Ciao mamma, un saluto da Bolzano

Gentiana Minga
Ciao mamma, un saluto da Bolzano
Terra d’ulivi edizioni                                  € 11,00

La poetica di Gentiana Minga è espressa chiaramente nella poesia che possiamo chiamare il suo manifesto e intitolata Per non lasciare nell’oblio.
La preoccupazione umana della poetessa di origine albanese sta nel fatto che tutte le esperienze, tutti i rapporti che gli uomini hanno fra loro e le cose  possono essere dimenticate, possono passare “nell’oblio”. Il contingente è quello che attira l’attenzione di Minga. Potremmo definire la sua poesia come la poetica del contingente. Ed infatti il nucleo generativo poetico nasce sempre da cose banali che non saranno mai fissate dalla storia e che quindi solo la poesia è capace di cogliere e rendere perenne. Importante allora può essere un calzino del macellaio più corto dell’altro o il passo di una donna che procede a testa bassa.
Questa poetica spiega perché spesso poesie presentano strofe che sembrano non essere direttamente connesse con la precedente così che metafore sono disunite e stanno per conto loro forese legate ad altre metafore da legami sottili ed invisibile così come è la realtà che lega le cose, le esperienze con lacci le cui cause e le cui connessioni non sono chiare ma proprio per questo sono più vere e reali.
Se questa è la vena poetica di Gentiana Minga, tuttavia in non poche parti della raccolta emerge in maniera prepotente la memoria il ricordo, ora di spazi e ambienti, ma spesso di persone ed esperienze fatte con loro. Sono i familiari, la mamma, i nonni. Questi elementi ancora una volta dimostrano che poi la poesia per essere autentica ha bisogno del ricordo, della nostalgia che solo la memoria è capace di dare. La nostalgia che spesso si trasforma in malinconia. E’ così in tutta l’ultima sezione della raccolta intitolata La signora di Scutari e delle ortensie. Si tratta di una serie di poesie ove la nonna assume la dimensione di un mito, “Mia nonna amava l’ortensia/ ma in guerra andò vestita da maschio”. Mito che vede questa donna di animo gentile e raffinato ma nel medesimo tempo coraggiosa e tenace così da essere una partigiana. La nipote ha la necessità di costruirsi una reliquia per mantenere intatto e vivo la dimensione di mito costruita attorno a questa nonna: “Tu non lo sai ma mentre morivi/ trovai il modo di nascosto di tagliarti/ un ciuffo dai capelli grigi dietro la nuca”. Anche il nonno partecipa di questa mitizzazione. “Rivedo tutt’ora i due nonni all’arrivo di marzo./Annusano il cielo dal loro cortile,/ accanto al pozzo”.

Non ha bisogno di mitizzare la mamma, ma di ricrearsela accanto, di credere che come lei pensa alla madre anche questa pensi alla figlia. La poetessa vede la mamma attraverso piccoli gesti, quelli della vita comune “racconta fuori, vicino al basilico a voce bassa/ il suo sogno a memoria,…/poi si siederà sulla vecchia sedia al poggiolo/ sul cuscino marocchino, e mangerà un frutto, sperando che lo faccia anch’io”. Con questi elementi ci leghiamo direttamente alla poetica decretata dalla stessa poetessa e messa a fuoco nelle prime righe di questa recensione. Sono le piccole cose, quelle di cui non si farebbe poesia, quelle che non sono importanti perché sono contingenti, possono esserci e non esserci, ma nel momento in cui ci sono è opportuno che rientrino nella dimensione della poesia.

Un terzo aspetto presente in questa silloge riguarda la dimensione sociale che è racchiusa tutta nella sezione Nulla sfugge al mio cuore, straniero ove viene presa in considerazione la situazione di chi muore in mare, di chi deve attraversare il canale della manica, di chi vive come un clochard. I versi non scadono mai nel sentimentalismo ma riproducono scene che pongono delle riflessioni e toccano le tipologie di emarginazioni attuali, dai morti nelle traversate per mare ai morti in guerra. La vita di stenti trova l’attenzione dovuta. Anche il sorriso viene risparmiato da chi  è abbandonato ed emarginato: “Pe vivere a lungo ha sorriso poco,/ ha detto niente, /nessun sussurro ha sussurrato/ ed ha risparmiato tre giorni e tre notti”.

Qualche accenno alla versificazione. L’aspetto tecnico più rilevante sembra essere l’uso degli enjamblemant. Con questo stratagemma costringe il lettore ad una maggiore attenzione.