Se (ai tempi del Ramadan)
Se questo cibo parlasse, direbbe,
identità.
Se i datteri parlassero, canterebbero
la gioia del primo morso.
Se il couscous parlasse, sfoggerebbe
il suo rigoglio di spezie.
Sere di luglio a riunire
gole febbrili di nutrimento.
Sere di luglio a riaprire
sapori dimentichi del giorno.
Se il vuoto da colmare fosse lo stesso, direi,
anch’io.
Se le mani sfiorassero oltre
lo scambio di pane.
Se gli occhi vedessero oltre
il velo di abitudini.
Condividere un pasto è il rifugio sicuro dell’incontro.
Condividere un posto è l’ultima frontiera dell’anima nomade.
Heaven (tratta e rivista da La misura che non si colma di Verusca Costenaro, LunaNera 2013)
To the kebab boy in Padua.
He sees her.
He smiles at her.
He thinks
she is coming
from Heaven.
She is coming
from a blooming dream.
She is hungry now.
He feeds her.
She is coming
from a blooming dream,
and is hiding
her Heaven
in her pocket.
Paradiso
Al ragazzo del kebab di Padova.
Lui la vede.
Le sorride.
Lui pensa
che sia uscita
dal Paradiso.
Lei è uscita
da un sogno in boccio.
Lei ha fame.
Lui la nutre.
Lei è uscita
da un sogno in boccio,
e porta
in tasca,
il suo Paradiso.
The Escapist
Once she was a book
searching for her truth
now she’s a ghost page
hidden in the universe,
she’s a blank.
Un tempo era libro
in cerca di verità
ora è pagina fantasma
nascosta nell’universo,
è il bianco del foglio.
She used to be upside down
now she’s a rising flower
she’s a train on a healing track,
she’s a poem.
Un tempo era stesa a terra
ora è fiore che risale
treno sul binario della ripresa,
lei è poesia.
She used to be stuck in
somebody else’s dream
now she’s back to chaos again,
she’s an escapist,
she’s an explorer.
Un tempo era incastrata
nel sogno di qualche altro
ora è tornata caos,
è quella che fugge,
l’esploratrice.