Insieme dipingeremo il mondo con l’arcobaleno”. Guastalla 11 giugno 2022

L’arcobaleno negli occhi

Mi svegliai di soprassalto a causa di un grido che proveniva dalla stanza accanto. Ancora un po’ intontita cercai di alzarmi dal letto e a tastoni raggiunsi la camera di mia figlia che stava piangendo. Aprii lentamente la porta, mi avvicinai alla piccola abat jour e l’accesi, illuminando con una luce fioca la sua cameretta. Lei aveva gli occhi arrossati e le guance lucide dalle lacrime, appena mi vedette si tranquillizzò leggermente. Mi avvicinai a lei e mi sedetti sul bordo del suo lettino, iniziai ad accarezzarle il viso e a sussurrarle che era tutto finito e che era solo un brutto sogno.
‘Mamma?’ disse lei con la sua vocina tremante
‘Sì tesoro dimmi’ dissi mentre continuavo a coccolarla e a pettinarle con le dita i suoi capelli scuri.
‘Mi racconti quella storia che mi piace tanto?’ disse e dopo aver preso fiato aggiunse ‘Ti prego, ti preghissimo mami’
‘Va bene, ma poi mi prometti che ti rimetti a dormire?’ le dissi sorridendo, le si illuminarono gli occhi e mi mostrò la finestrella che si era venuta a creare per la recente caduta dei due incisivi.
‘C’era una volta…’ incominciai così
Stava piovendo e una bambina dai capelli biondi acconciati con due treccine, entrò nella classe con gli stivaletti di gomma che lasciavano alcune tracce di bagnato sul pavimento.
‘Salve maestra’ disse con una vocina stridula ma estremamente dolce.
‘Vieni Giulia, siediti in cerchio insieme ai tuoi compagni, oggi ho una sorpresa per voi’ disse la maestra alzandosi a prendere una sedia in più da aggiungere.
Dalla porta entrò un bambino, era diverso dagli altri e Giulia si mise ad osservarlo attentamente. Notò che aveva la pelle molto scura, ma aveva degli occhi chiarissimi: verdi, che risplendevano. La bambina non riusciva a capacitarsi di quanto fosse bello quel contrasto di colori tra la sua pelle e i suoi occhi; lo trovava bellissimo. Tutti i bambini volsero lo sguardo sul nuovo arrivato e la maestra lo presentò alla classe.
‘Bambini, lui è Amani e da oggi sarà un vostro nuovo amico, facciamo che a turno gli dite il vostro nome’
I bambini uno ad uno dissero il loro nome, era una sinfonia di alti e bassi sentire tutte quelle diverse voci rimbombare nella stanza.
‘Perchè sei così scuro?’ disse una voce proveniente dal cerchio
§Ovviamente Amani non sapeva cosa rispondere e nascose la sua faccia tra le mani e iniziò a piangere.
Alcuni bambini iniziarono a ridere a quella scena e Amani voleva solo andarsene.
Lui non voleva nemmeno andarci a quella scuola, voleva stare a casa a giocare insieme ai suoi fratelli, che in quel momento gli sembravano le persone più simpatiche del mondo.
Poco dopo suonò la campanella e la maestra accompagnò i piccoli alunni in giardino dove, avendo da poco smesso di piovere risplendeva nel cielo un bellissimo arcobaleno. Giulia aveva sempre amato l’arcobaleno, era una cosa così strana per lei, tutti quei colori così luminosi le sembravano una magia, pensava che lo avessero creato delle fate con i loro poteri magici. Lei aveva sempre amato le storie di fantasia, e per lei quel riflesso di colori nel cielo era la prova della veridicità di quelle storie. Decise di andare sull’ altalena e dondolarsi un po’. Mentre ondeggiava su e giù osservava l’arcobaleno e pensava a quanto quella striscia di luce verdastra sembrasse uguale al colore degli occhi del nuovo arrivato. Iniziò a chiedersi dove fosse. Così scese dalla giostra e decise di andarlo a cercare. Dopo aver camminato un po’, lo notò seduto vicino ad un albero, così si avvicinò.
‘Ciao’ disse lei
Lui la guardò, e senza rispondere abbasso lo sguardo.
‘Ei tu! Mi senti?’ provò di nuovo Giulia
Amani questa volta non alzò nemmeno lo sguardo al ché Giulia si sedette vicino a lui. Non si dissero nulla.
Il giorno dopo Giulia decise di andarlo a cercare durante la pausa gioco e notò che si trovava seduto allo stesso albero del giorno prima. Questa volta non parlò nemmeno, e si sedette accanto a lui. A volte lei gli lanciava uno sguardo furtivo e arrossiva alla vista di quei bellissimi smeraldi, non capiva però perché gli altri bambini non lo trovassero così bello come faceva lei.
Così per più di un mese i due bambini si sedevano sotto quell’albero senza scambiarsi nemmeno una parola, quando un giorno Amani raccolse accanto a sé qualcosa.
Giulia era confusa: stava succedendo qualcosa di diverso dal solito. Amani porse due piccole viole alla bambina, e con una voce strana disse:
‘Grazie’
A Giulia batteva il cuore, non le sembrava vero, era riuscita finalmente a farlo parlare.
‘Perché vieni sempre qui e non giochi con gli altri?’ chiese la bambina
Seguì un lungo silenzio.
‘Gli altri mi dicono che sono sporco’ disse Amali alla fine.
‘Sporco?’
‘Sì sporco’ Amani prese delicatamente la mano di Giulia e la mise vicino alla sua
‘Vedi’ disse lui ‘ Siamo diversi tu sei pulita e io sono sporco’
Giulia all’inizio non aveva capito, ma ora che lui le aveva spiegato si sentì molto triste.
‘Anche io quando mi abbronzo al mare divento così, si vede che il sole ti ha scelto come suo preferito per darti tutta la sua energia’
Amani sorrise e quando tornò a casa quel giorno finalmente sua mamma lo vide sorridere per la prima volta da quando aveva iniziato la scuola.
‘E poi cosa succede non me lo dici mai’ brontolò la bambina che ormai aveva smesso di piangere.
‘Prova ad immaginarlo tu’ le dissi io.
Lei mi guardò con quegli occhi verdi che conoscevo bene e che avevo amato dal primo momento.
Le diedi un bacio sulla fronte e le rimboccai le coperte
‘Buonanotte Viola’ dissi spegnendo la luce.

Sveva  Vezzani

 


L'autore

Sveva Vezzani

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