Intervista 40. Flavia Piccinni

Scuola Sagarana: seminario e master in arrivo
Cultura e Spettacolo : Incontri
del 06/07/2008 di Flavia Piccinni

LUCCA – La Scuola Sagarana torna alla ribalta cittadina, e non solo, con molte novità. Prima fra tutte l’avvio del seminario sulla letteratura italiana contemporanea dall’8 al 10 luglio a Palazzo Ducale. Di questo, scrittori migranti e stanziali, progetti futuri e passati, abbiamo parlato con Julio Monteiro Martins , instancabile ideatore e direttore della Scuola. Il primo appuntamento da non perdere è quindi tra l’ 8 e il 10 luglio , nella Sala Maria Luisa di Palazzo Ducale, dove si terrà l’ottavo Seminario della Sagarana dal titolo “Realtà e prospettive della letteratura contemporanea in lingua italiana“.

La serie di incontri vedranno protagonisti scrittori migranti e stanziali, critici ed esperti dell’argomento che trascorreranno tre giornate insieme per discutere di letteratura e leggere le proprie opere grazie all’associazione Sagarana che ha organizzato questa iniziativa insieme a Porto Franco (Regione Toscana) e alla Provincia di Lucca. Un’ottima occasione per discutere di narrativa e di letteratura, con passione e soprattutto con persone competenti. Non è un caso infatti che il fine degli incontri sia proprio di esplorare un argomento spinoso: che cosa accomuna gli scrittori italiani contemporanei con gli autori migranti “stranieri” che scrivono in Italiano.

Conversando con Julio Monteiro Martins abbiamo cercato di capire di più sulla realtà dello scrittore migrante, sulle novità e sulle prospettive della narrativa italiana e straniera.

Per rompere ogni indugio iniziamo con una domanda diretta, chi è lo scrittore migrante?

È quello che, proveniente dalle più svariate parti del mondo, ha deciso di adottare l’Italiano come sua lingua letteraria e di comporre un’opera (racconti, romanzi, poesia, teatro) in questa lingua di adozione. Oggi le letterature postcoloniali e le letterature migranti formano l’avanguardia della letteratura europea, la sua voce più universale.

Che cosa differenzia uno scrittore “migrante” da uno “stanziale”?

Proprio il fatto che provengono da paesi diversi, lo “stanziale” è nato in Italia e l’Italiano è la sua madrelingua. Il “migrante” è nato in un altro paese e l’Italiano non è la sua madrelingua. Nel mio caso, sono nato in Brasile e la mia madrelingua è il Portoghese, nel caso per esempio di Amara Lakhous, lui è nato in Algeria e la sua madrelingua è l’Arabo, invece Barbara Pumhösel è nata in Austria e la sua linguamadre è il Tedesco, e così via dicendo. Ma oggi sono tutti scrittori italiani.

Posso immaginare cosa possa spingere uno scrittore a lasciare la sua terra d’origine, meno cosa lo porti ad abbandonare la sua lingua e ad abbracciarne una nuova…

Non è tanto difficile da capire. All’inizio sono l’uomo o la donna che si spostano, cambiano paese. Poi, siccome sono anche scrittori, devono scrivere nella lingua del paese in cui approdano per essere compresi dal nuovo pubblico che parla, in questo caso, l’Italiano. Poi, è dovere dello scrittore essere sempre in sintonia col presente, che è il tempo delle emozioni e della realtà, il tempo della vita vissuta, mentre la linguamadre diventa sempre di più la lingua della memoria e della nostalgia. L’adozione dell’Italiano come lingua narrativa spesso è più una circostanza esistenziale che propriamente una scelta razionale.
Che cosa caratterizzerà il ciclo di incontri di quest’ottava edizione del Seminario?

In questa 8° edizione del Seminario della Sagarana il nostro scopo, oltre a fare il bilancio del panorama critico ed editoriale della letteratura migrante nel nostro paese, vogliamo anche avvicinare l’universo degli scrittori migranti a quelli degli scrittori italiani nativi. Si tratta di un’evoluzione naturale all’interno della vita letteraria italiana. Dopo tutto, siamo compagni di viaggio nella lingua, nella Storia, nella società che rispecchiamo, e stranamente per fin troppo tempo ci siamo ignorati: due universi che al contempo s’intersecano e fanno finta di non conoscersi. Era pur ora che si organizzasse un evento per promuovere la comunicazione tra questi due mondi, e la Sagarana per le sue caratteristiche è l’istituzione più adatta a farlo.

Sono tanti gli scrittori italiani contemporanei invitati, altrettanti gli autori migranti “stranieri” che scrivono in italiano e che hanno scelto la nostra lingua per esprimersi. Sembra però che troppo spesso questi due universi siano completamente diversi, che si siano reciprocamente dimenticati.

E invece chissà quante affinità e comunioni di idee, di stili, di visioni di mondo e di progetti letterari avranno! Bisogna ricordare che la condizione di scrittore ci rende già degli stranieri. Siamo tutti migranti, senza eccezione, nello spazio, ma anche nel tempo. Siamo ormai stranieri nei nostri valori, che sono spesso annichiliti da quelli imposti dai media, dalla propaganda ufficiale e dalla pubblicità. La condizione di migrante – non importa dove si è nati – è la condizione per eccellenza dell’uomo postmoderno, una condizione ineluttabile.

