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Tre racconti

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Questo testo può dirsi la prima raccolta di racconti pubblicati in Italia da Bozidar Stanisic. Sono tre racconti scritti a ridosso della guerra civile Jugoslava. Gli echi se ne risentono perché in tutti e tre i racconti emerge il problema della fuga dal territorio di guerra per non essere coinvolti, per non voler scegliere e rifiutare il fatto che “l’uomo deve appartenere da qualche parte”.  L’appartenenza in questi casi diventa un tradimento alle proprie convinzioni anche se gli altri possono accusare di tradimento di ignavia. La scelta è quella della non appartenenza, che sembra la cosa più facile ma molto spesso è la più drammatica sul piano personale. E’ quello che accede a Boris B., il protagonista del racconto “Sembra tutto O.K.”, che dopo un anno di permanenza in Italia alla fine perde la salute e il suo equilibrio perché qualcuno l’Uomo Nero gli chiede “a chi appartieni, Boris B”.  Il suo equilibrio forse ha potuto forse ritrovarlo cambiando completamente lo spazio, in Australia. Ma anche a Lela, protagonista del secondo racconto Il rapimento il problema della fuoruscita dalla Bosnia senza il suo amato porta a problemi di equilibrio psichico non indifferenti. Il suo Ivan, di cui ha letto su un giornale la notizia della morte, nella immaginazione assume quasi una reincarnazione perché Lela malata lo vede seduto su una sedia e poi convince un sociooperatore a fuggire con lei e il suo Ivan per ritornare a Sarayevo dove ritornerà in sé. L’ultimo racconto I quattro agosti della signora Agostina B. è più complesso dei precedenti per i continui sfasamenti temporali;   ha comunque sempre come  problematica fondamentale quella  delle guerre.
Ma su questo racconto va spesa qualche parole in più sulla forma perché ritengo che sia indice forse di una ricerca di scrittura sperimentale più consona alle continue contraddizioni delle guerre e specialmente di quella della ex Iugoslavia ma tradisce una tensione interna che non riesce a trovare equilibrio.
Dal punto di vista tipografico abbiamo questa triplice scansione: 1) Carattere normale (classificazione microsoft Word); 2)carattere corsivo o italico; 3)parentesi  che quando si presenta racchiude sia il carattere normale che il corsivo. Il carattere normale dovrebbe riguardare l’intreccio, ma perché a volte è all’interno di parentesi? Il carattere corsivo potrebbe essere riguardare le considerazioni interiori del narratore ma perché poi compare è frammisto  al carattere normale? Non penso che Božidar  Stanišić  abbia commesso delle imperfezioni, certamente ha voluto che fosse proprio così ed  allora diventa importante capirne le ragioni. Intanto le frasi tra parentesi sembrano veramente molte, rappresentano quelle porzioni di testo che di solito non si porrebbero per non rendere ridondante il testo, per asciugarlo come si direbbe oggi. In tal modo il narratore vuole far intendere che anche se da considerare superflue sono però importanti ai fini della comprensione del testo stesso, quasi a dire che l’asciugatura di un testo potrebbe a volte tradire il più profondo senso del testo stesso.  Il testo poi presenta una struttura dei tempi che è disarticolata, poco sequenziale. I tempi diventano anarchici, corrono avanti e indietro senza una apparente precisa logica se non quello della memoria, del ricordo. Tale struttura temporale, a volte, genera disorientamento nel lettore che ha bisogno di una bussola per orientarsi. Per queste ragioni ritengo che tutta la forma di questo testo rispecchi lo stato d’animo dello scrittore che sembra ancora tormentato, sembra  ancora traumatizzato da quanto accaduto in Bosnia e non riesce a distanza di anni ancora a capacitarsi a rasserenarsi.

L'autore

Raffaele Taddeo

E’ nato a Molfetta (Bari) l’8 giugno 1941. Laureatosi in Materie Letterarie presso l’Università Cattolica di Milano, città in cui oggi risiede, ha insegnato italiano e storia negli Istituti tecnici fin dal 1978. Dal 1972 al 1978 ha svolto la mansione di “consulente didattico per la costruzione dei Centri scolatici Onnicomprensivi” presso il CISEM (Centro per l’Innovazione Educativa di Milano). Con la citata Istituzione è stato coautore di tre pubblicazioni: Primi lineamenti di progetto per una scuola media secondaria superiore quinquennale (1973), Tappe significative della legislazione sulla sperimentazione sella Scuola Media Superiore (1976), La sperimentazione nella scuola media superiore in Italia:1970/1975. Nell’anno 1984 è stato eletto vicepresidente del Distretto scolastico ’80, carica che manterrà sino al 1990. Verso la metà degli anni ’80, in occasione dell’avvio dei nuovi programmi della scuola elementare, ha coordinato la stesura e la pubblicazione del volumetto una scuola che cambia. Dal 1985 al 1990 è stato Consigliere nel Consiglio di Zona 7 del Comune di Milano. Nel 1991 ha fondato, in collaborazione con alcuni amici del territorio Dergano-Bovisa del comune di Milano, il Centro Culturale Multietnico La Tenda, di cui ad oggi è Presidente. Nel 1994 ha pubblicatp per il CRES insieme a Donatella Calati il quaderno Narrativa Nascente – Tre romanzi della più recente immigrazione. Nel 1999 in collaborazioone con Alberto Ibba ha curato il testo La lingua strappata, edizione Leoncavallo. Nel 2006 è uscito il suo volume Letteratura Nascente – Letteratura italiana della migrazione, autori e poetiche. Nel 2006 con Paolo Cavagna ha curato il libro per ragazzi "Il carro di Pickipò", ediesse edizioni. Nel 2010 ha pubblicato per l’edizione Besa "La ferita di Odisseo – il “ritorno” nella letteratura italiana della migrazione".
In e-book è pubblicato "Anatomia di uno scrutinio", Nel 2018 è stato pubblicato il suo romanzo "La strega di Lezzeno", nello stesso anno ha curato con Matteo Andreone l'antologia di racconti "Pubblichiamoli a casa loro". Nel 2019 è stato pubblicato l'altro romanzo "Il terrorista".