Da italiano e studioso di letteratura oltre che lettore, se non smodato certamente assiduo, ho incominciato ad approfondire gli elementi germinali della narrazione italiana, che hanno fatto poi da esempio a quella europea. Boccaccio viene ritenuto padre della narrazione europea. Le esperienze narrative precedenti, dai fabliaux francesi, agli exempla o alla raccolta del Novellino sono state poi riorganizzate in maniera più corposa in quell’opera che fu il Decameron. In effetti qualche anticipazione del come sia possibile narrare Boccaccio la ricava da Le mille e una notte, ma lui fornisce nel Decameron una sistemazione assolutamente originale ed esemplare. Studi significativi sono stati fatti da Genette, da Barth, che hanno svelato gli elementi strutturali che danno luogo alla organizzazione di una narrazione. La possibilità di suddividere in sequenze un racconto, ad esempio, ci offre la possibilità della sua analisi e della sua comprensione. La narrazione dello scrittore fiorentino è fatta di sequenze che si legano fra di loro secondo un principio di causa-effetto. Quando ci si scosta decisamente dal modello narrativo di Boccaccio si rimane disorientati.
Questa lunga introduzione alla recensione al testo La tua presenza è come una città di Ruska Jorjolianici serve per affermare che la struttura organizzativa di questo romanzo, dopo la prima lettura, frastorna, perché ci si trova davanti ad una sorta di puzzle i cui incastri spesso sfuggono o si scoprono solo più avanti. Alcuni sono così sfumati che sembra non esistano. Ad esempio, come si collocano le lettere dirette a Kira? Sottintendono delle risposte? Quali sono le ragioni di alcune azioni di Viktor?
Esiste un filo conduttore dell’intera narrazione? Lo si scopre man mano. Può essere dato dal vissuto colposo di Victor che ha tradito l’amico svendendolo al regime sovietico e facendolo così condannare e trasferire in Siberia, dove troverà la morte. È tale il rimorso che poco dopo che Dimitri, l’amico, è stato deportato nelle regioni fredde del Nord della Russia, Victor accoglie in casa la moglie e il figlio Kirill proteggendoli come fossero suoi parenti.
Viktor appare un personaggio strano, rispettato dalla comunità in cui vive, ma temuto per le sue stravaganze. È un ingegnere balbuziente, che nessuno però emargina o sottovaluta per questo suo difetto.
È una sorta di eroe non compreso. Esiste quasi un cortocircuito fra Victor e la struttura politico burocratica. Lui vorrebbe essere un fedele sostenitore della Rivoluzione russa, leale e collaboratore. È iscritto al partito comunista russo e ne conserva la tessera. Ma poi si scontra con gli aspetti burocratici, inumani, in persone incapaci di vedere oltre il proprio naso. Victor troverà la morte in un atto di generosa eroicità, nel tentativo di salvare quanti più animali possibili a causa di un’inondazione.
La tragica fine di Kira rimane un mistero. Quali sono state le cause che l’hanno indotto al gesto del suicidio. L’essere stato espulso dall’Università? Ma per quale infrazione? Non essere riuscito ad essere un buon poeta o un poeta confacente col regime e quindi destinato a fallire? Ma suicida era stato anche il nonno di Dimitri, padre di Kira. Che non sia una sorta di tara di famiglia? Un dna che improvvisamente erompe senza che ci si possa opporre?
Infine, le lettere a Kira. Perché scrivere a lui, o fingere di scrivergli, dato non c’è più? Giustificabile la scrittura di lettere di Kira da una ipotetica zona della Siberia per dare l’illusione alla madre Šošanna, della esistenza in vita di suo figlio. Nella narrazione però non ne esiste una, viene solo affermata in un delle pagine finali del romanzo.. Ma non si comprende il contrario. È una sorta di immaginario sodalizio letterario?
Un altro aspetto significativo della struttura narrativa di questo romanzo è la presenza della plurifocalità. Il narratore ora è Sasa, ora è un narratore esterno, ora è uno dei personaggi della narrazione. La plurifocalità è una delle caratteristiche peculiari della Letteratura della migrazione o transculturale, come si suol definire oggi. Questo stratagemma narrativo serve a dare più colore alla narrazione, che altrimenti sarebbe monocorde e piatto.
Il romanzo mostra una sua sostanziale dignità. Parecchi episodi sono ad un passo dalla poesia, ma non riescono ad arrivarci. L’autrice, forse, è tutta presa dall’idea di come strutturare la sua narrazione per riuscire a dare respiro poetico ai suoi brevi e tortuosi episodi narrativi.
Marzo 2021