Maurilio Riva
2022 – Destinazione Corno d’Africa
Libribianchi 2010
raffaele taddeo
“Non penso mai a cosa succederà nel futuro. Arriva così presto”. Questa frase di Albert Einstein, citata dal narratore dell’implicante romanzo di Maurilio Riva è alla base del clima narrativo che si respira pagina dopo pagina perché il futuro è presente, il 2022 sembra il 2010, se non per alcune descrizioni di applicazioni tecniche in funzione del risparmio energetico (porta container trascinati da aquiloni; impianti di desalinizzazione che funzionano sfruttando il solare termodinamico).
Nonostante quindi il titolo il testo è di pregnante attualità e si presta a più piani di lettura.
Un primo piano sembra essere quello del fare i conti con la responsabilità italiana di colonialisti nei confronti delle popolazioni del Corno d’Africa. Così che vengono citate azioni di guerra e di sterminio, di uso dei gas tossici da parte degli italiani durante la guerra di occupazione dell’Etiopia nel 1935.
E tuttavia non è un libro “postcoloniale” perché tessuto connettivo della storia non è quello dell’accusa e della rimostranza. I fatti vengono rivissuti solo come memoria storica piuttosto che come disanima di analisi e critica.
Un secondo piano di lettura può essere quello della rivisitazione geografica e dell’analisi del come quella parte della terra d’Africa si sia o stia sviluppando. Descrizione di luoghi geografici, di città, di mezzi di trasporto utilizzabili fanno un substrato narrativo che determina un vero e proprio piano di lettura.
Ma accanto a questo abbiamo la storia del viaggio di tre “meticci”, una storia singolare di due maschi e una donna. Inevitabile che si stabilisca un triangolo solo accennato, che non esplode e che non si risolve totalmente. Ciascuno ha una meta, ma mentre Augusto, nome del protagonista, è da solo, Alain e Meryem, sono già una coppia, alla ricerca di una propria strada di impegno di solidarietà che all’inizio è cementato dal loro rapporto, che poi si sfalda man mano e forse inspiegabilmente anche se la presenza di Augusto altera la loro dinamica di coppia.
L’aver posto come attori principali dei meticci vuole quasi significare il cambiamento che sta avvenendo nell’Europa che porterà quasi sicuramente a un superamento delle diatribe fra autoctoni e immigrati perché l’incontro delle persone porterà a una nuova società ove l’ibridismo sarà il dominante.
Più significativo appare il piano della narrazione che affronta il rapporto fra le diverse generazioni, anzi fra un nonno (nonno Rirì) e il nipote Augusto. Singolare il clima affettuoso che si era stabilito quando Rirì era ancora in vita, ma ancor più singolare è il commercio di valori, di intenti che si hanno anche dopo la morte del nonno.
Già però al momento della visita del nonno morto qualcosa di inconsueto accade: “Sollevò il lenzuolo giusto il necessario, lo guardò solo un attimo e subito gli si mise di fianco, lo abbracciò e pianse a lungo…finché recuperò una calma solo apparente. Si rialzò, si smanacciò il viso con il dorso della mano per togliere i residui di pianto, ricoprì con cura l’amato volto, si volse e uscì.”
Questo rapporto inconsueto è strutturato narrativamente dal compito che il nonno assegna al nipote, che accetta di compiere, un compito dettato dallo scritto che il nonno aveva composto proprio per il nipote perché venisse letto dopo la sua morte: ripercorrere i luoghi che suo padre, bisnonno di Augusto, aveva fatto durante l’occupazione italiana della Etiopia nel lontano 1935.
Il rapporto affettivo fra nipote e nonno è qualcosa di insolito che si iscrive forse nella esperienza delle nuove generazioni, a quanto afferma anche la psicologa Silvia Vegetti Finzi che nel testo Nuovi nonni per nuovi nipoti, afferma che fra nipoti e nonni, oggi, si sta stabilendo un rapporto affettivo nuovo e più intenso, forse anche dovuto alla maggiore stabilità economica dei nonni e alla precarietà non solo economica dei genitori. Ma nella narrazione di Maurilio Riva questo rapporto, che, secondo il parere della psicologa prima citata, quasi naturalmente illanguidisce al momento della adolescenza, rimane stabile ed anzi forse si consolida pur col passare degli anni di Augusto.
Il romanzo dal ritmo narrativo lento forse perché vuole essere un libro di memoria e di scoperta, si struttura su tre narratori: il responsabile del testo, che non è Augusto, perché il discorso narrativo è extradiegetico; il nonno, con le citazioni di parte del libro consegnato ad Augusto ed infine il bisnonno Luca di cui vengono riportate pensieri, comunicazioni posti sul retro di fotografie scattate durante la sua esperienza nel Corno d’Africa.
La triplice presenza di narratori conferisce al romanzo una organizzazione del fatto narrativo simile a quello di una saga costretta, rivissuta, ripercorsa da Augusto e compressa nella sua esperienza, piuttosto che dipanata in una ripartizione temporale dilatata al di là della esperienza del personaggio principale.
I diversi piani di lettura, la stessa struttura organizzativa fanno del testo qualcosa di singolare e meritevole di attenzione.
23-04-2010