Il primo appuntamento è martedì otto luglio e vedrà la partecipazione di Anna Frabetti, curatrice del libro “L’italiano lingua di migrazione” e si continuerà con lo scrittore di origine rumena Mihai Mircea Butcovan. Sembra quasi che le indagini linguistiche della prima e lo stoicismo del secondo possano difficilmente convivere.

Una critica importante e uno scrittore che hanno in comune la visione generosa della società, saranno in grande sintonia. Sono un vecchio amico di entrambi, mi interessa quello che fa la Frabetti per la letteratura migrante italiana alla Sorbonne, dove insegna, e seguo ciò che fa Mihai per restituire orgoglio e dignità ai rumeni che vivono in Italia, tanti grandi lavoratori, spesso ingiustamente diffamati. Sarà un incontro molto bello.

Stesso discorso per mercoledì nove luglio, quando saranno protagonisti la poetessa e critica letteraria Mia Lecomte con la scrittrice di origine slovacca Jarmila Ockayovà, il venezuelano Gregorio Carbonero e l’italiano Giuseppe Lupo.

Mia, oltre a poetessa “ibrida”, di madrelingua francese e italiana (e per questo allo stesso tempo migrante e stanziale, un ponte perfetto tra questi due universi culturali), è un’intellettuale che ha accompagnato da vicino sin dall’inizio questo fenomeno letterario. Jarmila è una grande intellettuale, brillante, con un’impressionante lucidità sulla missione dello scrittore, e lo stesso si può dire di Carbonero, musicista e poeta di grande spessore esistenziale. Lupo invece è un caso straordinario di scrittore migrante interno, dalla Milano dove vive e insegna scrive sulla sua Basilicata natale, l’ambiente mitico dei suoi romanzi, in un modo che ricorda parecchio il realismo magico sudamericano. La cosa stimolante di un incontro come questo è che si apre un palcoscenico affascinante di tendenze e di mondi letterari personali, ognuno un mondo a sé stante, impreziosito nelle discussioni dalle virtù affabulatorie di ciascuno scrittore.

A chiudere però Enrico Palandri. Perché proprio lui?

Palandri è lo scrittore italiano nativo per eccellenza della sua generazione, anche se da parecchi anni vive e insegna a Londra. Il suo primo romanzo, “Boccalone“, è stato l’antesignano di tutta una serie molto riuscita di romanzi che ritraggono il mondo giovanile italiano, come l’opera di Enrico Brizzi, di Jadelin Gangbo, dei cosidetti “cannibali” e dei film di Virzi. Ebbene, sono tutti in un certo modo figli di quel primo “Boccalone“, che ha aperto più di due decenni fa quel inedito orizzonte narrativo.

Qual è il filo conduttore degli incontri? Come sono stati scelti i partecipanti?

Anna Frabetti e io saremo i moderatori, i fili conduttori saranno tre: l’attuale situazione della letteratura in Italia (per tutti gli scrittori), la lettura di brani di opere recenti e inedite degli invitati e quella confluenza di cui parlavo all’inizio tra migranti e non. I partecipanti sono stati scelti soprattutto per il loro merito intrinseco come scrittori e per la loro rappresentatività. Ma devo aggiungere che oltre ai partecipanti ufficiali, diversi altri scrittori vengono a Lucca per partecipare liberamente ai dibattiti, e hanno già confermato la loro presenza Helene Paraskevà, Eva Taylor, Livia Bazu, Davide Bregola e diversi altri. Sarà un incontro veramente straordinario.

Quali sono i progetti futuri della Scuola Sagarana?

La Sagarana, che è anche una Scuola di Scrittura, oggi con sede a Pistoia, promuoverà nelle prime settimane di settembre i corsi full-immersion di Narrativa con me, e di Sceneggiatura con Massimo Talone. A ottobre inizia il nostro corso principale, il Master, che dura fino a Maggio, con dieci materie e professori diversi. Un corso intenso di formazione di futuri scrittori, nel quale ogni allievo è seguito individualmente per sviluppare al massimo le caratteristiche proprie della sua scrittura letteraria.

E quelli di Julio Monteiro Martins?
In un certo senso, i progetti della Sagarana si confondono con i miei, chiaramente. Ma dall’altra parte, c’è la mia vita da scrittore, che è indipendente dalla Sagarana e che ha il suo percorso iniziato più di trent’anni fa, prima con i miei libri brasiliani e le loro traduzioni, e poi con i libri italiani. Qualche mese fa è uscito per la Besa editrice il mio “L’amore scritto“, un vasto panorama di rapporti uomo donna vissuti nel nostro tempo, si tratta sempre di situazioni limiti, l’amore visto da angolature insolite, trasgressive, ma non per questo meno vere. Un libro il cui discorso amoroso si scontra con gli stereotipi più persistenti per poi smontarli. Poi c’è il mio nuovo romanzo, “Vetro di latte“, che dovrà uscire a marzo prossimo. Ma su questo libro preferisco parlarne più in là. Sarà di sicuro una sorpresa per quelli che accompagnano il mio lavoro letterario. E in ultimo, c’è anche la mia vita privata con tutte le sue allettanti promesse, tra cui il mio matrimonio a fine Luglio e la meritata luna di miele in un isola del Mediterraneo!