Recensioni

Alida

T. F. Brhan
Alida
Edizione dell’Arco-Marna     2006

raffaele taddeo

Il romanzo di T. F. Brhan, conosciuto sinora come poeta, va letto sotto molteplici piani. Un primo e significativo riguarda il personaggio principale, la complessità della sua figura; un secondo piano può essere dato dagli spazi che si percorrono; un  terzo dall’intreccio fra religione e credenze precristiane, un ultimo ancora dalle relazioni e dalle differenze sociali.

Alida è un personaggio multiforme che viene proposto in un percorso di crescita e di evoluzione; non sembra però configurarsi come  personaggio di un romanzo di formazione, perché in questo caso generalmente l’esito è l’accettazione da parte del protagonista dei valori espressi e codificati nella comunità d’appartenenza o di scelta.

La protagonista di questo testo narrativo assume prima di tutto un aspetto mitico perché è incompresa, irraggiungibile, ma è anche una figura misteriosa, magica, trasgressiva.

Tutti  la temono, incute rispetto ed è lontana, inafferrabile.  Si colloca ai limiti della sua  appartenenza di genere perché spesso assume forza, tenacia e durezza di uomo fino alla estrema e violenta difesa della sua identità fisica.

Alida è una figura misteriosa. E’ forse posseduta dallo spirito di un uomo morto a seguito dell’ investimento di un camion? Lo è solo apparentemente perché il suo agire è determinato dal desiderio di autonomia ed emancipazione? Sono domande a cui la storia non dà risposte e quindi il personaggio rimane in un’aura di mistero che però lo rende accattivante perché rimanda alla misteriosità che ciascuno riscopre in sé, rimanda ai condizionamenti che ognuno si trascina fin dalla sua nascita.

La storia è inserita all’interno di ambienti plurimi e diversificati. Un ambiente cittadino, come viene dichiarato dal narratore, ambiente che però assume i connotati di un piccolo centro, ove valori e modalità di vita sono legati ancora a tradizioni e superstizioni, ove il passaggio a valori di autonomia e libertà sembra  non ancora essere avvenuto. Un secondo ambiente, quello del porto, che certamente è più dinamico, aperto e,   per le sue caratteristiche,  sovvertitore di norme e costumi.   Chi vive in quest’ambito sfugge ad ogni controllo sociale; la sicurezza, il rispetto non sono garantiti da un ordine organizzato e riconosciuto, ma dalla difesa personale che può anche essere violenta ed eludere la punizione.

E’ in quest’ambiente che Alida trova la pienezza della sua vita, si esprime con tutta libertà e nella ricerca della propria autonomia. Una specie di principe azzurro la riporterà nella città, in una sontuosa dimora e in una vita totalmente diversa.

Si potrebbe trovare nella contrapposizione degli spazi, città-porto-città, (ambiente chiuso o circoscritto – ambiente aperto – ambiente chiuso) il parallelismo del modo d’essere di Alida.

In città Alida è  insicura, incerta, osteggiata anche e specialmente in famiglia. Al porto acquista la sua padronanza e forza. Il ritorno in città crea il terreno fertile per la trasgressione che sembra inspiegabile,  se non connessa alla funzione che assumono gli spazi.

Un’ultima analisi non può tralasciare gli ambienti sociali che appaiono incomunicabili e assolutamente distanti fra di loro. Da una parte   l’elevato ceto alto borghese, dominante, dall’altra quello popolare non ancora operaio. Alida sembra in un primo momento poter realizzare la connessione fra di loro. Ma, alla fine, sarà proprio il comportamento della protagonista che renderà impossibile la comunicazione fra le due classi.

L’atto trasgressivo di Alida, il tradimento nei confronti del marito (il principe azzurro), è spiegabile solo con la sfiducia da parte dell’autore nella possibilità di relazione positiva fra le due classi sociali: sfiducia che fa decidere al narratore di rendere Alida una sposa inspiegabilmente infedele.

29-09-2006

L'autore

Raffaele Taddeo

E’ nato a Molfetta (Bari) l’8 giugno 1941. Laureatosi in Materie Letterarie presso l’Università Cattolica di Milano, città in cui oggi risiede, ha insegnato italiano e storia negli Istituti tecnici fin dal 1978. Dal 1972 al 1978 ha svolto la mansione di “consulente didattico per la costruzione dei Centri scolatici Onnicomprensivi” presso il CISEM (Centro per l’Innovazione Educativa di Milano). Con la citata Istituzione è stato coautore di tre pubblicazioni: Primi lineamenti di progetto per una scuola media secondaria superiore quinquennale (1973), Tappe significative della legislazione sulla sperimentazione sella Scuola Media Superiore (1976), La sperimentazione nella scuola media superiore in Italia:1970/1975. Nell’anno 1984 è stato eletto vicepresidente del Distretto scolastico ’80, carica che manterrà sino al 1990. Verso la metà degli anni ’80, in occasione dell’avvio dei nuovi programmi della scuola elementare, ha coordinato la stesura e la pubblicazione del volumetto una scuola che cambia. Dal 1985 al 1990 è stato Consigliere nel Consiglio di Zona 7 del Comune di Milano. Nel 1991 ha fondato, in collaborazione con alcuni amici del territorio Dergano-Bovisa del comune di Milano, il Centro Culturale Multietnico La Tenda, di cui ad oggi è Presidente. Nel 1994 ha pubblicatp per il CRES insieme a Donatella Calati il quaderno Narrativa Nascente – Tre romanzi della più recente immigrazione. Nel 1999 in collaborazioone con Alberto Ibba ha curato il testo La lingua strappata, edizione Leoncavallo. Nel 2006 è uscito il suo volume Letteratura Nascente – Letteratura italiana della migrazione, autori e poetiche. Nel 2006 con Paolo Cavagna ha curato il libro per ragazzi "Il carro di Pickipò", ediesse edizioni. Nel 2010 ha pubblicato per l’edizione Besa "La ferita di Odisseo – il “ritorno” nella letteratura italiana della migrazione".
In e-book è pubblicato "Anatomia di uno scrutinio", Nel 2018 è stato pubblicato il suo romanzo "La strega di Lezzeno", nello stesso anno ha curato con Matteo Andreone l'antologia di racconti "Pubblichiamoli a casa loro". Nel 2019 è stato pubblicato l'altro romanzo "Il terrorista".