Il cancello

La prima volta che venni al mondo,
piansi alla lama di luce
e acciaio che, ansimante, mi trafisse.

La pioggia nera accese un fuoco
cheto alla finestra, e io ascoltai
lontananze senza lingua.

Erano gli anni ’50, quando l’Asia
dormiva sotto una pioviggine di ceneri
cadute sin dalla guerra.

La prima volta che dell’eden seppi,
fu, per noi, qualcosa di perduto, o
perdita fu soltanto il nome che gli demmo

Le prime storie nazionali che sentii,
furono le parole d’un padre
che mi donò parole. Fui ciò che paventavo.

Se c’è lassù una grata di perla,
m’appare come ghigliottina
che cauta si sceglie gli amici.

La cruna dell’ago, il varco
stretto, ci raddrizzerebbero
Il suono di pioggia ci farebbe aprire.

(traduzione di Angela D’Ambra)