Racconti e poesie

Bambole

Scritto da Monica Dini

Era un negozio moderno, uguale a tanti altri sparsi nel mondo. C’era una renna luminosa all’ingresso.
Tra un Jingle Bells e l’altro la radio a circuito chiuso invitava a regalare certi nuovi giocattoli elettronici, diceva che erano sostanziali per lo sviluppo del bambino.
Alla cassa una biondina di sette otto anni appoggiò la sua bambola sul nastro trasportatore. La madre disse che avrebbe dovuto tenere i capelli legati come faceva la bambola. La cassiera si sforzò di non dimostrare la repulsione che aveva verso il giocattolo e commentò che le bambole realistiche non sono per tutti.
Dietro gli scaffali una commessa sistemava la crema di zucchine adatta dopo i sei mesi. Si sporse per vedere la bambola e si disse che era mostruosa. Una morta con la bocca aperta, i denti bianchi e la lingua ben visibili. L’indice levato come a finire un discorso. Teneva i capelli legati in questo era migliore della bambina. La commessa che sistemava le creme di zucchine poteva guardare senza essere vista, stava dietro un espositore di omogeneizzati di carne di cavallo.
La cassiera disse: «Somiglia tutta a lei signora questa bambola.» La madre rispose che non era un caso, che l’aveva fatto apposta per essere sempre presente nelle giornate di sua figlia. «Queste bambole sono creature terapeutiche,» aggiunse la signora, «io e le mie amiche ne siamo convinte, vengono usate anche per aiutare a superare un lutto, una gravidanza andata male.».
La bambina stringeva tra le labbra una ciocca di capelli e faceva saltellare la bambola morta perché non voleva che piangesse. Era di silicone, non correva rischi. La radio ripeteva Jingle Bells e la storia dei giocattoli educativi, il telefono squillava perché saziato Babbo Natale ora era la volta della Befana, del Carnevale, delle uova di Pasqua. C’erano delle priorità. Trovare la crema di zucca per esempio.
La madre continuò dicendo che alcune bambole sono pensate per le mamme. Prima di andare raccontò del suo gruppo di amiche. Avevano fatto squadra si passavano preziose informazioni sul cambio di pannolino alla bambola, sul tipo migliore di passeggino o sdraietta. Sui vestiti più comodi.
La cassiera disse solo: «Veramente?».
«Sì sì, ma non ci prenda per matte, è uno svago», rispose la signora. «Pensi che la mia è così realistica che ho rischiato che mi spaccassero la macchina perché credevano avessi lasciato un bimbo sul seggiolino sotto al sole. Che gente! Meno male che sono arrivata in tempo.».
La cassiera si piegò a cercare una scatola da riciclare per mettere la spesa della signora. La bambina agitò la mano della bambola e disse in falsetto: «Bau sette!».
La commessa dietro la carne di cavallo aveva finito di sistemare le creme di zucchine, che non sono quelle di zucca. Nella striscia di specchio tra uno scaffale e l’altro vide che aveva il trucco sbaffato e si dette una sistemata. Poi aprì la scatola dei frullati alla frutta, quelli che si bevono al volo togliendo il tappo, e divise i gusti.
Lì vicino una coppia con un figlio di quattro cinque anni si trastullava tra i biscotti da grandi, il marito teneva le mani in tasca, i gomiti divaricati come se le spalle curve gli pesassero sulle braccia. Il bambino toccava tutto e giocava a confondere gli omogeneizzati mettendo cavalli sopra tacchini e vitelli. La madre in completo rosa riempiva il carrello. Il bambino approdò allo scaffale dei frullati con la confezione dei personaggi dei cartoni animati, la commessa lo vide prenderne uno con su la regina ghiacciata.
«Voglio questo!», disse. Nessuno osservò che non si dice voglio.
«Voglio questo, voglio questo con la regina ghiacciata!».
Nell’aria: Jingle Bells e i giocattoli elettronici. Lo squillo del telefono. Lo strillare del bambino.
Il padre dalle mani in tasca e la madre pink si avvicinarono al figlio.
«Ma tesoro, questo è da femmina non vedi?». Disse accorata la madre.
E il padre: «Caro, non preferisci questo con la macchinina rossa? Questo è da maschio.».
«Voglio la regina!».
La commessa metteva sugli scaffali i frullati senza personaggi divisi per gusto, perché ce l’hanno un gusto: mela, pera, arancio e mango. Mirtilli. Sbirciava i genitori sbandati dalla responsabilità che non si domandarono dei gusti del bambino ma lo convinsero a prendere quello con la confezione da maschio perché da femmina era meglio non incentivare.
