Parole dal mondo

Il salmo a due visi – Catherine Boudet

Scritto da Angela Caputo

Il Salmo a due visi – Catherine Boudet

Sono urla
Richiami

Non li sento all’inizio
Mi svuoto

Asciugo qualche goccia di sudore
Sulla sua fronte
Tra i miei denti
Il suo nome

C’è una calura
Spessa


In questa presenza
Si guarda intorno

Fulmini della sua coscienza
Mi attraversano


Non so
Ma so

Le ragioni sono le stesse
Tra lui e me
C’è l’anima universale

È quando bagniamo
I nostri corpi nudi e riposati

Un poeta antichissimo
Morto nei vapori d’alcol


Ci guida


Nell’addormentarsi
Delle foreste brute

Ci afferriamo
Alle nostre parole


Ma il Tutto ci disarma
E ci impone alle stelle

È buio


Tra le montagne
Tagliate col coltello


Di un grande pittore
Zebrato di blu

Parla
Le tue parole mi fanno bene


Molti discorsi adulterati
Ci circondano


Ma tu e io
È il mare liquido e senza sale

È

Per lui
Che si riconoscerà


Un salmo a due visi

Mi reggo interamente
Tra le tue braccia d’azzurro denso


Ciò che mi descrivi
Assume tutta l’ampiezza della marea

Il tuo amore amniotico
Penetra ogni poro
Come le pietre svasate
In mezzo al mare
Fondatore insoddisfatto
Del mondo che mi cancella

Impunturiamo stelle
Su fatti sconosciuti


Prima che il sonno
Sopravvenga come un telo


Prima della risalita

Il tuo amore amniotico
Penetra ogni poro


Come le pietre svasate
In mezzo al mare


Fondatore insoddisfatto
Del mondo che mi cancella

Impunturiamo stelle
Su fatti sconosciuti


Prima che il sonno
Sopravvenga come un telo


Prima della risalita

La terra attende
La terra geme
Tra le sue zanne ardenti
Ci tiene piegati
In un grande intermezzo di cielo

L’attesa planetaria
La livrea degli squali
Penso alla morsa
Nell’ opera degli antichi

In questo sguardo


In quel vento
Nella vertigine che accompagna la strada


La carne ancora presenta
Sui bordi dei sentieri


Un tempio accolto
Tra le sensazioni

La differenza tra loro e io
È che ti penso


Il tuo sguardo di stame
Tra le pieghe del mattino fulvo

                           Mi prendo il rischio 
                               Mi prendo il rischio 

La terra attende
La terra geme
Tra le sue zanne ardenti
Ci tiene piegati
In un grande arcobaleno
L’attesa planetaria
La livrea degli squali
Penso alla morsa
Nell’opera degli antichi

In questo sguardo


In quel vento
Nella vertigine che accompagna la strada


La carne ancora presenta
Sui bordi dei sentieri


Un tempio accolto
Tra le sensazioni


La differenza tra loro e io
È che ti penso

Il tuo sguardo di stame
Tra le pieghe del mattino fulvo

                              Mi prendo il rischio 
                                  Mi prendo il rischio

Abbiamo bisogno di queste radici

I nostri bastioni aerei


Abbiamo bevuto

dalla bocca dell’incendio

Per noi


Ancora fumante
Ciò che resta di più leggero

Quando l’acqua rifluisce
Quando l’acqua trasporta


Noi
A strapiombo sul fiume


E che non resta più nulla
Da guardare

Nulla


Nei dintorni
Di noi

Nel niente –dove
Da un mare estensione viva

Noi
Sugli spigoli degli scogli


Le nostre bocche posate sull’intervallo


Ne siamo ancora consumati

Siamo scesi più in basso

Nelle rapide


Piove un’altra festa


Un’acqua gocciolante
Nelle rapide del corpo in caduta

Ci lamentiamo
In un cielo reciso


Per un canto più rosso
E più ebbro

Attraverso levigature interposte


Viaggiamo attraverso queste parole
Attraverso questi silenzi nascosti

Il risveglio
Su una riva di spiaggia devastata

Ossa levigate dalle sabbie

I frontespizi della tenerezza

Siamo tra le dune


Domandiamo al vento
Che ci cesella
Elitre miracolose

Guarda
È
l’angolo

Due bordi di uno stesso rosso


Ho ricoperto la tua piramide
Ho questa bruciatura di fianco

Natali tentacolari
Buttati per terra

Nei nostri relitti luminosi


I silenzi
Gli oblii

E sempre la notte si lamenta
Alle porte dei castelli di sabbia

La notte pupilla
Sul volto dei gatti fuggitivi

Le lacrime blu che disegna
Tra le nostre dita

Quello spazio
Verso il paese del Niente – dove

È


Per lui che si riconoscerà
Un salmo a due visi

Traduzione di Angela Caputo

 

