Guergana Radeva
Preghiera di sangue
Gruppo editoriale Mauro Spagnol, 2021
Il testo di Guergana Radeva può essere definito un classico giallo con un serial killer, tanti lugubri omicidi e forze della polizia che non brillano per la loro sagacia. La caratteristica di questo giallo è data dal contesto biblico-scritturale in cui si consumano queste efferate uccisioni. Sembra che l’assassino persegua una linea tracciata dai testi sacri che gli indicano quando e dove uccidere. La polizia annaspa e deve essere illuminata da una non più giovane donna bulgara. Nel corpo delle forze dell’ordine si sviluppano guerre intestine, i responsabili e gli agenti sono persone indecise, gli interrogatori inutili e insulsi. Il giallo sembra risolversi non perché qualcuno delle forze dell’ordine è riuscito a fare chiarezza, ma per l’intervento di un esterno, anzi di quello che inizialmente era stata una vittima mancata del serial killer. Fin qui la prima parte della vicenda del romanzo-giallo. Ma una seconda parte sovverte completamente l’ordine con cui sembrava essersi risolta la vicenda. Chi doveva essere una vittima è in realtà il serial killer al di là di ogni congettura e ipotesi.
Non mi soffermo sul casus che provoca il rovesciamento della prospettiva, che lascio al lettore interessato, ma alla figura del killer, non tanto sul piano della sua caratteristica psicologica, ma dal suo aspetto fisico.
Ho appena finito di leggere un pamphlet della scrittrice Nadeesha Uyangoda dal titolo emblematico L’unica persona nera nella stanza. Questa autrice mette in evidenza il fatto che molto spesso la neritudine o negritudine sia di per sé un elemento di incarnazione di ogni male possibile. L’essere nero vuol dire essere discriminato, essere relegato a livello di inferiorità. Ebbene in questo giallo l’unica persona nera è proprio il serial killer.
È un caso? Non lo so. Ritengo che in noi bianchi, americani o europei, agisca un’inconscia attitudine al razzismo, retaggio storico di lungo periodo, che ci ha condotto dapprima alla pratica della tratta dei neri, poi a politiche coloniali, e infine a leggi razzistiche che hanno fatto di noi europei, a metà del ventesimo secolo, dei mostri incivili, dimentichi di tutto il retaggio che la civiltà greca e quella rinascimentale avevano lasciato.
Il romanzo-giallo Preghiera di sangue, molto interessante sul piano dell’intreccio, del legame fra azioni delittuose e detti scritturistici, che merita di essere letto e gustato nella sua capacità di distogliere e rilassare la mente, poi alla fine sembra scadere in un bieco e sordido razzismo, non dichiarato, non esplicito, e tuttavia presente. Questo fatto lascia la bocca amara e alla fine si va a rileggere chi sia l’autore e si riscopre che appartiene ad un territorio dell’Europa continentale. Forse ancora una volta, forse molto inconsciamente, si predica la bontà del bianco a scapito del nero.
Dicembre 2021