Un anno e un giorno
Il romanzo in questione appartiene al genere diaristico.
Modelli precedenti significativi sono ad esempio Le confessioni di
Sant‘Agostino, oppure lo oppure molto
più recentemente I diari di Anna
Frank. Quando ci si pone di fronte a
testi di questo genere avviene quasi immediata la tentazione di confondere ed
assimilare l’autore con il narratore che in ogni testo narrativo sono elementi
completamente distinti. L’autore è una persona in carne ed ossa che si muove,
pensa, agisce, il narratore è invece un qualcosa di staccato dall’autore che è
il responsabile della scrittura, della scelta di fatti ed episodi da porre
sulla carta o su un quaderno o su un file, come potrebbe essere oggi nella
piena era informatica.
Ribadisco questo aspetto perché mi preme sottolineare che nell’operazione di
scrittura che fa, il narratore costruisce un personaggio ideale, che nella
realtà non esiste. A noi sembra di
leggere qualcosa di inerente alla figura dell’autore ed invece leggiamo
qualcosa di inerente ad un personaggio che il narratore ha costruito e che può
essere più o meno fedele alla persona autore.
Il testo Un anno e un giorno non sfugge a questa legge perché i fatti
scelti dal narratore all’interno della totale biografia dell’autore
costruiscono un personaggio con suoi ideali, con suoi specifici punti di vista,
con una visione della realtà leggibile e ben definita che non sapremo mai fino
a che punto siano perfettamente sovrapponibili ai valori, ideali, punti di
vista dell’autore.
Quali sono allora gli aspetti più importanti che emergono dalla lettura di
questo romanzo. A me pare che possano essere così schematicamente individuati:
a) l’organizzazione del sistema scolastico pubblico americano
b) gli elementi più significativi della responsabilità educativa formativa di
un docente
c) atteggiamenti nelle relazioni personali
d) l’incanto per la città New York
Sistema scolastico pubblico americano. Senza entrare
in una storia dei sistemi scolastici certamente si può affermare che spesso,
specialmente quando al potere dei vari governi
nelle varie parti del mondo c’è stata la borghesia illuminata o gruppi ad ispirazione socialista, il sistema
scolastico è stato visto come un volano per una mobilità sociale, necessaria al
conseguimento di una dinamica socioeconomica in evoluzione positiva di uno
Stato. Ma è pure noto come negli USA
chi appena ha un minimo di agio economico invia i figli in scuole private
piuttosto che in scuole pubbliche. Ornella Dallavalle ha fatto un’esperienza in
una scuola pubblica americana a istruzione speciale. Un tipo di scuola ove insegnanti autoctoni
cercano di non porvi piede per varie ragioni, da quelle economiche a quelle
sociali. Eppure la logica vorrebbe che per scuole di questo genere ci fosse
un’attenzione particolare tale da fare in modo che la scuola anche per questi
studenti sia una opportunità per una mobilità sociale. L’esperienza
raccontata dice tutt’altro e lascia
stupiti e perplessi perché non ci si aspetterebbe qualcosa del genere da una
struttura pubblica degli Stati Uniti. Difficile generalizzare e non pensare che
sia solo un caso particolare, eppure sembra di trovarsi di fronte ad una
situazione che può essere generale e che la scuola media superiore ormai nella
coscienza formativa degli americani abbia ben poca importanza perché il tutto
viene demandato alle Università le quali agiscono selettivamente già sul piano
economico per cui la classe media difficilmente riesce ad accedervi.
La responsabilità formativa di un docente. Anni fa svolgevo in una scuola media
superiore un corso di aggiornamento a docenti. Ricordo che in una di quelle
lezioni io posi la domanda di quale fosse la specificità professionale di un
docente. Mi si rispose in vario modo generalmente insistendo che la
preparazione sulla propria materia era l’elemento fondamentale per fare di un
insegnante un bravo docente ed anche che bisognava essere capace di spiegare
bene. Al che opposi l’idea che la preparazione sulla propria
materia era il presupposto, ma ciò non era per nulla sufficiente a fare di una insegnante
un buon docente e che l’elemento di base era che si fosse capaci di dare ad un allievo
gli strumenti perché potesse apprendere.