Le Psaume à deux visages – Catherine Boudet

Ce sont des cris
Des appels


Je ne les entends pas tout d’abord
Je me vide

J’essuie quelques gouttes de sueur
Sur son front
Entre mes dents
Son nom

Il fait une chaleur
Épaisse

Dans cette présence
Il fait le tour

Des éclairs de sa conscience
Me traversent

Je ne sais pas
Mais je sais

Les raisons sont les mêmes
Entre lui et moi
Il y a l’âme universelle

C’est lorsque nous baignons
Nos corps nus et reposés

Un poète très ancien
Mort dans les vapeurs d’alcool

Nous guide

Dans l’endormissement
Des forêts brutes

Nous nous saisissons
De nos mots

Mais le Tout nous désarme
Et nous dicte aux étoiles

Il fait sombre

Entre les montagnes
Découpées au couteau

D’un grand peintre
Zébré de bleu

Parle
Tes mots me font du bien

Beaucoup de discours frelatés
Nous encerclent

Mais toi et moi
C’est la mer liquide et sans sel

C’est

Pour celui
Qui se reconnaîtra

Un psaume à deux visages

Je me tiens tout entière
Entre tes bras d’azur épais

Ce que tu me décris
Prend toute la largeur de la marée

Ton amour amniotique

Pénètre chaque pore

Comme les pierres évasées

Au milieu de la mer

Fondateur inassouvi

Du monde qui m’efface

Nous surpiquons des étoiles
Sur des faits inconnus

Avant que le sommeil
Survienne comme une nappe

Avant la remontée

Ton amour amniotique
Pénètre chaque pore

Comme les pierres évasées
Au milieu de la mer

Fondateur inassouvi
Du monde qui m’efface

Nous surpiquons des étoiles
Sur des faits inconnus

Avant que le sommeil
Survienne comme une nappe

Avant la remontée

Nous surpiquons des étoiles
Sur des faits inconnus

Avant que le sommeil
Survienne comme une nappe

Avant la remontée

La terre attend

La terre gémit

Entre ses crocs ardents

Elle nous tient pénchés

En un grand entre-ciel

L’attente planétaire

La livrée des requins

Je pense à la morsure

Dans l’oeuvre des anciens

Dans ce regard

Dans ce vent-là
Dans le vertige qui accompagne la route

La chair encore présente
Sur les bords des chemins

Un temple retenu
Entre les sensations

La différence entre eux et moi
C’est que je te pense

Ton regard d’étamine
Entre les plis du matin fauve

Je prends le risque
Je prends le risque

Nous avons besoin de ces racines

La terre attend

La terre gémit

Entre ses crocs ardents

Elle nous tient penchés

En un grand arc-en-ciel

L’attente planétaire

La livrée des requins

Je pense à la morsure

Dans l’oeuvre des anciens

Dans ce vent-là
Dans le vertige qui accompagne la route

La chair encore présente
Sur les bords des chemins

Un temple retenu
Entre les sensations

La différence entre eux et moi
C’est que je te pense

Ton regard d’étamine
Entre les plis du matin fauve

Je prends le risque
Je prends le risque

Nous avons besoin de ces racines


Nos remparts aériens

Nous avons bu
À la bouche de l’incendie

Pour nous

Encore fumant
Ce qui reste de plus léger

Quand l’eau reflue
Quand l’eau charrie

Nous
En surplomb de la rivière

Et qu’il ne reste plus rien
À regarder

Rien

Aux abords
De nous

Dans le non-où
D’une mer portée vive

Nous
Aux arêtes des rochers

Nos bouches posées sur l’intervalle


Nous en sommes encore consumés

Nous sommes descendus plus bas


Dans les rapides

Il pleut une autre fête

Une eau ruisselante
Dans les rapides du corps en chute

Nous plaidons
Dans un ciel retranché

Pour un chant plus rouge
Et plus ivre

Par polissures interposées

Nous voyageons par ces mots
Par ces silences couchés

L’éveil
Sur un bord de plage ravagé

Des ossements polis par les sables


Les frontispices du tendre

Nous sommes parmi les dunes

Nous demandons au vent
Qu’il nous cisèle
Des élytres miraculeux

Regarde
C’est
L’angle

Deux bords d’un même rouge

J’ai recouvert ta pyramide
J’ai cette brûlure au côté

Des Noëls tentaculaires
Fichés au sol

Dans nos épaves lumineuses

Les silences
Les oublis

Et toujours la nuit se lamente
Aux portes des châteaux de sable

La nuit prunelle
Sur la face des chats fugitifs

Les larmes bleues qu’elle dessine
Entre nos doigts

Cet espace-là
Vers le pays du Non-où

C’est

Pour celui qui se reconnaîtra
Un psaume à deux visages


L'autore

Angela Caputo

Angela Caputo è nata nel 1985 a Bari. Ha conseguito la laurea triennale in Scienze della Mediazione Linguistica presso la Scuola Superiore per Mediatori Linguistici “Carlo Bo” (Bari) e la laurea specialistica con
lode in Lingue e Culture Europee e Americane presso la Facoltà di Lingue e Letterature Straniere dell’Università degli Studi di Bari “Aldo Moro”. Nel corso dell’ anno accademico 2012/2013, ha frequentato il Master di II livello in Traduzione di Testi Postcoloniali in Lingua inglese presso l’Università degli Studi di Pisa, durante il tirocinio del quale, sotto la guida del Prof. Andrea Sirotti, è stata impegnata nella stesura di saggi critici e di commenti bio-bibliografici per le riviste “Soglie” ed “El Ghibli”. È stata inoltre impegnata nella stesura di un saggio critico per la rivista di poesia comparata “Semicerchio”. Durante l’anno accademico 2014-2015, è risultata vincitrice del corso di tirocinio formativo attivo Tfa II ciclo (corso di abilitazione all’insegnamento per la scuola secondaria di primo e secondo grado) per le classi di concorso Lingua e civiltà straniera inglese e Lingua e civiltà straniera francese presso l’Università degli Studi di Bari
“Aldo Moro” . È attualmente abilitata con la massima votazione per la classe di concorso Lingua e civiltà straniera francese. È docente di ruolo di lingua francese presso l’Istituto Comprensivo “Ilaria Alpi” di Vicopisano (PI).

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