Da lì a poco un signore con i capelli bianchi schiacciò il naso sul vetro della porta e con le mani si riparò gli occhi per vedere bene dentro. Pensarono che stesse cercando qualcuno. Diventò inquietante alla terza volta e a quel punto la commessa dell’alimentazione uscì dal negozio e disse: «Buongiorno, posso aiutarla?».
Il vecchio fece un gesto con le braccia come per dire: «Dai però!» e rispose: «No!» poi si allontanò parlando a voce alta.
Nel frattempo, una signora protestò alla cassa perché nei reparti non c’era nessuno. «Mi spiace,» disse la commessa, «questa mattina siamo solo in due, arrivo subito.» La signora osservò che non si esce dal negozio se non c’è nessuno a servire e che aveva bisogno di aiuto, doveva scegliere un cucchiaino, quel giorno iniziava lo svezzamento. La commessa pensò di spiegarle dell’ansia per il signore con i capelli bianchi ma lasciò perdere e chiese l’età del bambino. Perché i cucchiaini sono diversi a seconda dell’età.
Mentre la radio suonava Silent Night e raccomandava i giocattoli educativi il telefono squillò, era di nuovo una mamma che cercava la crema di zucca. Si scusò per non aver capito che li aveva già chiamati, «ma sa la sto cercando dappertutto!» Disse.
Quando uscirono per la pausa pranzo videro che la bambina faceva dondolare la bambola spaventosa sull’altalena del parco giochi del negozio. La mamma si alzò dalla panca e tirò su un fagottino che aveva tra le braccia per mostrarlo alle commesse che non si avvicinarono.
«No, va be’!» disse la cassiera e le fece un cenno con la mano.
Nel momento in cui svoltarono l’angolo scorsero il vecchio dai capelli bianchi dentro il cassone del cartone. Stava come a letto: cartoni stretti impilati sotto la testa come un cuscino e un cartone largo come coperta. Recitava qualcosa a voce alta. Fecero finta di niente ma la commessa vide che ciucciava un frullato al gusto di macchinina rossa.
Decisero che avrebbero chiamato i vigili se l’avessero trovato ancora lì al ritorno. Ragionarono sul fatto che magari era un ospite di qualche ricovero che avevano liberato per passare le feste in famiglia.
Magari si è perso si dissero.
Al bar che vendeva le pizzette più buone del mondo cercarono i video delle bambole “rinate”. Trovarono consigli su come affrontare il cambio di stagione: abbigliamento adatto, dieta. Accessori per proteggersi dal gelo durante le ore all’aria aperta. Perché le bambole soffrono il freddo. La commessa comprò una focaccia prosciutto cotto e fontina, nel caso il vecchio fosse ancora dove l’avevano lasciato, ma non c’era.
Il primo cliente del pomeriggio domandò perché le prepagate regalo erano anche verdi.
«Si è maschi o femmine,» disse «a cosa serve il verde? Ora è tutto così!».
La cassiera rispose che il verde si usa in caso non si sappia ancora il sesso del nascituro o per i compleanni dei bimbi più grandi.
Le canzoni di Natale andavano e seguivano i consigli sugli acquisti.
Quando il signore fu uscito la cassiera, mise il cartello: cassa chiusa e con calma accese un bastoncino di Palo Santo, dette alla fiamma qualche secondo per ardere bene poi la spense con un soffio, è così che si fa perché sparga il fumo aromatico che dovrebbe scacciare la “mala energia”.
Purificare il vuoto.

L'autore

Monica Dini

Monica Dini vive e lavora a Camaiore paese della campagna toscana. Ha pubblicato le raccolte di racconti: Sulle Corde a cura della Società Speleologica Italiana (2006), Leggerezze – Besa Editrice (2009), Lezzo – Tralerighe Libri (2015), Angoli Acuti – Tralerighe Libri (2017). Uno dei suoi lavori è presente nella raccolta di racconti HOTell Storie da un tanto all’ora edita da WhiteFly Press. Ha collaborato fino alla fine con la rivista on-line Sagarana diretta dal Prof. Julio Monteiro Martins, è stata più volte ospite della rivista on-line El-Ghibli diretta dal Prof. Pap Khouma, ha collaborato la rivista Prospektiva di Andrea Giannasi. Alcuni suoi racconti sono apparsi su La Macchina Sognante la cui macchinista è la scrittrice Pina Piccolo. Un suo scritto è presente nel primo numero della rivista DieciCento fondata da Carlos Bolaños e Nicola Feo (2017).

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