Quindi non la capacità di ben insegnare, ben spiegare, quanto piuttosto di far
ben apprendere. Non sono fatti simili, ma totalmente diversi perché in un caso
la centralità è ancora sull’insegnante, nel secondo caso la centralità è
sull’allievo e questo fa una grande differenza.
Ebbene in Un anno e un giorno mi è sembrato di scorgere la protagonista
della vicenda che si preoccupava affinché
gli allievi fossero capaci di apprendere
la materia curandosi poco di apparire solo preparata ad essa. Le azioni
messe in campo e descritte vanno da quelle motivazionali, a strategie di
tecniche per l’apprendimento che poi hanno dato i frutti sperati. Vengono
descritte storie di 5 ragazzi come elementi esemplari per affermare il proprio ruolo di docenza.
Appare evidente che la preoccupazione della docente era quella di stare dalla
parte degli allievi piuttosto che far bella figura con i superiori o con i
colleghi.
Le relazioni personali non ne vengono descritte molte, significative invece quelle relative all’innamoramento per una persona, un italiano, un medico ma enigmatico, ma di cui la protagonista si invaghisce. È una storia che fin dall’inizio non sembra aver futuro, eppure viene vissuta nella sua totalità. L’amore, la felicità non sono aspetti che hanno una dimensione temporale diversa dell’hic et nunc. L’adesso e ora sono legati alla precarietà spaziale, cioè al fatto che la propria residenza non ha la caratteristica della durata. Se è così, non ci si può cullare in una programmazione a medio-lungo termine della propria vita, dei propri affetti perché ciascuno in una società a forte dinamica spaziale e lavorativa deve collocare i suoi affetti in una omologia spaziotemporale della propria esistenza. Allora l’unica soluzione è quella della quotidianità non come accondiscendenza ma come possibilità di rivendicazione totale della propria esistenza .
L’incanto per la città di New York: L’America, gli Stati Uniti sono da tempo uno degli aspetti immaginifici più insiti nella coscienza europea e in particolar modo dell’Italia. Canzoni, film dedicati all’America ne sono una testimonianza. Non sfugge a questa regola anche la protagonista del romanzo diaristico Un anno e un giorno. La vitaa New York si rivela difficile, gli stessi americani sono esigenti per la puntualità, normativi e tuttavia questo incanto, questo fascino non scompare. Quando accadono i fatti dell’11 settembre 2001 la protagonista del testo narrativo si sentirà americana a tutti gli effetti, è compartecipe del dolore che sta affliggendo i cittadini di New York. È tale il suo innamoramento con questo paese che poi richiederà anche l’ottenimento della cittadinanza americana.
Il romanzo Un anno e un giorno propone altri sensi e significati oltre quelli sopra enunciati, che sono più intensi. Mi riferisco al fatto che nella protagonista l’attenzione viene rivolta a ragazzi che sono emarginati, sono borderline, cioè tali che se non si investe in loro anche affettivamente il rischio è la loro perdita totale. Non è un caso che in fondo il diario un anno e un giorno è la narrazione incrociata del percorso scolastico di un anno di 5 ragazzi, di diversa età, di diversa origine etnica, di diversa problematica. Non è solo stare dalla loro parte, ma essere solidali con la loro vita, con la loro storia, comprendere che la responsabilità di quello che sono va al di là della loro persona, È da imputare a circostanze, a contesti familiari e proprio per questo sono meno “colpevoli” per le loro arroganze, per le loro stravaganze. Vanno investiti di comprensione e di affetto , unico modo per salvarli.Traspare in ogni pagina del romanzo questa vicinanza, questa attenzione ed anche quando ha dovuto accettare che Jose fosse poi estromesso dal sistema scolastico e potesse aver inizio la sconfitta della sua vita, la protagonista vive l’accaduto quasi con un senso di colpa domandandosi fino a che punto non sia da imputarsi ad una sua leggerezza o troppa ansia.