L’amore scritto – Franco Foschi

Concludendo un libro come questo, il pensiero che immediatamente sale alla ribalta é: ma perché in Italia i libri di racconti sono così poco popolari? Perché gli editori non li vogliono, o ne accettano qualcuno, ogni tanto, solo per rispolverare l’argenteria dimenticata in un cassetto?
Essendo la produzione di questi libri tanto scarsa, e spesso così nascosta, è ovvio pensare che, come si suol dire, il mercato non li vuole, i racconti, perché non li conosce. Nella cultura anglosassone, nei paesi dell’est, il racconto ha una dignità altissima: libri di storie brevi non mancano mai negli scaffali delle novità, e spesso compaiono nelle classifiche, per quanto teleguidate ed edulcorate.
In Italia, mai. Invece rimaniamo nella convinzione che nel nostro strano paese ci siano scrittori eccezionali, nella forma breve. Solo che li conosciamo perché siamo fortunati, perché siamo curiosi, perché abbiamo facilmente accesso alla produzione della cosiddetta piccola editoria… Non saremo mai, noi soldati del minuscolo esercito dei lettori (e scrittori) della piccola editoria, tanti: peccato per quelli che non possono sapere, e perdere tanti piccoli gioielli di lettura, come L’amore scritto del grande scrittore brasiliano Julio Monteiro Martins.
“Frammenti di narrativa e brevi racconti sulle più svariate forme in cui si presenta l’amore” recita il sottotitolo del suo libro. Che raccoglie in effetti un gran numero di racconti (sono infatti 44), alcuni ‘normali’, altri brevi ed altri ancora brevissimi. Ci si inoltra in un gran bosco sia soleggiato che oscuro, leggendo di come uomini e donne si arrovellano in questo tortuoso destino di amare, tra brevi felicità, estemporanee passioni, consolidate fedeltà, improvvise pulsioni. Monteiro Martins sceglie uno stile variegato, coloratissimo, per la sua bisogna: i racconti sono del mondo, dell’Italia, del suo amato Brasile, ma anche di qualsiasi non-luogo esemplare e decisivo per descrivere una passione. Compresi i luoghi della mente, esplorati con un acume che lascia a bocca aperta.
Lo stile dunque, di un’eleganza e bellezza nella semplicità che stupisce in uno scrittore straniero che scrive in italiano, ci porta ad esplorare più forme espressive: dalla osservazione di costume (“Non cercano altri uomini, si lasciano semplicemente trovare. Le ragazze non si vedono come cacciatrici, ma come esche”) a quella più politicizzata (“Siamo passati a chiamare pace l’attesa vigile dello spavento”), alla breve nota di psicologia, spesso raccontata come un piccolo saggio (“A un certo punto dello sviluppo psicologico, spesso subito dopo l’adolescenza, uno scopre la sua profonda, irrimediabile, essenziale solitudine. Siamo stati abbandonati per sempre, e non possiamo nemmeno comunicare l’abbandono a chicchessia. Siamo chiusi all’interno di un guscio d’uovo il cui spessore ignoriamo. Al buio, isolati da tutti, parliamo una lingua segreta, anche a noi stessi, un balbettare patetico peggio del mutismo”). Rilevante è anche il piacere della divagazione e della citazione, qui forse meno presente che nei libri precedenti, e che ricorda i bei romanzi del primo Kundera, soprattutto Il libro del riso e dell’oblio. Il tutto, in maniera del tutto naturale, estremamente funzionale ad appassionarci alla passione.
Sì, perché poi ci sono le storie: strambe, normali, vertiginose, pacate, solidali o di odio, felici o infelici, nostalgiche o irose… Sono tante, le storie, e proprio per questo non tutte possono essere alla stessa altezza (i migliori: l’impressionante Seppuku, o Pomeriggio a casa, dove vengono intrecciate con grande perizia tre storie): ma l’effetto di questa lettura è un effetto, come dire?, un effetto ciliegia, un effetto patatina fritta, un effetto arachide, un effetto insomma che coarta alla lettura, che fa dire ancora una, poi ancora una sola, poi l’ultima e basta, e poi ancora una…
Chi legge comprende che questo è un gran complimento, non è facile trovare un libro che ti lega così a fondo a sé, che ti impone con gli strumenti della fascinazione di non posarlo mai sul comodino, e di combattere il sonno o la stanchezza, o gli impegni… Non perdete dunque la rarità di uno scrittore come Monteiro Martins, che meriterebbe forse più visibili palcoscenici, e grazie comunque all’editore Besa, così attento alla scrittura degli stranieri d’Italia, per avercelo regalato.
Il libro si può ordinare in qualsiasi libreria, l’editore ha una buona distribuzione nazionale. Per saperne di più, www.besaeditrice.it